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playoffs 2014

Duncan guida San Antonio, Spurs sull’1-0

Un’ottima prestazione dell’eterno Tim Duncan ed un quarto quarto da manuale hanno permesso ai San Antonio Spurs di battere i Miami Heat in gara-1 delle NBA Finals, portandosi così avanti 1-0 nella serie. La partita è stata condizionata dal gran caldo, dovuto al malfunzionamento dell’impianto di aerazione dell’AT&T Center, che ha avuto i più deleteri effetti su LeBron James. Nonostante sia stato il top scorer dell’incontro a quota 25, il numero 6 è stato costretto ad abbandonare la contesa coi suoi avanti a causa degli ormai annosi crampi alla gamba. Il punteggio finale è stato 110-95 per i nero-argento.

Nessuna sorpresa in avvio di partita. Tra gli ospiti confermato Rashard Lewis, per i padroni di casa c’è Tony Parker, col rientro di Tiago Splitter nello starting five. Il brasiliano si prenderà cura di Chris Bosh, con TD21 a guardare a vista Lewis oltre l’arco. Spoelstra assegna la sua ala forte alla marcatura di Splitter, mentre tocca a Dwyane Wade fornire copertura sulle triple di Danny Green, mattatore di tante partite 12 mesi or sono. Inoltre, scattano immediati raddoppi in post su Duncan, ogni qualvolta il caraibico ha ricezioni nel pitturato. La partenza degli Spurs non è certo perfetta, come esemplificato dalle 4 perse in 4′, una costante di quello che ci attende nel resto della gara. Miami, oltre ad alcune transizioni da tali situazioni, si affida prevalentemente a conclusioni perimetrali, coi due lunghi che cercano di estendere la difesa avversaria. In difesa gli Heat si affidano ai cambi sistematici sui blocchi, ma soffrono le iniziative di TD nei pressi del ferro. Dopo un bel canestro di Wade, il punteggio al primo timeout è 11-10 per i bi-campioni in carica. La prima scossa alla gara la dà l’ingresso sul parquet di Manu Ginobili. L’argentino si fa subito notare, mettendo a referto due triple con altrettanti recuperi, mandando avanti i suoi. Chalmers commette il secondo fallo, ma Miami confeziona un 6-0 di parziale, interrotto dalla terza bomba di un Ginobili in palla. Dopo il secondo fallo di Kawhi Leonard, San Antonio ha un altra accelerazione, sempre grazie alle iniziative dell’argentino, bravo a pescare i compagni liberi su situazione di p&r. Dopo un buon inizio, sia James che, in generale, tutti gli Heat si raffreddano, un paradosso date le condizioni climatiche proibitive. Gli ospiti sbagliano le ultime 6 conclusioni tentate, concedendo un mini-allungo agli Spurs. Al termine del primo quarto il punteggio è 26-20 per i padroni di casa, grazie ai 9 di Ginobili.

In avvio del secondo periodo, Spoelstra opta per il quintetto lungo con Andersen in campo. Birdman è molto bravo nei blitz sui p&r di Parker, rendendo più ardua la vita al franco-belga. Prima apparizione di Marco Belinelli e, contestualmente, di un italiano alle NBA Finals. Il numero 3 si presenta subito bene con 5 punti in un amen, in un momento della partita segnato dal forte equilibrio. Fa il suo ingresso sul parquet Ray Allen, non proprio ricordato con simpatia da queste parti, sentimento aggravato dalle due prime triple messe a referto. Grazie ad un Wade ispirato e continuamente al ferro, gli ospiti producono un 8-0 che li rimette abbondantemente in carreggiata. I nero-argento non stanno a guardare, rispondendo con un 6-0 frutto di penetrazioni e conclusioni ravvicinate. E’ una sfida molto interessante tra il movimento di palla degli Spurs e le rotazioni difensive degli Heat. Marcato da Diaw, prova a mettersi in partita James, che segna un paio di canestri importanti. Il ritmo è alto, le squadre cercano tiri veloci e la partita è godibile e scorre via con facilità. Duncan continua ad essere infallibile o quasi nei pressi del canestro, He Got Game invece sbaglia alcune triple con metri di spazio. All’intervallo lungo il punteggio è 54-49 per San Antonio, grazie ai 15 di TD. Tra gli ospiti, doppia cifra per James, 13, e Wade, 12.

All’inizio del terzo quarto i padroni di casa cercano di dare uno scossone alla gara, portandosi avanti di 9 punti. Miami però reagisce, con un 8-0 ricuce il primo tentativo di strappo dei Texani. Il tutto, pur continuando a non ricevere nulla da Chalmers, autore del quarto fallo personale. Tuttavia, è il momento migliore della gara per i bi-campioni in carica. In attacco viene cercato continuamente il mis-match con Belinelli, sistematicamente attaccato in post sia da Lewis che da LBJ. Popovich corre ai ripari ed opta per la zona ma non può nulla contro un LeBron particolarmente ispirato. Dopo un rimbalzo d’attacco il numero 6 segna una difficilissima tripla per il vantaggio degli Heat, il primo da molti minuti a questa parte. Le squadre si scambiano canestri per alcuni possessi, con Spoelstra che chiama fuori James per farlo rifiatare e cambiando, quindi, le proprie rotazioni. Ginobili guida la reazione degli Spurs, trovandosi spesso indisturbato al ferro complici alcuni errori di comunicazione della difesa di Miami. Gli ospiti, però, possono usufruire di 6 vitali punti in transizione, tutti ad opera di Allen, compresa una schiacciatona che non si vedeva dai tempi, forse, di Milwaukee. Sono le palle perse il vero tallone d’Achille di San Antonio: in 12 minuti ne vengono buttate via ben 9, non sempre forzate dalla difesa. I Texani riescono a fermare l’emorragia e, dopo un canestro a pochi decimi dalla sirena di Splitter, sono sotto all’ultimo mini-riposo 78-74. Per James sono 10 i punti nel quarto, 23 quelli totali.

Il quarto quarto incomincia come era finito, almeno per Chalmers: in evidente serata no, il playmaker commette il proprio quinto fallo. A tenere in vita gli Spurs sono le ricezioni profonde di Splitter, puntale a farsi trovare libero da Ginobili nel cuore della difesa avversaria. Il brasiliano è autore di 9 punti consecutivi a cavallo dei due periodi, vitali per i padroni di casa per restare a contatto. Gli Heat rispondono da par loro, con un 6-0 propiziato anche da un gioco da 4 di Bosh, col fallo di Duncan. La difesa di San Antonio si affida ai cambi sistematici nella propria metà campo, in attacco però continuano ad arrivare palle perse. Miami non ne approfitta, basandosi su alcuni 1vs1 che non fanno male alla difesa. Il motivo è però presto detto: i crampi che stanno debilitando totalmente James. Il numero 6 è costretto ad uscire e gli Spurs non tardano ad approfittarne. Danny Green, fin qui invisibile, segna le sue prime triple, confezionando in prima persona il parziale di 6-0 che cambia l’inerzia dell’incontro. I nero-argento chiudono l’area, si affidano a contropiedi e tiri veloci per evitare i turnovers e le deflections dei difensori di Miami. LeBron torna precipitosamente sul parquet, segna in entrata per il -2 ma è costretto a fermarsi definitivamente. Portato a spalla fuori dal campo, è spettatore impotente della mareggiata Spurs. Green continua il proprio personalissimo show, i padroni di casa si accorgono dello sbandamento dei propri avversari e tengono premuto l’acceleratore. I tiratori di Popovich ritrovano la mano, mettendo a referto un ottimo 6/6 dalla lunga distanza nel periodo. Per Miami, dall’uscita di LBJ, solo un’estemporanea tripla di Chalmers, nel mezzo dei canestri pesanti degli ospiti. Dopo una banale palla persa, Parker realizza, sempre da fuori, per il +10 con poco più di un minuto da giocare. Wade sbaglia la tripla, il franco-belga con un jumper chiude definitivamente i conti. Per gli ospiti, solo 9 punti in 9 minuti, un’inezia, contro lo straordinario 14/16 nel quarto dei padroni di casa. Il punteggio finale è 110-95 per San Antonio, che si porta sull’1-0 e vince la sesta gara-1 di Finale della propria storia, su altrettante disputate.

21+10 per Duncan, all’ennesima doppia doppia della sua carriera nella postseason, e capace di tirare col 90% dal campo, numeri che non si vedevano alle Finals da Wilt Chamberlain versione 1972. 19+8 per Parker, ancora non del tutto apposto ma sempre produttivo, 16+5+11 per Ginobili, al record in carriera nelle Finali alla voce assist. Doppia cifra per Splitter con 14 e Green con 13, per Diaw 10 rimbalzi.

25+6 per James, con la magrissima consolazione del millesimo assist nei Playoffs, a fronte dello 0-8 nelle gare-1 in trasferta. 19 di Wade, in calo nell’ultimo quarto, 18+9 per Bosh, in ombra per larghi tratti. In doppia cifra Allen con 16 e 5 recuperi, cui si aggiunge Lewis a quota 10.

Supremazia Spurs nella percentuale dal campo, 58,8% vs 47,4%, comprensivo anche del 52% da tre contro il 41,4% degli ospiti. Vittoria San Antonio anche nei rimbalzi, 39-29, e nei punti in the paint, 48-36. Da segnalare i canonici 30 assist dei padroni di casa e le ben 38 palle perse complessive.

La partita è girata sull’infortunio di James, non la prima occasione in cui lo si vede soccombere ai crampi in una gara. Da lì in poi è stato un monologo di San Antonio, che ha chiuso sulle marce alte l’incontro e tornando a giocare la pallacanestro degli Spurs. Nella parte centrale dell’incontro gli Heat erano riusciti a mettere il classico bastone tra le ruote ai propri avversari, costringendoli ad un attacco fuori dalle consuete armonie e con tante sloppy plays, non di certo una costante nelle gare casalinghe dei Texani. Molte delle palle perse, inoltre, sono arrivate non per merito della difesa avversaria, regalando punti in contropiede preziosi che, fino all’uscita di LBJ, sembravano aver indirizzato la partita in un certo modo. Senza avere la controprova, potrebbe essere stata un’occasione persa da Miami, considerando anche come erano state le rotazioni difensive sui tiratori sino a metà quarto quarto, molte volte costretti a mettere palla per terra. Da rivedere, per gli Heat, qualche meccanismo sui p&r centrali di Ginobili, che tanto male hanno fatto alla difesa ospite. Vedremo se nel prossimo episodio San Antonio riuscirà ancora ad avere la meglio oppure no. Gara-2 è in programma nella notte italiana tra Domenica e Lunedì.

Alessandro Scuto

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