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Gli Spurs asfaltano i Lakers (103-82) e chiudono la serie!

Cappotto doveva essere e cappotto è stato. Anche nel quarto ed ultimo atto della serie non c’è stata partita e San Antonio ha portato a casa una delle più semplici vittorie della sua storia ai Playoff, non essendo mai stata in difficolta nell’arco dei 196 minuti totali di gioco necessari, annientando in questa settimana quel poco dei Lakers che era rimasto. Anche nella notte allo Staples vana e poco convinta è stata l’opposizione fatta dai losangelini, facilmente travolti dal solito esuberante Parker e dalle sue letali penetrazioni.

I gialloviola partono con un quintetto ancora più improvvisato rispetto alla gara di 3 giorni fa, dovendo far fronte anche all’assenza di World Peace e schierando quel Clark così utile in Regular Season, eclissatosi però da quando è iniziata la post season. Basta poco agli Spurs per matare gli avversari e tracciare sin da subito un solco importante, chiudendo il primo tempo avanti di 18 lunghezze e sostanzialmente con la gara già in ghiaccio e l’orecchio a San Francisco per capire chi sarà l’avversaria nel prossimo turno.

Ad inizio terzo quarto la beffa delle beffe: Howard, che sul finire dei primi 12 minuti era andato a contatto con Corey Joseph beccandosi un tecnico, lotta per la posizione sotto le plance con Baynes, il neo acquisto degli Spurs, australiano classe ’86, e, sbracciando più del dovuto, si becca il secondo tecnico e di conseguenza l’espulsione. Dei big4 (o 5 per non far arrabbiare Metta) al crepuscolo di questa sciagurata stagione resta sul parquet soltanto Gasol, unico a cercare di battersi e a mandare segnali che non siano rassegnazione e frustrazione.

Poco dopo il secondo tecnico comminato al lungo dei Lakers, le telecamere di TNT, giustamente poco interessate allo svolgimento di una partita già in pieno garbage time (credo che nell’arco delle ultime 2 partite si sia attentato al record massimo di “tempo spazzatura” all’interno della singola partita), puntano sulla prima fila ed inquadrano uno zoppicante Kobe Bryant che entra accompagnato dall’ovazione del pubblico e dalle stampelle che sostengono la gamba ancora lontana dal definirsi guarita. Il suo viso non nasconde tutta la frustrazione che queste 4 partite hanno generato in tutti i tifosi gialloviola, mista alla rabbia di aver lottato così tanto per parteciparvi, non averlo potuto fare a causa dell’infortunio ed aver assistito alla distruzione più totale.

Altra ed ultima nota significativa di questa partita che sul piano del gioco ha detto davvero poco è stato l’ingresso in campo di TMc, quel Tracy McGrady che da più di un anno non calcava un palcoscenico NBA, che è ritornato ad assaporare per 5 minuti la piacevolezza del campo.

I quintetti sperimentali mandati in campo da D’Antoni sono da mani nei capelli (quindi ve li risparmio, anzi no, uno ve lo scrivo): Morris / Duhon / Goudelock / Hill / Sacre, schierato quando la partita era già finita (ammesso che partita ci sia mai stata).

Alla fine delle ostilità il boxscore recita: 23 punti per Parker con 4 assist, 13 di Leonard e Blair e la solita distribuzione certosina di punti, rimbalzi e responsabilità. Dall’altra parte Gasol chiude con 16 punti e 8 rimbalzi, mentre Goudelock mette a referto 14 punti. 21 palle perse Lakers contro le 8 dei texani, 19 a 4 il conto dei punti in contro piede e mai durante la partita un vantaggio Lakers. Mai. Sinceramente però, questa rilevazione statistica in questa serie, non fa più notizia.

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