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ESCLUSIVA: Intervista a Marco Belinelli, protagonista del Foot Locker three-point contest

Circonvallazione di Milano, venerdì, ore 18.00. Sulla strada per arrivare alla palestra di via Gallura, dove si sta svolgendo il three point contest organizzato da Foot Locker, si è formata una coda quasi kilometrica che scorre a singhiozzo e fa presumere un ritardo. Per allentare i nervi al guidatore designato, amico nonché fotografo, ripasso con lui la scaletta di domande che faremo all’ospite d’onore dell’evento: Marco Belinelli, neo campione NBA con i San Antonio Spurs e maestro nella specialità del tiro pesante.

Per giungere a destinazione impieghiamo mezz’ora, che nell’inferno urbano, tra gas di scarico e clacson, sembra un’infinità. Conosciamo benissimo quella tensostruttura, il centro sportivo Forza e Coraggio è dove si allena l’Urania, nota società sportiva milanese che ha una squadra in DNB. Sul parquet, arrivati alla palestra, sono seduti gli iscritti al contest che attendono il loro turno per dare fuoco alle retine. O almeno provarci.

Il regolamento ricalca quello NBA: 5 spot( angolo-ala-punta-ala-angolo), 5 palloni per ogni carrello( di cui una moneyball che vale 2 punti anziché 1) e 60 secondi a disposizione per tirare. Mentre ci avvisano che il Beli sta arrivando, anche gli ultimi partecipanti concludono la prova e viene proclamato il vincitore del Foot Locker Three-Point Contest: Alessio Meroni, che avrà l’opportunità di volare a Madrid il 14 settembre per la finalissima europea e sfidare i migliori tiratori provenienti da tutti i paesi del vecchio continente.

Ci si interroga sull’acustica della palestra, non ottimale per  un’intervista.  Ad annunciare l’arrivo del Beli è lo strascico di applausi del pubblico in tribuna che inonda la palestra e cancella ogni dubbio tecnico. Dopo qualche foto di rito, il Beli viene inghiottito nell’area stampa. Possiamo finalmente attaccare con le domande:

“Una domanda sul Larry O Brien Trophy: te l’hanno dato per uso personale, cosa ne hai fatto?”

“Io l’ho visto per la prima volta dopo aver vinto il titolo stamattina. San Antonio me l’ha mandato con una persona dell’organizzazione e fino a domenica ce l’ho con me, sono contento di averlo portato qui e di poterlo far vedere ai miei tifosi. Ho già detto sui social network che mi dispiace di non essere riuscito a portarlo a San Giovanni in Persiceto, la mia città. Per questioni di tempistiche non sono riuscito a farlo tra oggi, domani e domenica. Ogni volta che lo vedo è sempre bello, e cresce il desiderio di vincerne un altro”

“Hai fatto la tua migliore stagione in percentuale da tre, quanto è merito individuale e quanto del sistema Spurs?”

“Tutte e due, ovviamente l’allenamento ha aiutato molto. Allenarmi e giocare in un sistema come quello di San Antonio è più facile, anche se alla fine bisogna sempre metterla dentro. Però le situazioni di gioco in cui noi giochiamo bene di squadra, in cui serve il passaggio pronto per creare un tiro aperto, hanno inciso tanto anche sulle percentuali.”

In estate abbiamo visto che hai guadagnato massa muscolare e lavorato sui movimenti in post, vuoi ampliare il tuo gioco o è una diretta di Popovich che vuole coinvolgerti spalle a canestro?

“Cerco di essere un giocatore completo, non voglio essere etichettato come uno specialista del tiro, ma cerco di lavorare in tante situazioni di gioco, da portare palla a giocare qualche minuto da playmaker a cercare di penetrare,  l’allenamento si basa per lo più su questo, diventare un giocatore versatile.”

 “Quanti kg hai preso durante l’estate?”

“Ho messo su 4 kg di muscoli,  però quest’anno quando sono stato a Miami sono state due settimane in cui il lavoro principale era quello fisico, cioè della parte superiore del corpo, abbiamo lavorato molto anche sulla velocità di piedi, per migliorare in una fase difensiva, mi alleno ogni estate, non solo durante l’anno per cercare di migliorare in ogni aspetto del mio gioco.”

“Nella tua carriera hai avuto la fortuna di allenarti con grandi coach, da Messina a Popovich passando per Repeja, c’è qualche tratto distintivo che li accomuna?”

“Non penso, ho avuto grandi allenatori, tutti molto competenti ma con caratteri diversi.  Sono tutti allenatori vincenti, se io sono diventato questo giocatore è anche merito loro. Adesso mi sto allenando con Marco Sanguettoli che è stato uno dei miei più grandi allenatori e lo è tutt’ora alle giovanili della Virtus, ora mi sto allenando con lui.”

“Da ospite d’onore del three point contest di foot locker, chi vincerà la gara finale che si terrà a Madrid, potrebbe avere le carte in regola per giocarsi quella nel week end della stelle NBA?”

Non lo so, è una manifestazione diversa, ci sono migliaia di spettatori in tribuna e l’emozione può giocare brutti scherzi.  Poi chi vince gare del genere dimostra grande carattere,  perché sei da solo contro tutto il resto.

“Negli ultimi anni, hai rivisto e corretto la tua meccanica di tiro, che tipo di allenamento hai svolto?”

“E’ merito degli allenatori che ho avuto, in particolare gli assistenti, il lavoro è cominciato nei miei primi anni in NBA. A New Orleans, Chicago, quando il mio tiro era ancora molto istintivo. Ho migliorato l’equilibrio, il mio tiro è sempre stato fuori equilibrio. Cercare di tirare e ricadere nella stessa posizione, finire con il braccio disteso,  sono piccole cose che mi stanno aiutando tanto.”

“Tre qualità indispensabili per un tiratore.”

“Coraggio, intelligenza e sangue freddo.”

“L’anno scorso firmavi tutti i tuoi messaggi con #itsallaboutwinning, quest’anno potresti usare #onemore…”

“Sì, suona bene, perché no? Però bisogna lasciar parlare il campo. Vado via il 25 settembre, iniziamo il training camp fra il 26 e il 27. Un mese di allenamento per poi avere la prima partita il 28, quando ci sarà la cerimonia degli anelli NBA.”

Conclusa l’intervista, il pubblico in fibrillazione sta ancora aspettando una foto o un autografo da Marco. Scorgo qualche ragazzino con la canotta dell’ Urania ormai prossimo all’invasione di campo. Soddisfatti del materiale raccolto, decidiamo di levare le tende prima che questo possa accadere sul serio.

Per la cronaca: mai registrato così pochi rumori di fondo durante un’intervista, acustica perfetta.

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