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Gli Spurs passeggiano contro i Lakers (89-120), peggior passivo casalingo nella storia gialloviola ai Playoff!

Le premesse di questa gara 3 non lasciano ben sperare per i Lakers, costretti a rinunciare a Blake, Nash e Meeks in un solo colpo, schierando addirittura in quintetto Morris (6 presenza in carriera ai Playoff con 23 punti totali segnati) e Goudelock, MVP in questa stagione, ma di D-League. Dall’altra parte squadra confermatissima, tutti a disposizione per coach Popp che segue un antico ma efficace motto legato al mondo del calcio “squadra che vince non si cambia!”

L’inerzia della partita infatti, anche se giocata in California, non sembra cambiare. Nel primo quarto il dominio è pressoché totale. Duncan è compagni costruiscono un elevatissima quantità di tiri in avvicinamento ad alta percentuale, chiudendo dopo i primi 12 minuti in vantaggio per 30 a 18, facendo segnare la bellezza di 7 giocatori diversi e tirando con il 61% dal campo contro un misero 35% da parte dei losangelini, che si affidano anima e corpo (nel nostro caso punti, rimbalzi e assist) a Gasol e Howard, in grandissima difficoltà nell’arginare lo straripante Duncan di serata.

Ad inizio secondo quarto Popovich decide di schierare le seconde linee, ma quelle vere, senza neanche Ginobili sul parquet, provando a far iniziare un lungo ed inesorabile garbage time. Ed inizialmente i Lakers sembrano non riuscire a replicare neanche al secondo quintetto nero argento, sprofondando sul 48-30. Poi, in chiusura di quarto, la scossa la porta Goudelock (che di certo non ha paura nel prendersi qualche tiro), mette 2 triple in 16 secondi e porta i Lakers sul -11 all’intervallo.

L’inizio del secondo tempo è quello decisivo per generare il prevedibile strappo che era nell’aria già dalla palla a 2. Duncan e Parker orchestrano un quarto di onnipotenza cestistica al tiro, facilitati dall’inconsistenza dell’avversario che si ritrovano a fronteggiare. Quando Howard è costretto a sedersi per il quarto fallo, raggiungendo in panchina Gasol, la partita prende la definitiva deriva. Potrò raccontare ai miei nipoti di essermi svegliato alle 4 di notte per vedere i Lakers giocare una partita di Playoff con il quintetto: Goudelock/Morris/Clark/Jamison/Hill.

D’Antoni ferma la partita, ma gli Spurs sono ormai scappati sull’81-59. Per la gioia di Popovich, che il garbage time abbia inizio (ammesso che ci sia mai stata una partita). I losangelini riescono nell’impresa di mantenere lo svantaggio anche contro Blair, Corey Joseph e De Colo, anzi, subiscono 35 punti nel quarto quarto e perdono di 31, subendo la peggior sconfitta casalinga nella storia dei Playoff della franchigia.

Finisce 120 a 89, con il 21-30 combinato di Duncan e Parker rispettivamente per 26 e 20 punti (unica nota stonata sono le 5 palle perse dal francese). Gli Spurs mandano a bersaglio tutto il roster, chiudono tirando con il 61% abbondante dal campo, stravincendo la battaglia a rimbalzo (49 a 35). Dall’altra parte le cifre diventano pleonastiche (ed in parte anche “ridicole”): 24 punti per Morris e 20 per Goudelock (il -28 di plus/minus rende molto meglio l’idea), 25 per Howard con 11 rimbalzi e tripla doppia per Gasol con 11 punti, 13 rimbalzi (in doppia cifra già ad inizio secondo quarto) e 10 assist.

I Lakers danno sempre più l’impressione di contare i minuti che li separano dalla fine di questa stagione maledetta, mai in partita e tendenzialmente mai all’interno di questa serie il cui raggiungimento è stato così tanto sudato. Sulla sponda texana invece si godono il buon momento di forma (unica nota stonata è il tiro da 3 che in queste prime partite entra a singhiozzo) e i record che allenatore e Big Three stanno asfaltando. 120esima vittoria ai Playoff per la coppia Popovich/Duncan, mai nessuno come loro, staccati Jackson/Bryant fermi a quota 118. 89esima vittoria nella post season per Duncan/Ginobili/Parker, a meno 3 da Bird/McHale/Parish e ancora lontani da Magic/Jabbar/Cooper. Non credo che i 3 però si pongano questo problema, anche perché la stagione è lunga e di partite da vincere ce ne sono tante.

Per i Lakers resta il rammarico di non averci neanche provato, ma in una situazione complicata e di totale emergenza, è oggettivamente difficile biasimarli. Tutto lo Staples ha ripetutamente intonato “We want Phil”. Per D’Antoni il futuro si fa sempre più scuro.

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