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Connecticut campione NCAA : 60 – 54 contro Kentucky

Tutto il romanticismo di cui il college basketball è storicamente portatore deflagra fragorosamente in un’apoteosi di gioia e candida eccitazione in quel di Arlington, Texas, davanti a quasi 80,000 spettatori. I ragazzi di Coach Kevin Ollie hanno vinto il titolo NCAA 2014: nessuno li pronosticava campioni, nemmeno i fan più accaniti, le agenzie di scommesse mediamente indicavano una loro possibile vittoria 1 a 100; d’altronde come poteva una squadra reduce da un anno di stop a causa della forzata estromissione per via dei scarsi risultati scolastici dei propri membri ( il classico esser messi dietro la lavagna in punizione in salsa USA-drama ), guidata in panchina da un Coach alla prima vera esperienza nel torneo NCAA, con il fardello dell’ esser successore di un’eminenza grigia del gioco come Calhoun, arrivare a giocarsi la vittoria in un torneo con corazzate armate dei freshmen più sfavillanti degli ultimi 10 anni? Le risposte potrebbero essere in realtà molteplici: la voglia di rivalsa per l’onta subita dell’esclusione dal torneo, la capacità di instillare una determinazione senza pari da parte del proprio, giovane, brillante, allenatore ed una stella che, al di fuori della fanfara creatasi per tutti i vari freshmen star ad inizio stagione, è riuscita a brillare sempre più nell’arco della stagione, non vivendo mai di una luce fine a se stessa ma irradiando il resto della squadra, impregnandola del proprio carisma e trascinandola fino all’inaspettato quanto meritato epilogo, quarto titolo dopo quelli nel 1999, 2004 e 2011.

Gli Huskies si laureano campioni al termine di una partita stupenda, emozionante, che li ha visti al comando per la sua interezza in un vorticoso susseguirsi di emozioni e giocate di qualità che hanno chiuso degnamente un torneo strepitoso: ad affrontarsi per la prima volta in un National Championship vi erano una #7 ( Uconn ) ed una #8 ( Kentucky ) e se da una parte, Connecticut, come più volte sottolineato non era stata pronosticata qui da chicchessia, Kentucky, al contrario, si è rivelata una Cindarella abbastanza anomala, viste le grandi aspettative di cui godeva ad inizio stagione e la comunque scarsa fiducia attribuitagli alle porte della March Madness; a tutto questo è bene aggiungere come seppur dotata di un talento sicuramente maggiore, Kentucky peccasse in realtà d’inesperienza dinnanzi agli Huskies, 3 membri dei quali ( tra questi lo stesso Napier e Giffey ) Senior reduci dal trionfo nel 2011 in quella Connecticut segnata dalle giocate dell’attuale Charlotte Bobcats Kemba Walker.

I fattori decisivi in questa sfida sono stati diversi, a partire dai tiri liberi. come anche lo stesso Calipari ha avuto modo di sottolineare a fine partita: Connecticut ha realizzato 10 liberi su 10, compresi due pesantissimi del non proprio specialista Lasan Kromah a 25 secondi dal termini, mentre i Wildcats ne hanno sì realizzati 13, ma su 24 disponibili, e considerando il deficit di 6 punti con cui hanno terminato l’incontro di sicuro quella dei tiri liberi è una statistica da considerare, al pari però, della difesa messa in atto dai ragazzi di Coach Ollie che ha tagliato fuori dalla partita sin da subito coloro che avevano fin qui trascinato i ‘Cats; Julius Randle, in doppia doppia di media nelle precedenti partite è stato limitato a 10 punti e 6 rimbalzi mentre il “clutcher” delle ultime due partite Aaron Harrison ha chiuso il match mettendo a referto la miseria 7 punti e sbagliando una tripla decisiva che avrebbe potuto dare il primo vantaggio dell’incontro a UK a 8 minuti dal termine, imbavagliato da Napier, che ha ampiamente dimostrato di meritare il titolo di Most Outstanding Player su entrambi i lati del campo. A tenere a galla Kentucky è stato uno stoico Young autore di 20 punti e 7 rimbalzi, oltre che di una schiacciata strepitosa, destinata a rimanere a lungo impressa nella memoria di questa partita e dell’ NCAA tutta, ma che nulla ha potuto contro l’avvio fulminante di Boatright ( 14 punti per lui al termine ) ed il finalmente decisivo Giffey ( 10 punti ) che hanno contribuito a sopperire alle mancanze offensive di giornata della sorpresa di queste ultime giornate DeAndre Daniels, il quale, dopo un’iniziale linea di fondo presa in moto e conclusa diversi centimetri sopra il ferro si è un po’ perso tra falli ed un Randle comunque buono in difesa ( 8 punti e 6 rimbalzi per Daniels ). L’uomo copertina di questo titolo, il buon Shabazz, ha messo su una prestazione mostruosa per intensità ed al tempo stesso lucidità nelle scelte; senza volersi troppo soffermare sulle singole azioni ( vista l’ora e vista la possibilità in giornata di assistere ad eventuali repliche ) basti pensare che in una partita tirata ed a basso punteggio il suo score recita 6 rimbalzi e 22 punti, con percentuali vicine al 50% ed alcuni tiri che in molti ricorderanno negli anni a venire data la distanza siderale e/o il coefficiente di difficoltà da/con cui venivano presi; in giornata riporteremo altro note a margine della partita ma mi sembra doveroso chiosare con il tweet con cui LeBron ha incoronato Napier come miglior Point Guard del prossimo Draft: ” No way u take another PG in the lottery before Napier. ”

Una fantastica nottata di NCAA è passata, come detto epilogo di una stagione meravigliosa e nonostante il torneo sia finito continueremo ovviamente ad accompagnarvi proponendovi diversi rubriche come Road To Draft per meglio conoscere i talenti del prossimo Draft e tenendovi costantemente aggiornati circa news e rumors provenienti dal mondo collegiale oltre che NBA.

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