- #
- 13
- Nome
- Paul George
- Nazionalità
- Stati Uniti
- Posizione
- AP
- Altezza
- 206 cm
- Peso
- 100 kg
- Squadra corrente
- Clippers
- Compleanno
- 02/05/1990
- Anni
- 34
La storia di Paul George
Early Life & High School
Paul Clifton Anthony George, nato il 2 maggio 1990 da Paul Sr. e Paulette, è l’ennesimo figlio della California capace di raggiungere l’NBA ai nostri giorni, uno dei più prolifici prodotti di una colonia talentuosa, nata e formatasi nelle zone circostanti Los Angeles, laddove il sole riscalda tutto l’anno i ragazzi che passano le loro giornate nei playground.
In casa George lo sport ha sempre avuto un posto prominente all’interno della routine: lo ha avuto per Teiosha e Portala, le sorelle maggiori di Paul, e così è stato anche per il figlio minore della famiglia. Se portala ha preferito la pallavolo, difendendo i colori di San Bernardino State, Teiosha ha sempre preferito il basket, ha giocato a Pepperdine ed è di fatto diventata il primo punto di riferimento sportivo per il giovane Paul: è stata lei a dargli le prime lezioni di fondamentali.
Davanti al teleschermo, invece, per George non faceva grossa differenza quale squadra di Los Angeles fosse in campo: Paul tifava indifferentemente Lakers o Clippers, ma aveva un solo idolo che vestiva la maglia giallo-viola. Le gesta di Kobe Bryant, infatti, hanno enormemente influenzato George, tanto da portarlo a omaggiarlo attraverso la scelta del 24 come numero di maglia.
Al momento di scegliere il liceo, la famiglia George opta per Knight High School e, tempo un anno, Paul viene promosso nel team della varsity, distinguendosi particolarmente per il fatto di essere l’unico non-senior a partire in quintetto. Un anno dopo su di lui si erano posati gli occhi di tantissimi osservatori collegiali: George era già pronto per essere il leader della squadra di coach Tom Hegre.
Nell’estate 2007 gioca con la squadra dei Pump and Run nei tornei AAU, condividendo la squadra con Jrue Holiday e Malcolm Lee, futuri giocatori di UCLA. Dopo un’esperienza formativa di questo livello, George si è presentato al suo senior year innalzando ulteriormente il suo livello: grazie a lui, nominato MVP della competizione, per i Knight arriva la vittoria del Golden League. A fine anno, per lui, arriva il titolo di Antelope Valley Player of the Year 2007-08 e venendo eletto nel miglior quintetto dell’anno secondo il Daily News.
Malgrado il grande interesse generato nell’estate immediatamente precedente, al momento di firmare una lettera di intenti, i più grandi college della zona non formulano una richiesta. Arrivano proposte da San Diego State, SMU e Wyoming ma George sembra propendere per Santa Clara. Coach Hegre, però, gli suggerisce di aspettare: Paul approfitta così dei buoni rapporti della sua famiglia con Pepperdine per seguire circa metà semestre da uditore tra i banchi dell’università già frequentata dalla sorella. Al momento di effettuare una scelta definitiva, però, opta inaspettatamente per Fresno State.
College
Al primo anno sotto la direzione tecnica di coach Steve Cleveland, Paul George è già in quintetto e, già alla seconda gara, si guadagna il titolo di “Player of the Day”, malgrado la sconfitta per 99-85 rimediata contro Saint Mary’s. Nel corso della sua prima annata in maglia Bullogs gioca ben 34.6 minuti a sera, segna 14.3 punti e cattura 6.2 rimbalzi di media ma la squadra va malissimo: chiude con un record complessivo di 13-21 (3-13 nelle gare di Conference) e, dopo aver battuto Hawaii al primo turno del torneo di Conference, perde contro Utah, ritrovandosi così eliminata.
Le sue prestazioni fanno, però, abbastanza rumore da valergli, nell’estate successiva, l’inserimento nella lista dei giocatori più divertenti del college basketball secondo Sports Illustrated: finisce ottavo nella classifica assoluta e primo nella Western Region. Le premesse per un secondo anno migliore del primo ci sono tutte.
Quelle premesse, però, non si materializzano del tutto: il suo rendimento sale fino a 16.8 punti, 7,2 rimbalzi, 3 assist e 2.2 rubate di media ma il record migliora solo fino a un 15-18 complessivo (con un 7-9 nelle gare di WAC che vale in quinto posto nella Conference). In più, il 24 gennaio PG subisce un infortunio che lo porta a restare seduto per quattro gare complessive. Al suo rientro le cose non vanno tanto meglio, tanto che i Bulldogs vengono eliminati al primo turno del torneo di Conference da Louisiana State per 74-66. Malgrado il record negativo della sua squadra, viene eletto nel secondo quintetto All-WAC.
Diventò, dunque, evidente come fosse troppo grande in relazione al suo Ateneo: era il momento di dichiararsi per il Draft NBA.
Carriera NBA
Il Draft 2010 viene universalmente riconosciuto come piuttosto strano: con una buona dose di talento diffuso ma con tante incognite. Anche grazie a questa situazione di generale incertezza, George scala le gerarchie arrivando a essere considerato una pick da lottery e a essere invitato nella Green Room, quella riservata ai più grandi talenti della serata: il suo talento sui due lati del campo, unito a quelle braccia lunghissime e quelle dimensioni fisiche, gli vale la decima chiamata assoluta, quella degli Indiana Pacers.
All’inizio della sua esperienza NBA, George viene principalmente impiegato come agente difensivo sui principali attaccanti delle squadre avversarie: gioca 61 partite (19 delle quali in quintetto) a 7.8 punti e 3.7 rimbalzi di media in 20.7 minuti. Grazie a un record di 37-45 (20-18 da quando a Jim O’Brien subentra Frank Vogel) arriva la qualificazione ai playoff ma gli avversari dei Pacers al primo turno sono i Bulls dell’MVP Rose: la serie finisce con un agevole 4-1, ma George mostra ottimi lampi di talento nelle due metà campo.
Al secondo anno la crescita è fisiologica ma già molto importante: George parte in quintetto in ciascuna delle 66 gare stagionali che si disputano post-lockout e chiude con 29.7 minuti, 12.1 punti, 5.6 rimbalzi, 2.4 assist e 1.6 rubate aiutando i Pacers a migliorare fino a un record complessivo di 42-24: la maggiore esposizione mediatica gli permette di partecipare anche allo Slam Dunk Contest e al rookie game. Ai playoff i Pacers battono agevolmente i Magic per 4-1 e poi incontrano per la prima volta una delle principali nemesi della loro storia recente, i Miami Heat. James e compagni hanno la meglio per 4-2 ma Indiana incendia la serie, dando battaglia ai futuri campioni su ogni possesso: una serie che diventerà un classico negli anni a venire.
Il terzo anno in NBA per George è il definitivo Breakout Year: con 17.4 punti, 7.6 rimbalzi e 4.1 assist a gara, il 24 di Indiana si guadagna il titolo di Most Improved Player, la prima convocazione all’All Star Game, l’inserimento nel secondo quintetto All-Defense e nel terzo team All-NBA e guida i suoi a un’incredibile stagione da 49 vittorie, guadagnandosi anche l’inserimento nel miglior quintetto All Defense. Tutti attendevano il rematch con gli Heat che, puntualmente,si materializza dopo le vittorie su Hawks e Knicks, entrambe per 4-2, ottenute dai ragazzi di coach Vogel. La Finale di Conference con gli Heat è durissima: va a gara 7, ma LeBron e compagni la spuntano di nuovo al termine di una serie epica, guadagnandosi così la terza Finale NBA e il secondo titolo consecutivo.
Malgrado la doppia delusione contro Miami, il 2013-14, per i Pacers si mostra essere una stagione ancora migliore: 56 vittorie, il secondo All-Star Game per un George da 21.7 punti, 6.8 rimbalzi e 3.5 assist e un solo pensiero in mente: sconfiggere gli Heat e guadagnarsi la Finale NBA. Il percorso playoff, però, si mostra più impervio del previsto: cadono prima gli Hawks, ma solo a gara 7, e poi gli Wizards, per 4-2. L’ultimo ostacolo prima della Finale NBA sono di nuovo i Miami Heat. La serie si mostra un po’ meno lunga di quella precedente, ma non per questo meno dura: la vincono di nuovo gli Heat, per 4-2.
L’estate successiva, a seguito di uno scontro con James Harden in vista di una gara di preparazione ai mondiali del 2014, George si è rotto tibia e perone della gamba destra, venendo operato e vedendosi inserire delle viti nella gamba. Dopo l’infortunio sceglie anche di cambiare numero: passa dal 24 al 13, dando vita al soprannome PG13, chiaramente ispirato alla “Parental Guidance 13”, il “bollino” che accompagna la visione di programmi non adatti a un pubblico sotto i 13 anni di età: è una sorta di avvertimento per la lega. Così George vuole dire “tornerò più forte”.
La stagione 2014-15 è stata, quindi, improntata alla riabilitazione per lui che, però, anziché saltare completamente la stagione ha scelto di tornare sul finire della regular season, giocando sei gare a 8.8 punti di media.
Completamente ristabilitosi e voglioso di tornare a incidere sulla lega, George disputa un 2015-16 di elevatissimo livello: torna un All-Star segnando un career high di 23.1 punti di media, 7 rimbalzi e 4 assist, riconducendo i suoi a vincere 45 partite, valide per il ritorno ai playoff dopo un anno di assenza. La corsa in post-season si ferma, però, al primo turno: sono gli emergenti Toronto Raptors a sconfiggerli con un palpitante 4-3.
Ormai il rapporto con Indiana di George è logoro: diventa evidente che con quel nucleo i Pacers non potevano permettere a George di vincere. Sotto la guida del nuovo coach Nate McMillan disputa un 2016-17 con cifre del tutto comparabili a quelle dell’anno appena trascorso, il record peggiora leggermente, scendendo a un totale 42 vittorie, che si traduce in un secco 4-0 contro i Cleveland Cavaliers dell’eterno rivale-amico, LeBron James. Dopo alcune dichiarazioni molto esplicite di George che, per il bene suoi e di Indiana (che avrebbe rischiato di perderlo in free agency), chiede di essere scambiato prima della fine del suo contratto. In estate si consuma, quindi, il divorzio definitivo tra Indiana e il suo leader: lo prendono i Thunder in cambio di Victor Oladipo e Domantas Sabonis, all’interno di uno scambio che si rivelerà fortunatissimo per entrambe le squadre.
La prima annata di PG13 in maglia Thunder non va esattamente per il meglio: i big three composti da lui, Russell Westbrook e Carmelo Anthony non funzionano al meglio, lui tiene una produzione comunque da All-Star ma, dopo una stagione da 48-34, gli Utah Jazz li eliminano a sorpresa per 4-2, scatenando le voci su un probabile addio di George in direzione Los Angeles. Contrariamente alle previsioni, però, George firma immediatamente un rinnovo quadriennale da 135 milioni di dollari, legandosi a lungo termine con la squadra allenata da coach Billy Donovan.
La seconda annata in maglia Thunder si rivela essere la miglior stagione della carriera del prodotto di Fresno State: 28 punti, 8.4 rimbalzi, 4.1 assist e 2.2 rubate, una performance che gli varrà verosimilmente una nomination per il titolo di MVP, oltre che il probabile titolo di difensore dell’anno. Un fastidio alla spalla, però, gli impedisce di rendere al meglio nel finale di stagione e in post-season: i Thunder vengono, così, eliminati per 4-1 dai Portland Trail Blazers. A fine anno, dunque, George è costretto a operarsi, vedendosi anche obbligato a saltare il prossimo training camp per completare la sua riabilitazione.
Durante l’offseason 2019, George ha chiesto la trade ad OKC per unirsi con Kawhi Leonard ai Los Angeles Clippers per l’inizio di una nuova era.
Nazionale
L’esperienza di Paul George con la nazionale statunitense è ammantata da luci e ombre: nell’estate 2014, nel corso di un’amichevole disputata mentre Team USA si preparava a giocare i mondiali, ha subito un devastante infortunio a tibia e perone che ha anche notevolmente influito sulla sua carriera NBA nella stagione successiva.
Nel 2016, però, la squadra statunitense gli ha fornito la possibilità di riprendersi con gli interessi ciò che la sfortuna gli aveva tolto: ha preso parte alla spedizione di Team USA, un’avventura culminata con l’oro e con il giusto riconoscimento per PG13 con la canotta a stelle e strisce.
Titoli e riconoscimenti di Paul George
- NBA All-Rookie Second Team(2011)
- 6 volte NBA All-Star: 2013, 2014, 2016, 2017, 2018, 2019
- NBA Most Improved Player Award(2013)
- NBA All-Defensive Team: 2
First Team: 2014
Second Team: 2013, 2016
- All-NBA Team
Third Team: 2013, 2014, 2016, 2018
Nazionale: Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio 2016
Contratto di Paul George
Paul George ha firmato un contratto di 4 anni / $136,911,936 con gli Oklahoma City Thunder nell’offseason 2018. L’intero accordo è garantito.
Anno | Squadra | Età | Salario |
2018-19 | Oklahoma City Thunder | 28 | $30,560,700 |
2019-20 | Los Angeles Clippers | 29 | $33,005,556 |
2020-21 | Los Angeles Clippers | 30 | $35,450,412 |
2021-22 | Los Angeles Clippers | 31 | $37,895,268* |
2022 | Los Angeles Clippers | 32 | UFA |
*player option
Citazioni su Paul George
“Nient’altro che amore e rispetto per Paul George. E’ stata fantastica la battaglia la scorsa notte fratello. Sono contento di vederti proprio dove meriti di essere.” (LeBron James, dopo una vittoria per 101-97 dei Cleveland Cavaliers sugli Indiana Pacers per del 2015)
NBA
Stagione | Team | G | PPG | APG | RPG | SPG | BPG |
---|---|---|---|---|---|---|---|
2010/2011 | Indiana | 61 | 7.8 | 1.1 | 3.7 | 1.0 | 0.4 |
2011/2012 | Indiana | 66 | 12.1 | 2.4 | 5.6 | 1.6 | 0.6 |
2012/2013 | Indiana | 79 | 17.4 | 4.1 | 7.6 | 1.8 | 0.6 |
2013/2014 | Indiana | 80 | 21.7 | 3.5 | 6.8 | 1.9 | 0.3 |
2014/2015 | Indiana | 6 | 8.8 | 1.0 | 3.7 | 0.8 | 0.2 |
2015/2016 | Indiana | 81 | 23.1 | 4.1 | 7.0 | 1.9 | 0.4 |
2016/2017 | Indiana | 75 | 23.7 | 3.3 | 6.6 | 1.6 | 0.4 |
2017/2018 | Oklahoma City | 79 | 21.9 | 3.3 | 5.7 | 2.0 | 0.5 |
2018/2019 | Oklahoma City | 77 | 28.0 | 4.1 | 8.2 | 2.2 | 0.4 |
2019/2020 | Clippers | 48 | 21.5 | 3.9 | 5.7 | 1.4 | 0.4 |
2020/2021 | Clippers | 54 | 23.3 | 5.2 | 6.6 | 1.1 | 0.4 |
2021/2022 | Clippers | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |