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L.A. Clippers

Los Angeles Clippers Preview: voglia di titolo

Doc Rivers, Anno II.

I Los Angeles Clippers continuano il loro apprendistato per diventare una squadra da titolo. E i pezzi, piano piano, stanno iniziando a collimare l’uno con l’altro. Il principio della rinascita fu la scelta di Blake Griffin, accompagnata poi dall’arrivo di Chris Paul in quel di LA e, dulcis in fundo, Doc Rivers che decide di sedersi sulla panchina di una delle franchigie NBA più tartassate dalla sfortuna della storia del Gioco. Ora, dopo un anno importante qual è stato quello appena trascorso, i Clippers vogliono di più. E questo è l’aspetto più importante e significativo di quello che è cambiato nella cultura della squadra: sono stati ottenuti risultati ottimi, come il record di vittorie in Regular Season o il titolo divisionale? “Bene, ma noi non ci accontentiamo. Puntiamo al massimo, al titolo“. E questo è quello che ogni singolo giocatore della squadra di Rivers continua a ripetere, in ogni intervista, che sia periodo di playoffs o di Off-Season. Ora che il marasma relativo alla questione Donald Sterling è ufficialmente alle spalle, il nuovo proprietario Steve Ballmer ha portato decisamente nuovo entusiasmo al progetto, contribuendo in maniera significativa a enfatizzare ancora una volta le differenze fra quel che è stato dei Clippers e quel che sarà nel futuro prossimo della franchigia. Perché se da una parte della città la stagione sembra rassegnata a raschiare i bassifondi della Western Conference (Black Mamba permettendo), Paul e soci puntano ai vertici della NBA, per battagliare contro corazzate come i San Antonio Spurs e gli Oklahoma City Thunder. Per giocarsi l’anello.

STAPLES CENTER

 

MERCATO



I Clippers hanno pensato soprattutto a rinforzare la panchina, cambiando per il secondo anno consecutivo il playmaker dietro Chris Paul (dopo Eric Bledsoe infatti, anche Darren Collison ha lasciato LA per dirigersi a Sacramento). E’ arrivato Jordan Farmar dai Lakers; magari non sarà imprevedibile come Collison o Bledsoe, ma garantisce ordine e solidità. Il tempo ci dirà se il suo innesto ha giovato di più dei suoi predecessori all’organizzazione tattica della squadra. Un’altra aggiunta importante è quella di Spencer Hawes che va a rimpolpare il reparto lunghi: l’ex centro di Cleveland, DeAndre Jordan e Griffin si completano l’un l’altro e formano un’ottimo terzetto di big men in grado di resistere alle pressioni avversarie. Giocatori come Cunningham, Douglas-Roberts, Udoh e Ingles allungheranno le rotazioni, e proverranno a contribuire nel loro piccolo ai risultati della squadra. Quel che davvero manca al quintetto di Doc Rivers è però un’ala piccola capace di fare la differenza. Nulla contro Matt Barnes, buon difensore perimetrale, ma c’è bisogno di qualcuno che abbia punti nelle mani (Barnes l’anno scorso ne ha forniti 9 di media a sera) e doti di leadership. In estate si è provata la caccia a Paul Pierce, poi finito a Washington. Doc Rivers ha provato a cercare un altro dei suoi fedelissimi, Ray Allen, ma il due volte campione NBA non ha ancora deciso dove andrà a giocare quello che probabilmente sarà il suo ultimo anno da professionista. I Clippers potrebbero quindi tornare sul mercato e tentare di imbastire qualche trade entro la Dead-Line di febbraio, oppure scommettere forte sul gruppo che si va formandosi e sperare che gli uomini più importanti arrivino in ottime condizioni fisiche quando la palla inizierà a pesare.

ACQUISTI: Jared Cunningham (Sacramento), Chris Douglas-Roberts (Charlotte), Jordan Farmar (LA Lakers), Spencer Hawes (Cleveland), Joe Ingles (Maccabi Tel Aviv), Ekpe Udoh (Milwaukee) and CJ Wilcox (Washington).

CESSIONI: Darren Collison (Sacramento), Jared Dudley (Milwaukee), Danny Granger (Miami), Willie Green (Orlando), Ryan Hollins (Sacramento) and BJ Mullens (Shanxi Zhongyu).

 

QUINTETTO TITOLARE

PAYROLL

 

IL GIOCATORE PIU’ OFFENSIVO

Domanda: quanti sono i giocatori capaci di trasformare la mentalità di una franchigia, restituendole credibilità all’interno del panorama NBA e issandola al vertice delle classifiche? Pochi, al momento. Chris Paul rientra sicuramente in questa elite. E provate a chiedere quale sia il playmaker più difficile da marcare nella Lega. Tutti vi risponderanno con il medesimo nome: CP3. E se non bastasse il parere di chi è costretto a marcarlo per tutta la stagione, potete dare uno sguardo a qualche statistica relativa alla scorsa stagione per capire quanto sia incredibile il modo di orchestrare l’attacco di Paul. Ha la media assist effettiva più alta dell’intera NBA (10.7 a partita, quasi uno in più di Rondo, secondo, fermo a 9.8) e il modo in cui fa vorticare le difese avversarie è da videogioco: 2.2 assist secondari a partita (ovvero passaggi che portano all’assist di un compagno, primo in questa particolare statistica della NBA, davanti a Rubio e Mike Conley fermi a 2.0) e manda al tiro i suoi compagni 19.8 volte a partita (primo a pari merito con Rajon Rondo). La cosa più incredibile è che tutto questo avviene in appena 7.1 minuti di possesso palla (è sesto fra i PM come media minuti di sfera in mano) e con appena 94.3 tocchi (terzo, dietro a Walker e John Wall). Insomma, il rapporto efficenza/possesso è devastante. CP3 è poi molto apprezzato per le sue doti di leader vocale della squadra: parla con i compagni e dà loro fiducia, li incita a prendersi tiri senza paura di sbagliare. Il cambiamento di mentalità di cui sopra. Insomma,  Clippers dipendono da Chris Paul quanto Chris Paul ha bisogno di rimanere integro fino ai playoffs per avere grandi possibilità di vincere il titolo.

IL GIOCATORE PIU’ DIFENSIVO 

Si era accennato in precedenza a quelle che sono le capacità di Matt Barnes di portare solidità nella propria metà campo con un’ottima difesa sugli esterni. E, oltre all’ex giocatore dei Lakers, lo stesso Chris Paul poco sopra è un difensore sopra il par. Ma, se dobbiamo dare il titolo di intimidatore d’area e rim protector, il pensiero non può non andare ai 2.11 centimetri di DeAndre Jordan. Il centro, al suo ultimo anno di contratto con i Clippers, offre ai suoi un’ottima copertura e la sua vertiginosa atleticità gli permette di coprire ben più di un buco difensivo. E’ inoltre il miglior rimbalzista della NBA (13.6 di media) e da quando Doc Rivers è approdato a Los Angeles, è un giocatore che sta migliorando in ogni aspetto del suo gioco, per evitare la dicitura “é buono solo per tirar giù carambole e segnare a due centimetri dal ferro su lob di Chris Paul”. Quest’anno si gioca il contratto, quindi aspettatevi qualche impennata nei numeri di DeAndre.

RIVELAZIONE DELL’ANNO

“Sa solo schiacciare”. “Vive di rendita, grazie agli alley hoop di Chris Paul”. “E’ un flopper”. Diciamoci la verità, quante ne abbiamo sentite su Blake Griffin? Ebbene, il ragazzo che viene dall’Oklahoma si sta dimostrando capace di zittire tutti i suoi haters, porgendo agli occhi dei più scettici quelli che sono stati i suoi costanti miglioramenti in tutti gli aspetti del gioco nel corso della sua avventura NBA. Parliamo di quello che è il suo set offensivo: la schiacciata è sempre stata la specialità di casa. Ma quello che non va sottovalutato di Griffin è la capacità di muoversi senza palla, riuscendo a farsi trovare libero da CP3 per poi spiccare il volo verso il canestro. Un’altra caratteristica da non sottovalutar è la capacità di saper leggere le difese avversarie, quando per esempio palleggia spalle a canestro per attirare verso di sé il marcatore di un esterno e poi passare all’uomo libero. Oltre a questo, l’etica lavorativa di BG32 l’ha portato a migliorare esponenzialmente il suo jumper che ora è a tutti gli effetti un’arma in più del suo arsenale. Capitolo Tiri Liberi: 2012/13 chiuso con il 66% dalla lunetta. L’anno scorso (tirandone molti di più) è arrivato a toccare il 71% di realizzazione. Come se non bastasse, va ricordato come l’anno scorso -quando Chris Paul è stato infortunato per circa un mese- Griffin ha viaggiato a quasi 28 punti di media, con il 55% abbondante dal campo e guidando i suoi nella metà campo offensiva. No, non sa solo schiacciare. E, a 25 anni, ha ancora enormi margini di miglioramento. Quest’anno ci si può aspettare da lui altri passi in avanti che potrebbero consacrarlo nell’elite delle PF della Lega.

MIGLIOR COMPRIMARIO

Jamal Crawford l’anno scorso ha vinto il premio come Sesto Uomo dell’anno, succedendo a JR Smith. E’ la seconda volta per lui in carriera, dopo averlo conquistato in maglia Hawks. Il riconoscimento è stata la testimonianza dell’energia che Crawford porta alla second unit dei Clippers. Tanti punti nelle mani, la capacità di crearsi il tiro dal palleggio e una buona leadership fanno di lui un giocatore molto importante per gli equilibri offensivi della squadra di Doc Rivers. L’anno scorso ha concluso con 18.6 punti e 3.2 assist di media e anche quest’anno, dietro a CP3 e Griffin, sarà lui quello che dovrà contribuire maggiormente a bucare le retine avversarie.

MIGLIOR SCENARIO

Bé, c’è poco da girarci intorno. Il miglior scenario possibile per questi Clippers è vincere il titolo. Difficile, ma non impossibile. Prima di tutto c’è bisogno che Chris Paul si conservi per bene fino all’arrivo dei playoffs. Già disporre di un CP3 in ottime condizioni sarebbe di buon auspicio per la campagna di post-season. Se Griffin continua a migliorare e il gruppo si scopre coeso, perché no? C’è ancora quel buco nel ruolo di ala piccola da colmare, ma se via trade arrivasse qualcuno… Per ora quel che è sicuro è che nella propria Division sono i favoriti assoluti e perché non provare ad insidiare Oklahoma e San Antonio nella corsa ai primi posti della Western Conference? Ai playoffs il livello sale di colpi e sarà difficile. Ma dopo essere stati eliminati al primo turno due anni fa e alle semifinali l’anno scorso, non è giunto il momento di ambire almeno alle finali di Conference?

PEGGIOR SCENARIO

CP3 è tormentato dai problemi al ginocchio, Griffin balbetta, DeAndre Jordan non dà il giusto apporto alle due fasi. A Ovest la concorrenza è spietata e scivolare giù dalle posizioni migliori è un attimo. Non va dimenticata la tendenza agli infortuni della squadra: il sopracitato Paul, oltre a elementi come JJ Reddick che l’anno scorso si è fratturato una mano.Il rischio è di incespicare in Regular Season e trovare un accoppiamento difficile (se non proibitivo) già al primo turno e rischiare immediatamente l’eliminazione.

PREVISIONE

Sicuramente sarà una stagione ad alto livello per i Clippers. Che poi si concluda con la vittoria del titolo, non ne sono così sicuro. Manca ancora qualcosa al roster, ma attenzione al lavoro di un gruppo che sta continuando a crescere. Realisticamente parlando, in Regular Season si potrebbe provare a migliorare sensibilmente il record dello scorso anno, magari finendo con un 59-23 e poi arrivare ai playoffs e sfruttare a pieno tutti i miglioramenti che in quel di Los Angeles sperano di compiere nel corso di quest’annata.

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