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Editoriali NBA

I Brooklyn Nets e le ragioni del loro difficile inizio di stagione!

Su un inizio di Regular Season così complicato, costellato da così tanti passi falsi e sconfitte, non ci avrebbe davvero scommesso nessuno. Garnett, Pierce, Terry, Kirilenko, coach Kidd. E con loro più di 80 milioni di tassa di lusso, tanto per non farci mancare niente. Ai nastri di partenza sembrava proprio essere la stagione dei Brooklyn Nets.

Difatti, dopo la turbolenta e ricca estate passata a razziare i Celtics (e non solo), la franchigia del magnate russo Mikhail Prokhorov era tra le favorite non solo per un posto ai PO ad Est, ma anche come contender per il titolo. I presupposti c’erano (e in teoria ci sono ancora) tutti. A legger la classifica però (e soprattutto il 5-14 di record), qualcosa sembra essere andato per il verso sbagliato. Proviamo ad analizzare alcune delle ragioni che hanno portato a questa claudicante partenza.

In primo luogo (e non perché si vogliano cercare a tutti i costi scusanti) ci sono gli infortuni. Tanti, troppi, continui. Il tutto in un roster che necessita di tempo per conoscersi, per trovare la chimica giusta, per stabilire i ruoli in campo e fuori. Non a caso quelli che stanno facendo meno peggio sono Brook Lopez e Joe Johnson, capisaldi della passata stagione, unici terminali offensivi affidabili in una squadra che stenta a trovare una quadratura.

L’immagine sopra riportata ci permette di fare un po’ chiarezza. Quello che più spicca sono le “assenze” di giocatori chiave come Deron Williams (costretto ai box già in 10 occasioni) e Kirilenko, il quale sostanzialmente non ha ancora iniziato la sua stagione in maglia Nets. Altri dati indice delle difficoltà attraversate dalla squadra di Kidd sono la pessima percentuale al tiro di Pierce e la scarsa vena realizzativa di Kevin Garnett (il fatto che i due numeri siano cerchiati in verde “Celtics” è puramente casuale!).

Brooklyn ancora non riesce ad avere una sua identità di gioco, a costruire una base sulla quale poter fare affidamento. Ne è dimostrazione il fatto che il quintetto che ad oggi è stato schierato per il maggior numero di minuti in campo è quello composto da Williams-Johnson-Pierce-Garnett-Lopez, visto sul parquet per poco più 78 minuti. Causa infortuni, coach Kidd è stato costretto a ridisegnare di volta in volta squadre, rotazioni e minutaggi, non riuscendo per ora a venirne a capo.

Ecco, questo il secondo “punto debole” evidenziato in questo primo quarto di Regular Season. L’inesperienza come capo allenatore di Jason Kidd. Troppo complesso l’impegno affidatogli, troppo drastico il cambiamento che è stato costretto a fare (certo, molto ben remunerato), troppo difficile riuscire ad incidere su dei giocatori che fino a 8 mesi fa erano suoi acerrimi rivali sul parquet.

A tutto questo, sul coach della squadra newyorchese, si sono abbattute le polemiche per il cosiddetto Soda Gate (o Coca, fate voi!), che molto ha fatto discutere e che ha portato in dote con sè, oltre ad ingenti danni d’immagine, anche una multa molto salata. Non contento (quasi i problemi e le polemiche non fossero mai abbastanza), ci si sono messe anche le divergenze con Lawrence Frank, allontanato dalla panchina e relegato al meno nobile ruolo di redattore di rapporti sulle squadre avversarie.

Tutte queste complicazioni inattese inevitabilmente si sono ripercosse sulla struttura di gioco, stagnante e priva di idee offensivamente e totalmente assente a difesa del proprio canestro.

Soprattutto le situazioni di “non possesso palla” sono quelle che lasciano maggiori perplessità, come palesato nell’ultima cocente sconfitta subita contro i Knicks. Vediamone alcuni esempi.

Situazione di mezza transizione con Anthony in palleggio e Stoudemire che arriva a rimorchio. Brook Lopez decide (sbagliando) di non accoppiarsi subito con il numero 1 dei Knicks, lasciando spazio alla giocata avversaria.

Difatti a Stoudemire non serve neanche piazzare un blocco, ma basta semplicemente fintare di portarlo e rollare verso canestro per mettere in difficoltà la difesa. Lo spazio che Lopez ha deciso di concedere infatti è tale da permettere a Carmelo Anthony di battere dal palleggio il diretto avversario e pensare al palleggio/arresto/tiro. A poco serve essere ben piegati sulle ginocchia (cerchietto verde) se si è a quella distanza.

Anthony (stranamente per le sue abitudini) non opta per la soluzione personale, ma decide di attaccare il ferro, costringendo a far collassare la difesa su di sé e lasciando una facile direttrice al compagno per andare a canestro.

Inutile e tardivo il tentativo di recupero da parte della difesa, troppo pigra nell’approcciare questa azione difensiva.

Vediamo un’altra situazione in cui è coinvolto il “nostro” Andrea Bargnani.

Felton si appoggia a Martin, uscito fuori dalla linea dei 3 punti per liberare l’area e far giocare in uno contro uno all’interno della stessa un suo compagno. Bargnani ,difatti, sul lato debole porta un blocco cieco per liberare Anthony che sta tagliando per andare a ricevere (freccia rossa).

Alan Anderson però segue il numero 7 dei Knicks, non concedendogli la ricezione. La reazione sulla prima giocata c’è stata, ma la difesa viene presa di sorpresa da un semplice Cross Screen (definizione del blocco “piccolo per lungo”, in questo caso Felton blocca per l’uscita di Bargnani) che libera con estrema facilità il giocatore italiano.

Il tiro costruito anche in questo caso è di pregevole fattura, nonostante il minimo sforzo da parte dell’attacco.

A fronte di questa incapacità cronica di riuscire a mantenere la marcatura, a cambiare su un pick and roll, a tenere una penetrazione, viene naturale pensare alla difesa a zona. I risultati, però, non sempre sono dei migliori. Vediamone un esempio.

Stessa situazione precedente. Martin fronte a canestro con la palla, ma Brook Lopez in questo caso resta dentro l’area a presidiare il proprio ferro, in una zona 2-3.

In realtà, quando Blatche si posiziona, lo schieramento è quello della 3-2 e i Knicks a quel punto ribaltano il lato e decidono di andare spalle a canestro da Anthony. In questa situazione la rotazione in aiuto da parte di Lopez deve essere immediata.

Più che una rotazione però (che in teoria sarebbe quella evidenziata dalle frecce in rosso) quello che si scatena è un “focalizziamo tutti l’attenzione su Carmelo”. 4 giocatori rivolgono la loro attenzione sul numero 7 dei Knicks, Lopez ruota con grande ritardo e i tiratori sul perimetro aspettano indisturbati l’arrivo della sfera.

Quanto Anthony ributta fuori per Felton infatti tutta la difesa (scalata di nuovo alla 2-3) è schiacciata verso il canestro, lasciando troppo spazio alle guardie avversarie.

Scarico per Shumpert nel mezzo angolo, tiro in ritmo, difesa troppo lontana per abbozzare un recupero decente. Per dirla alla Tranquillo maniera, SPLASH! 

Questo per dire che, quando basta un “non” pick and roll in transizione, un cross screen o una palla dentro/fuori per mandare in crisi il tuo assetto difensivo e generare tiri ad alta percentuale, i problemi in realtà sono molto più complessi di un semplice “aspettiamo che tornino gli infortunati”.

L’anno scorso Every Johnson fu esonerato con un record di 14-14. Se fossi in Kidd (non scommettendo sul filotto di 9 vittorie consecutive), nonostante le rassicurazioni della società, starei molto molto “in guardia”.

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