Quando si parla di sponsorizzazioni nel basket è chiaro che ci troviamo davanti a una risorsa in denaro che è fondamentale per diffusione del gioco, acquisto di giocatori importanti, maggiori introiti in generale. Evidentemente, però, tra basket NBA e Lega Basket in Italia le differenze sono sostanziali, sia per cifre che per modello normativo. Vediamo, dunque, insieme come lo sponsor venga regolamentato negli Stati Uniti e come in Italia.
Il basket è, per pubblico e interesse, il secondo sport in Italia. Grazie a compagini storiche come Olimpia Milano e Virtus Bologna, la nostra pallacanestro ha un’eco anche in Europa e sono tanti gli appassionati che preferiscono i siti di casinò legali e approvati dell’ADM per operare sul territorio italiano tentando la sorte provando a indovinare i risultati di partite di basket di lega o dell’NBA. Il campionato americano ha, infatti, da sempre un grosso appeal sul pubblico del nostro paese e, anche se con grosse differenze sostanziali di budget e risonanza, offre uno specchio su cui poter comprendere, in grande, come si possa lavorare nel basket ad alto livello puntando a sponsorizzazioni importanti. Come vengono gestite nei due paesi?
Come funzionano le sponsorizzazioni negli Stati Uniti
Il campionato NBA negli ultimi anni sta vivendo un momento di transizione. Mentre da una parte abbiamo i nuovi campioni farsi largo come nel caso della vittoria 2025 degli Oklahoma City Thunder grazie a Shai Gilgeous-Alexander, dall’altra abbiamo LeBron James ancora leader dei Lakers e Curry che allontana il momento del suo ritiro. Proprio in questa terra di mezzo attuale tra campioni in erba e vecchie glorie, come, il campionato di basket più famoso al mondo, organizza i suoi sponsor? Negli Stati Uniti esiste un sistema centralizzato cioè il Collective Bargaining Agreement (CBA) che gestisce tutto ciò che riguarda le squadre i giocatori che operano nelle varie leghe americane. Questo organo serve a controllare ogni aspetto, anche valutare gli stipendi dei giocatori e comprendere come far funzionare le sponsorizzazioni che, in qualche modo e con offerte esorbitanti di collaborazioni, possono interferire con il salary cap (cioè il limite massimo possibile per uno stipendio di un giocatore professionista nell’NBA).
Abbiamo, negli USA, anche una regolamentazione severissima su pubblicità responsabile, marchi e diritti d’immagine che variano in base alle leggi federali (ogni stato ha il suo). Questo può, infatti, toccare il gambling, così come l’alcool o le criptovalute in base al posto dove si giochi e la città in cui ha sede la società sportiva.
Come funzionano le sponsorizzazioni in Italia
Mentre l’Italia basket sta cercando il suo nuovo allenatore dopo l’addio di Pozzecco come coach della Nazionale, la lega italiana ha le sue regole sulle sponsorizzazioni, di certo meno centralizzate del modello americano anche a causa del bacino di interesse minore nei confronti della pallacanestro sul territorio. Non ci si focalizza, infatti, sui compensi dei giocatori ma più sulle norme che tutelano trasparenza, salute e interessi pubblici. Il Decreto Dignità (LD n. 87/2018, convertito nella legge 96/2018), comunque, che è una vera e propria pietra miliare delle sponsorizzazioni nello sport, vieta pubblicità e comunicazione diretta e indiretta ai giochi e scommesse in denaro. Il Decreto Legislativo n. 41 del 2024, invece, tutela fasce deboli, minori e soprattutto cerca trasparenza e gioco responsabile su tutto.
In Italia, nel 2024, sono stati giocati circa 160 miliardi di euro con una raccolta per l’Erario di circa 12 miliardi. Nell’ultimo anno, con questa mole di entrate sempre in crescita, si è pensato, tramite legislazione e Governo, di poter modificare alcuni articoli di questi decreti per poter arrivare a una sponsorizzazione consapevole degli operatori legali e, quindi, recuperare introiti importanti non solo per le società sportive più conosciute ma anche per far crescere tutto il movimento sportivo in Italia.
A fronte, infatti, di una crescita costante non si può chiudere gli occhi e pensare che frenare determinate sponsorizzazioni possa eliminare il problema del gioco compulsivo. Solo l’educazione al gioco può aiutare a comprendere il gioco. Tornando a bomba sul basket, con le dovute differenze tra i colossi americani e le squadre italiane, forse servirebbe un organo che si occupi solo di questo, come accade negli USA, e che si possa occupare di ogni aspetto legato alla carriera di un atleta professionista, rendendo tutto più schematico e più semplice da gestire a ogni livello.
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