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La fiaba di Adreian Payne e della piccola Lacey

Adrien Payne e Lacey a bordocampo

C’era una volta. Nessuno scenario indeterminato, nessun’inverosimiglianza. C’era una volta. Ecco davanti a noi delinearsi un paesaggio urbano, periferico; classico ghetto, classica scuola dal nome scontato quanto il colore della pelle d’ogni studente. I corridoi della Jefferson High School sono deserti, illuminati solo da due isolati fasci di luce. Il primo trascina ad una finestra, la palestra è gremita, le squadre stanno ultimando la ruota prepartita. Tutti sembrano disinteressati, guardano nervosamente la porta d’ingresso, aspettano qualcuno abbassando cartelloni con un numero, il 33. Poco più avanti un’aula è ancora soffusamente rischiarata da una stanca lampadina.

Un Payne ancora liceale

Il nostro eroe non ha armature, non ha spade; è rannicchiato sopra un banco da più di dieci ore. Il nostro eroe ha sedici anni e fa fatica a leggere. Inizia così questa magica fiaba: con un ragazzone che a più di due metri d’altezza non sa fare un’operazione. Ha problemi cognitivi, ha problemi con la vita. Poco più che tredicenne aveva visto la madre morirgli tra le braccia, in preda ad una crisi asmatica. Il piccolo Adreian Payne non era stato un eroe in quel caso, non aveva trovato l’inalatore, era riuscito a regalare alla madre solo un respiro, l’ultimo.

Prospetto cristallino, dominatore sul parquet. La vita, varcata la porta dello spogliatoio, non ha contorni magici e fatati. Il baratro delle insicurezze è sempre lì, in attesa d’essere invitato a danzare. Adreian vuole giocare, prima di tutto Adreian vuole essere uno studente normale. Sei ore giornaliere extrascolastiche non gli bastano. Studia, si applica, studia, lotta, studia. Partite ed allenatori possono attendere. Calipari lo fa per più di un’ora, dopo essere arrivato in elicottero: la lezione di grammatica inglese è più importante.

Il diploma è la sua doppia doppia liceale fondamentale, tutti i problemi volati via in un istante, con gli spartani ad eliminarli definitivamente. La fiaba è solo all’inizio. L’eroe inizia a combattere vestito di verde, alla corte di Tom Izzo per Michigan State. Poi l’episodio, l’evento, l’incontro con la sua principessa.

Retina tagliata dopo la vittoria della Big Ten

Lacey aspettava da tempo il suo paladino. Lo attendeva sul suo letto d’ospedale, da quando le era stata diagnosticata una forma aggressiva di cancro infantile. Ed ecco spuntare, tra tutti i ragazzi della sua squadra preferita andati a trovarla per darle forza, quel sorriso. Quel sorriso non sforzato, genuino. Quel sorriso che unisce anime, spiriti, cucendoli insieme in un istante.

Adrien e Lacey. Iniziano a scambiarsi messaggi, ad incontrarsi sempre più spesso. Nasce così una simbiosi quasi eterea, riflessa nei più limpidi sentimenti. Colorano quaderni, giornate insieme, fanno battute sulle partite da giocare, pregano fianco a fianco. Lacey è sempre in prima fila al Breslin Center, capace di trasformare la sua dolce innocenza in battiti di mani ed incitamenti per il suo numero 5. Adreian cresce in campo e fuori, va oltre il dolore semplicemente osservando la sua “Princess Lacey” (così è solito chiamarla su Twitter),  diventando rapidamente uno dei migliori 20 dell’intero panorama Ncaa.

C’è oggi. Ad ogni fiaba il suo lieto fine. Adreian sarà il primo Payne a laurearsi. Ha salutato la sua università nella notte dei Senior. Al suo collo Lacey, con un mazzo di rose rosse in mano. È appena uscita da una ricaduta, risvegliata dalla voce del suo eroe e da una zebra pelosa portatale come dono, migliore di qualsiasi gemma preziosa.

 “Non si divideranno mai le nostre strade. Prego Dio perché mi possa dare la forza di continuare con il basket, la possibilità di costruire una carriera da professionista. Il mio legame con Lacey non si appiattirà mai, saremo sempre uniti, è impossibile ringraziarla per tutto quello che mi sta dando.”.

I due durante i festeggiamenti della Seniors’ Night

Ad ascoltare queste parole, commossi, in un angolo del palazzetto, i genitori della principessa di 8 anni. Personaggi marginali, timidi aiutanti dalle tinte dorate appena accennate.

“Adreian è una persona meravigliosa. Prima della laurea gli abbiamo detto che anche nel caso dovessimo perdere un figlio, saremo felici. Perché ne abbiamo già trovato un altro.”.

Ci sarà un domani. Perché questa fiaba sarà sempre chiara, luminosa, splenderà d’un bagliore proprio: come i sorrisi dell’eroe e della principessa, come le anime di Adreian Payne e della piccola Lacey.

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