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Golden State Warriors

Niente da fare per i Jazz, gli Warriors si portano sul 4-0 e chiudono la serie

Non basta una grande prova d’orgoglio ai ragazzi di coach Snyder per ribaltare una serie ormai ai titoli di coda

Dopo un sabato sera all’insegna della nostalgia della California, Klay Thompson risponde finalmente presente con quattro punti nei primissimi minuti di gioco. Nel tentativo di dare il via ad una rimonta che appare ormai impossibile, i Jazz si affidano all’estro di Gordon Hayward, che con la sua tripla risponde a modo suo ai punti di Thompson; tuttavia, le due triple mandate a bersaglio a stretto giro di posta dal maggiore degli Splash Brother, che portano gli ospiti a condurre per 10-3, costringono Quin Snyder a rivedere i suoi piani. Al rientro sul parquet, Draymond Green schiaccia con violenza il pallone del +9, mentre dall’altra parte Mack con una tripla si fa perdonare per un layup fallito in malo modo solo qualche secondo prima. Kevin Durant, autentico mattatore di Gara-2 e Gara-3, si concede un airball per la gioia del pubblico, ma restano troppi gli errori commessi dai Jazz in fase offensiva: quando si tratta di sfruttare le debolezze degli avversari gli Warriors non si lasciano pregare, arrivando ben presto alla doppia cifra di vantaggio con un canestro di Steph Curry, lasciato colpevolmente solo nei pressi del canestro, e due liberi di Thompson.

Dalla lunetta è il turno di Rudy Gobert, ma il beniamino di casa non ha la mano calda degli Splash Brothers e converte solo uno dei due liberi. Nel frattempo, prosegue la serata no dei Jazz al tiro: le conclusioni di Hood e Hayward, al pari delle ultime quattro tentate dai Jazz, non conoscono l’esito sperato, e il solito Curry con tre liberi e Green con una tripla ne approfittano per allungare sul 24-7. Come se non bastasse, Shelvin Mack è costretto ben presto a lasciare il campo in virtù dei tre falli commessi fin qui; a rendere meno amaro il parziale ci pensa Hayward con una conclusione dall’arco, ma la difesa fin troppo fisica dei padroni di casa permette a Draymond Green di concedersi un altro viaggio in lunetta. Il neoentrato Igoudala si fa vedere dalla lunga distanza, mentre dall’altra parte, al di là del buon gioco da tre punti firmato Gobert, nessuno degli uomini di coach Snyder sembra disposto a concedere una tregua ai ferri della Vivint Smart Home Arena. Lo stesso centro francese dà battaglia come al solito sotto il proprio tabellone, ma non può nulla sul tap-in di McGee, che qualche possesso più tardi si unirà al festival del tiro libero di Salt Lake City, e sul canestro di Shaun Livingston. L’ennesimo fallo commesso dalla difesa dei Jazz, stavolta ai danni di Curry, permette agli ospiti di portarsi sul +22 a meno di un minuto dalla fine del primo quarto, vantaggio che verrà ulteriormente ampliato da Javale McGee dopo il canestro fallito da Joe Johnson. Dante Exum tenta di non far rimpiangere Hill e Mack con due punti, ai quali gli Warriors non riescono a rispondere per colpa del cronometro: nessun cruccio, dato che il punteggio di 39-17 in favore degli ospiti lascia ben sperare la truppa di coach Brown.

Il secondo quarto si apre con due errori in rapida successione da parte di David West, a cui rimedia in parte Ian Clark con un bel layup. Dall’altra parte, i Jazz sembrano decisi a sfruttare la presenza sul parquet della second unit avversaria e, guidati da un Ingles improvvisatosi playmaker e finalmente in partita, riescono a scendere sotto i 20 punti di svantaggio. I padroni di casa sembrano aver improvvisamente ritrovato lo smalto perduto, alzando notevolmente l’asticella della loro performance nella metà campo avversaria: Mike Brown non sembra esserne troppo felice e, dopo la schiacciata di Favors a conclusione di una splendida azione corale dei Jazz, decide di richiamare a sé i suoi ragazzi. Il pubblico non gradisce una chiamata arbitrale in favore di Durant, che ad ogni modo non riesce a mandare a bersaglio il suo floater, mentre dall’altra parte Dante Exum sembra avere tutta l’intenzione di portarsi a casa il ferro.

Joe Johnson dalla lunetta alimenta le speranze di rimonta e, dopo un canestro di Exum magistralmente ispirato da Ingles, i Jazz tornano ufficialmente in partita, riducendo il gap con gli avversari a sole dieci lunghezze. Il parziale di 14-0 fatto registrare dai padroni di casa negli ultimi tre minuti viene interrotto da cinque punti di Kevin Durant, che dopo aver lasciato la scena a Curry e Thompson sembra essersi deciso a occuparsi personalmente della questione. Gli sforzi di Gobert nei pressi del tabellone avversario non vengono premiati, a differenza di quelli di Green, che si dimostra ancora una volta mortifero dalla lunga distanza. L’ennesimo fallo commesso dai Jazz porta in eredità due tiri liberi di Durant, seguiti dai canestri di Hood, Curry, Hayward e ancora Durant nel giro di pochissimi secondi: sul canestro in transizione di Steph Curry, che fissa il risultato sul 56-38 per gli ospiti, coach Snyder è costretto a chiamare un altro timeout. La tripla di Exum non trova la via del canestro, ma nel possesso successivo la sua penetrazione al ferro gli consente di viaggiare in lunetta; dall’altra parte, le conclusioni di Pachulia e Curry risultano troppo corte, ma per loro fortuna ci pensa ancora una volta Durant a punire la difesa dei Jazz. Fallo in attacco fischiato ai danni di Pachulia e padroni di casa che ne approfittano per rosicchiare qualche punto agli avversari grazie ad una penetrazione di Hayward e ad una tripla di Ingles, intervallate da un canestro di Thompson. Un errore dello stesso Thompson fa sì che l’altro numero 11, Exum, metta a segno la tripla del -10. Golden State sembra in balia degli avversari, che riescono a limitarne al meglio le capacità offensive. Due liberi di Hayward, ai quali Curry sulla sirena non riesce a rispondere (pur reclamando un fischio che non arriva) fanno calare il sipario sul primo tempo: gli Warriors conducono per 60-52, ma non possono permettersi ulteriori distrazioni di sorta se vogliono chiudere i conti già stasera.

Il fadeaway di Durant dà il via alle ostilità in questa terza frazione, con gli ospiti che si riportano sul +12 anche grazie al canestro di Thompson. Hayward, con la complicità sotto le plance di un ritrovato Gobert, tiene a galla i Jazz, che in seguito al secondo canestro consecutivo del francese si riportano a -8 dagli Warriors. Curry perde banalmente il controllo del pallone e il fallo di McGee ai danni di Mack consente ai padroni di casa di rifarsi seriamente sotto. Dopo una serie di errori da una parte e dall’altra, ci pensa Curry a ricacciare indietro gli avversari eludendo il tentativo di stoppata di Gobert, ma due falli consecutivi fischiati ai danni di Green non possono non preoccupare lo staff tecnico di Golden State in vista degli ultimi decisivi minuti. Il canestro di un Mack in grande spolvero dopo i tanti minuti trascorsi sul pino per un problema di falli lascia ben sperare il pubblico di casa, ma una tripla e un’alley-oop in transizione, entrambi firmati Kevin Durant, portano gli ospiti a condurre per 73-63 e coach Snyder a chiamare il timeout per non gettare alle ortiche quanto di buono fatto vedere dai suoi ragazzi.

Hayward manda a bersaglio solo uno dei due liberi concessi dagli arbitri, ma si fa ben presto perdonare con una schiacciata in contropiede. Green risponde con una tripla, ma Hayward è sempre più on fire e con la gentile collaborazione di Shelvin Mack riporta il gap tra le due squadre a 8 punti. Curry si fa beffe della marcatura di Gobert, mentre dall’altra parte la tripla di Mack, valida per l’80-72, fa sì che coach Brown chieda un timeout nel tentativo di spezzare il ritmo della rimonta dei Jazz. Durant serve ottimamente JaVale McGee, che qualche secondo più tardi si ripeterà dal midrange, ma per sua sfortuna Mack non sembra essere disposto a lasciare la scena agli avversari.

Hayward prima e Curry poi si concedono un soddisfacente viaggio in lunetta; qualche secondo più tardi, il numero 20 in maglia Jazz mette a segno altri due punti validi per il -7, mentre Igoudala dalla linea della carità converte un solo libero sui due a disposizione. Green tenta una tripla ad alto coefficiente di difficoltà ma la Dea bendata non premia la sua audacia; dall’altra parte, un’ottima fase difensiva degli ospiti costringe i Jazz ad una shot clock violation, immediatamente punita dalle triple di Curry e Igoudala. Il buzzer beater dei padroni di casa si infrange sul tabellone e la terza frazione si conclude sul punteggio di 93-79 per i Golden State Warriors.

Un fin qui evanescente Rodney Hood è costretto ben presto a lasciare il parquet per un problema fisico. Il layup di Green va a segno, così come il finger roll di Ingles; la conclusione dal midrange di Favors viene beffardamente risputata fuori dal ferro, mentre dall’altra parte Igoudala, tra le urla del pubblico della Vivint Smart Home Arena, mette a segno un libero su due. A meno di nove minuti dal termine del match il tabellone luminoso recita 96-83 per i Golden State Warriors, chiamati a gestire un vantaggio importante dall’arrembaggio finale dei Jazz. Green sbaglia clamorosamente un layup fin troppo facile per uno come lui, ma per sua fortuna le triple di Ingles e Mack vengono respinte dal ferro. Un buon movimento di Livingston viene premiato con altri due punti per la squadra ospite, che sembra finalmente aver preso le misure alle scorribande dell’ispirato Mack: un ottimo passaggio di David West mette Klay Thompson a tu per tu con il canestro e obbliga coach Snyder a chiamare il timeout sul punteggio di 102-83 per Curry e compagni. Al rientro sul parquet tira aria di garbage time in quel di Salt Lake City: i Jazz, provati dai continui fallimenti nei vari tentativi di rimonta, hanno inevitabilmente tirato i remi in barca.

Con il punteggio finale di 121-94 cala dunque il sipario sulla splendida stagione degli Utah Jazz, mentre Steph e compagni volano alle Finali di Conference, in attesa di conoscere chi tra Spurs e Rockets attenterà alla loro leadership nell’Ovest.

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