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Denver Nuggets season preview: Aggrappati al Gallo

Pochi ma significativi cambiamenti dalle parti di Mile High City: un nuovo coach in sella ed un purosangue ritrovato col numero 8 sulla schiena. Basteranno per tornare ai fasti di qualche anno fa?

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Dopo un biennio caratterizzato da tanti bassi e pochi alti, i Denver Nuggets hanno voglia di ripartire e tornare a competere per un posto nei Playoffs. Le scorie delle ultime due negative stagioni sono ancora da smaltire in parte, ma a Mile High City c’è la volontà di ritornare alle abitudini pre-estate 2013, il momento del terremoto che ha scombussolato il passato recente della franchigia del Colorado. Via George Karl, fresco vincitore del premio di Coach of the Year, via Masai Ujiri, appena nominato Executive of the Year, via Pete D’Alessandro, colui che avrebbe dovuto subentrare come nuovo general manager ed invece accasatosi ai Sacramento Kings: una vera e propria rivoluzione nella stanza dei bottoni e nello staff tecnico. Il nuovo GM, Tim Connelly, affida la panchina a Brian Shaw, che ottiene così la sua prima chance da capo allenatore dopo anni da assistente tra Los Angeles Lakers ed Indiana Pacers. Dalle grandi aspettative al fallimento, il passo è stato breve: Shaw si scontra con diversi membri dello spogliatoio per modi di fare e filosofia di gioco, non riuscendo mai a creare un feeling tecnico ed emotivo con la squadra e l’ambiente più in generale. Dopo una stagione e mezza ed un record complessivo di 56 vinte e 85 perse, Shaw viene esonerato nel marzo di quest’anno: al suo posto come traghettatore viene promosso Melvin Hunt, collaboratore storico dei Nuggets salito di grado dopo tanta gavetta per concludere in maniera dignitosa un’annata iniziata male e proseguita peggio fino a quel momento. Hunt rispolvera idee tecniche e di sistema dei tempi di Karl e più congeniali alla squadra, che finisce la regular season col record di 10-13 dopo l’avvicendamento sul pino. Dal 3 marzo – fine dell’era Shaw – fino al termine della stagione, Hunt in punta di piedi guadagna fiducia nei giocatori ed anche nella dirigenza che lo tiene in seria considerazione per la scelta del nuovo coach fino all’ultimo, salvo poi optare per la soluzione Michael Malone.

ARENA

La casa dei Nuggets è il Pepsi Center, palazzetto situato nella zona di Chopper Circle in quel di Denver. Il palazzetto, costruito tra il 1997 ed il 1999, ha una capienza complessiva di 19309 spettatori e, oltre al basket, ospita anche i Colorado Avalanche, franchigia cittadina della NHL.

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STARTING FIVE

QUINTETTO

Il quintetto dei Nuggets non sarà del tutto stravolto rispetto alla passata stagione ma subirà alcune variazioni che potrebbero fare in ogni caso tutta la differenza del mondo. Il frontcourt sarà composto in partenza dalla coppia Jusuf NurkicKenneth Faried. Il centro bosniaco si è guadagnato il posto da titolare a suon di prestazioni solide, sia in attacco sia in difesa, oltre che presenza costante a rimbalzo su entrambi i lati del campo: una delle poche cose da salvare dell’ultima annata. Se uno va alla caccia di conferme, l’altro è chiamato al pronto riscatto. Infatti The Manimal, uno dei principali elementi del locker room ad avere rapporti a dir poco complicati con Shaw, deve tornare a dominare sotto le plance grazie alla sua fisicità debordante e correre il campo come pochi lunghi nella Lega sanno fare, tutte cose che a Denver hanno visto poco o nulla nell’ultimo paio di stagioni. Come ala piccola si riprende il proprio posto Danilo Gallinari: il talento di Graffignana, messosi alle spalle il grave infortunio dell’aprile 2013, è pronto a tornare a guidare i suoi ed a caricarsi la squadra sulle spalle nei momenti che contano. Nel backcourt un mix tra esperienza e gioventù con Randy Foye ed Emmanuel Mudiay. La guardia uscita da Villanova è ormai alla sua decima stagione in NBA e garantisce pericolosità sul perimetro col suo affidabile tiro da fuori. Fari puntati soprattutto sul playmaker nato a Kinshasa ma cresciuto in Texas, reduce da una stagione in Cina coi Guangdong Southern Tigers prima di rendersi eleggibile per l’ultimo Draft dove è stato scelto con la settima chiamata assoluta. Il congolese con passaporto statunitense è un prospetto di sicuro valore destinato ad un grande futuro: Denver ha scommesso su di lui per il lungo termine ma intanto gli affida già le chiavi della squadra in mano. L’obiettivo è non far rimpiangere (e ci vorrà ben poco) il disastroso Ty Lawson dell’ultimo anno tra scarso rendimento in campo e problemi con la Legge fuori.

PANCHINA

Molti addetti ai lavori sottovalutano la qualità e la profondità del roster dei Nuggets. Come sesto uomo partirà l’ondivago Wilson Chandler, un altro di quelli ai ferri corti con Shaw e con voglia di rivalsa dopo una stagione in chiaroscuro. La sua duttilità gli permette di giocare sia da 3  sia da 4: sulla carta l’ex Knicks è il backup naturale di Gallinari, ma non è da escludere affatto – in particolare nei finali di partita – una convivenza dei due, col Gallo a giocare da stretch four per aprire il campo e portar fuori i lunghi avversari ed il nativo di Benton Harbor, Michigan, a fungere da apriscatole alternando penetrazioni e tiri dall’arco. Nel reparto lunghi l’esplosività di J.J. Hickson e l’intelligenza cestistica di Darrell Arthur contribuiranno a dare riposo a Nurkic e Faried, col francese Joffrey Lauvergne pronto a risalire posizioni nelle gerarchie della rotazione. Per quanto concerne gli esterni, qualche incertezza in più: a contendersi il ruolo di comprimari ci sono due veterani e due giovincelli. Due veterani come Mike Miller e Jameer Nelson, entrambi nella parabola discendente della loro carriera ma ancora in grado di poter fornire un apporto importante in taluni momenti cruciali, soprattutto come sharpshooters coi piedi dietro l’arco dei 3 punti. Due giovincelli come Will Barton – acquisito lo scorso febbraio da Portland nell’ambito della trade Afflalo – e Gary Harris, che hanno tanto da dimostrare viste le finora ridotte possibilità concesse loro in questi primi anni nella Lega.

COACH

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Michael Malone è l’allenatore chiamato ad assemblare tutti i pezzi della squadra a disposizione. Nato nel 1971 a New York, frequenta l’università a Loyola Maryland dove gioca anche nei Greyhounds per quattro anni, capendo ben presto però che la sua strada sarebbe stata in panchina e non sul parquet. Inizia una lunga gavetta nell’ambito del College dove diventa assistente per Oakland, Providence e Virginia, quindi entra nell’orbita Knicks per cui inizia a lavorare nel 1999 prima di essere promosso come collaboratore nel coaching staff nel 2001. 4 anni al Madison Square Garden, poi altri 5 ai Cavaliers, la parentesi a New Orleans ed il biennio a Golden State, tutti questi anni sempre come assistente fino alla grande opportunità. Nell’estate 2013 diventa il capo allenatore dei Sacramento Kings, con cui vive una prima stagione all’insegna delle difficoltà conclusa col record di 28-54 ed un inizio di seconda invece incoraggiante. Quando sembra aver ingranato e la squadra comincia a girare, la dirigenza decide all’improvviso di esonerarlo dopo un avvio tutt’altro che negativo (11-13) mandando su tutte le furie il giocatore franchigia dei Kings, DeMarcus Cousins, con cui Malone aveva instaurato un rapporto di sintonia tecnica e non. Ora l’originario del Queens avrà modo di rifarsi a Mile High City dove avrà il tempo di lavorare con tranquillità e ricostruire un’identità in tanti giocatori che hanno bisogno di fiducia ed essere rilanciati.

GIOCATORE CHIAVE IN ATTACCO

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Le fortune offensive e non passano dalle mani dell’orgoglio azzurro in Colorado, ovvero Danilo Gallinari. Il numero 8 non vede l’ora di recuperare il tempo perduto in questi ultimi due anni, per colpa di quel legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro che ha fatto crack quel maledetto 5 aprile 2013. Da quel giorno tanta palestra, tanta sofferenza, ma anche una voglia matta di ritornare più forte di prima e Danilo ci sta riuscendo un passo alla volta. Il rientro graduale nella stagione scorsa, un minutaggio in crescita nell’ultima parte sotto la guida di Hunt, una preparazione estiva tosta con lo staff della Nazionale italiana di cui è stato il trascinatore all’ultimo Eurobasket e con cui ha dimostrato una condizione fisica e mentale a dir poco eccellente. Una maturità cestistica non da uno che ha compiuto l’8 agosto scorso 27 anni, una sicurezza nei propri mezzi da veterano, un controllo del proprio corpo assoluto che lo rende spesso e volentieri autore di circus shot impensabili, una capacità di compiere sempre la scelta giusta nel momento giusto che lo riconoscono leader senza “se” e senza “ma”. La sua figura carismatica sarà la guida per la rinascita di un gruppo che è cambiato poco nei nomi, ma allo stesso tempo tanto nelle motivazioni e nella testa per riscattare gli ultimi anni bui.

GIOCATORE CHIAVE IN DIFESA

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 Nella metà campo difensiva urge il ritorno di un Kenneth Faried concentrato e votato alla causa nel fisico e nello spirito. La sua presenza sotto il tabellone è fondamentale nell’economia della squadra: non è un vero e proprio rim protector, ma le sue prolunghe al posto delle braccia ed i suoi muscoli delle gambe ripieni di dinamite devono tornare a stoppare avversari e recuperare palloni, come non accade dall’avvento della gestione Shaw. Ed il calo di rendimento del prodotto di Morehead State non è tutto imputabile al coach con cui Faried non ha mai legato per usare un eufemismo: il 35 ha un po’ frenato la sua crescita sotto tanti aspetti, sedendosi forse sugli allori dei primi anni in cui ha avuto un impatto devastante sulla NBA. Un impatto che deve tornare ad esercitare se i Nuggets vogliono tornare a navigare in acque migliori ed avere ambizioni Playoffs.

PREVISIONI

E’ sempre difficile fare pronostici a bocce ferme perché i fattori sono molteplici ma si può sempre provare a designare alcuni scenari. Molto dipenderà dalla vecchia guardia, quei Faried, Gallinari e Chandler che hanno una caterva di motivazioni per riaffermare una volta di più il loro valore e riportare la squadra a competere nella selvaggia Western Conference. Sì importante Chandler col suo ampio bouquet di soluzioni offensive, sì importante Faried con la sua predisposizione sia mentale che fisica, ma il vero ago della bilancia è il Gallo: se l’ex Olimpia Milano sarà sorretto dalla salute per tutto l’arco della stagione, allora i Nuggets potranno nutrire serie possibilità almeno di lottare nella bolgia per garantirsi un posto nella postseason. Con un Gallinari a mezzo servizio invece i problemi aumenterebbero di molto, visto che la squadra è formata da tanti buoni giocatori ma da nessuna stella vera e propria. Il che può essere un vantaggio sotto alcuni punti di vista, ma anche un punto di debolezza vista la mancanza di un solido go-to-guy nei momenti clutch delle partite. Si punta sulla maturazione di Nurkic e sulla crescita progressiva di Mudiay: entrambi fanno ben sperare già per l’immediato futuro ma non sono certezze su cui fare affidamento al 100%, sono da verificare strada facendo. Inoltre l’incostanza di certi elementi in uscita dalla panchina – vedi Hickson, Arthur, Nelson – non fanno altro che alimentare ulteriori dubbi su una squadra che ha potenziale ma va incanalato nella direzione giusta. Questo sarà il compito non facile di coach Mike Malone, che ha in comune coi suoi ragazzi la grande voglia di rilanciarsi e dimostrare a qualcuno dalle parti di Sacramento che fu un errore il suo esonero. Se è difficile fare pronostici, lo è ancora di più azzeccare il record finale dei Nuggets. La concorrenza per la griglia Playoffs ad Ovest è spietata, almeno una decina di squadre se non di più hanno tutte le carte in regola per contendere un posto fino all’ultimo minuto dell’ultimo match di regular season. Sebbene il nucleo principale del roster non sia mutato, Denver ha un nuovo coach e ci vorrà un periodo di rodaggio per trovare la chimica giusta. Appare molto complicato migliorare in maniera consistente il record della scorsa stagione di 30-52 ma, se tutto gira per il verso giusto e qualche franchigia più attrezzata incappa in un’annata-no, Gallo & co saranno pronti ad approfittare di ogni minimo passo falso per inserirsi nella battaglia per le magnifiche 8 del Wild wild West.

 

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