Seguici su

Primo Piano

Birdman e Swish, bad boys for life

JR Smith e Chris Andersen: due storie parallele, tra follie e giocate spettacolari

Errori e riscatti

Nel 2006 per Birdman scatta la legge del contrappasso. Una storia d’amore finita male e altri guai familiari lo portano a trovare rifugio nella droga. A gennaio è trovato positivo a un controllo. Sarà squalificato, a oggi solo lui e la NBA sanno di che tipo di droga si trattasse (nell’elenco c’era anche l’eroina).

L’anno è burrascoso anche per JR. In estate finisce dentro a un paio di trade per poi ritrovarsi a Denver, una squadra costruita per vincere, con Carmelo Anthony in campo e George Karl in panchina. A dicembre prende parte alla famosa rissa tra Knicks e Nuggets, una gazzarra indegna in cui JR è uno dei primi a perdere la testa, rimediando una squalifica per dieci partite. Torna in campo giusto in tempo per partecipare ai Playoff, dove George Karl lo ringrazierà sentitamente per aver “insultato la dignità del gioco”, dopo averlo visto sparare una tripla senza senso in un’azione disegnata in altro modo. Una tripla che sbaglierà, condannandosi a trascorrere il finale della serie contro gli Spurs in panchina, pensando al suo scoraggiante 0 su 12 dall’arco.

Le peripezie di JR non sono finite. Il 9 giugno 2007, mentre sta guidando il suo SUV, decide di non fermarsi a uno stop e si schianta contro un’altra auto che sta sopraggiungendo. L’amico che siede al suo fianco perde la vita, mentre Smith se la cava senza ferite gravi. Nessuno dei due portava la cintura.

JR sconterà la leggera pena inflittagli e dichiarerà di essere stato segnato profondamente dall’avvenimento, ma la guida pericolosa sarà sempre una costante, come testimoniano le diverse sospensioni della patente, verificatesi prima del tragico episodio e, incredibilmente, anche in seguito.

Nell’estate 2008, Smith e Andersen si incontrano di nuovo. Ne hanno passate tante entrambi, ma ora JR può tornare a giocare a basket (e, non ci crederete, a golf nel tempo libero) con l’amico. Come dice lui: “Birdman is a rockstar.

Adesso Birdman non ha più “nessuna voglia di tornare sulla vecchia strada”. Dopo la disintossicazione è andato a vivere da un amico a Denver e ha fatto di tutto per farsi trovare pronto. Qualcosa è cambiato in lui. È maturo, determinato, ha lavorato anche sul suo gioco. Il tiro ha un range più ampio, il semigancio è diventato affidabile, fisicamente è tirato a lucido. La stagione che sta per iniziare sarà indimenticabile.

Secondo per stoppate nella lega nonostante giocasse 20 minuti a partita. All’inizio del video il siparietto con Nicholson di cui parlavamo sopra.

 

Anche JR vuole togliersi qualche soddisfazione. A Denver arrivano i Sacramento Kings per quella che sembra una normale partita di regular season. Non la pensa così Swish, che decide di provare a fare la storia nella maniera che più gli viene naturale, tirando in aria ogni pallone che gli passa dalle mani. Saranno undici triple a fine partita, solo una in meno del record di 12 di Kobe Bryant e Donyell Marshall (eguagliato e poi superato da Steph Curry con 13 nel 2016).

Dopo l’addio, avvenuto in estate, di Allen Iverson e l’arrivo del veterano Chauncey Billups nel ruolo di playmaker, la squadra fa un salto di qualità che porterà i Nuggets fino al terzo turno dei Playoff, miglior traguardo nella storia della franchigia. A eliminare Denver sono i Los Angeles Lakers.

Le due annate successive non porteranno ad altri successi, ma il 2010 è un anno da ricordare. Birdman si tatua le inconfondibili ali sulle braccia, JR prende esempio da lui e impara a volare.

Difficile fermarlo quando decolla così.

 

Nell’agosto dello stesso anno, a pochi giorni di distanza, JR e Birdman vanno dallo stesso tatuatore, che incide la scritta Free Bird sui due lati del collo per Andersen e sotto il mento di Smith il suo soprannome, Swish. Quando i due sono costretti a salutarsi, nell’estate 2011, i centimetri di pelle ancora liberi saranno pochissimi.

Birdman si è consacrato come idolo dei tifosi di Denver per le sue acconciature originali (in particolare la cresta), la mimica e l’energia straripante. JR è il sesto uomo che esce dalla panchina per cambiare il ritmo offensivo, ma da lui ci si aspettava una maturazione caratteriale che non è mai arrivata.

 

Le strade si separano

Il 2011 è l’anno del lockout: JR tenta l’avventura in Cina, mentre Birdman resta a Denver. Swish va a giocare nei Zhejiang Golden Bulls, segna valanghe di punti tirando quando e come vuole, ma salta anche parecchi allenamenti e ha problemi con la dirigenza, che gli toglie l’autista − mica semplice destreggiarsi con la segnaletica locale. Anche la sorella è un’appassionata di tatuaggi e ha voluto ritagliarsi un ruolo nell’esperienza cinese di Smith.

L’inimitabile Federico Buffa racconta una vicenda surreale.

 

Nel 2012 JR firma con i New York Knicks e si integra subito nella nuova squadra grazie anche alla presenza di Carmelo Anthony, arrivato da Denver qualche mese prima. La stagione di Melo e Swish finisce con l’eliminazione al primo turno dei Playoff contro i Miami Heat che andranno poi a vincere il titolo. Prima di andarsene in vacanza, JR decide di lasciare un ricordo particolare ai tifosi.

JR è uno degli ultimi ad arrendersi in Gara 3.

 

Birdman, invece, non ha potuto partecipare alla post-season dei Nuggets a causa di uno scandalo a sfondo sessuale. La casa di Andersen viene perquisita dalla polizia, pare che il suo pc contenga immagini pedopornografiche. Per fortuna di Birdman, le accuse si riveleranno infondate. Nel frattempo è rimasto senza squadra, dato che Denver lo ha tagliato.

 

Voglia di vincere

Nel gennaio 2013, mentre Chris è a caccia di cinghiali armato di arco e frecce (non è una battuta), arriva la chiamata dei Miami Heat, i campioni in carica. È arrivato il momento di vincere un anello.

Al primo turno Miami supera agevolmente 4 a 0 i Milwaukee Bucks, al secondo è la volta dei Chicago Bulls, che riescono a sorprendere gli Heat nella prima partita, ma si fermano lì. Nelle finali di conference arriva la definitiva consacrazione di Birdman come giocatore insostituibile quando il gioco si fa duro, pur partendo sempre dalla panchina.

Finirà il turno di Playoff contro i Pacers con un immacolato 15 su 15 dal campo, non sbaglia un tiro. Salterà l’ultima partita della serie a causa di una zuffa con Tyler Hansbrough in Gara 5, che però aveva dato origine a questa azione: tutta la American Airlines Arena si ritrova in piedi a esultare.

Trasformare un disastro in una dimostrazione di forza. La vita di Birdman riassunta in trenta secondi.

 

Gli Heat privi di Andersen vinceranno la serie e poi con lui supereranno i San Antonio Spurs nelle finali, conquistando il titolo in sette partite. Birdman ha colto l’ultima grande occasione della carriera e ha vinto, a 34 anni suonati.

Mentre Birdman si dedicava alla caccia al cinghiale, l’amico Swish era già impegnato nella migliore stagione della sua vita, quella che lo consacrerà come Sesto Uomo dell’Anno. La fantastica stagione di Smith, incredibilmente continuo e decisivo soprattutto nei finali di partita, si conclude nei Playoff contro Indiana. La post-season di Swish non è all’altezza del resto della stagione, come spesso gli accade — anche perché nella serie contro Boston pensa bene di sferrare una gomitata volontaria a Jason Terry che gli costerà una partita di sospensione. Da lì in poi perderà lo smalto che aveva caratterizzato il suo anno di grazia.

La stagione successiva è un crescendo di errori, tra una squalifica per aver fumato marijuana e una multa per avere slacciato le scarpe degli avversari senza una ragione… I Knicks se ne libereranno senza rimpianti, mandandolo a Cleveland.

In Ohio c’è un certo LeBron James, tornato da poco nel posto che definisce “casa sua”. Come per Birdman qualche tempo prima, anche per JR è arrivata l’ultima, grande chance di vincere. Ad accoglierlo, un leader carismatico con una capacità di empatizzare con gli altri fuori dal comune e un contesto vincente da “tutti per uno” simile a quello trovato da Andersen all’arrivo a Miami. JR dichiara che la vita notturna di Cleveland è così misera rispetto a quella della Grande Mela che gli rimane solo il campo (non cambiare mai, JR….), ma le sue prestazioni sono all’altezza dei migliori auspici, tanto che diventa presto titolare.

Birdman viene intervistato e parla di Swish: un grande compagno di squadra, un amico vero. Aggiunge che uomini come loro saranno sempre fraintesi, perché le persone amano pontificare su quello che non capiscono.

Tante belle parole. Poi, quando arriva il momento della verità, i Playoff, JR sembra ritornare alle vecchie abitudini. Ancora una volta siamo a Boston, stavolta è Jae Crowder a finire per terra dopo una violenta manata di Smith. Due giornate di squalifica. Swish torna in campo nella serie contro Chicago e si fa trovare pronto. La prestazione da ricordare, però, è quella contro Atlanta nella prima partita delle finali di conference, in cui mette a segno 28 punti aiutandosi con 8 tiri da tre, record di franchigia nei Playoff.

JR vede il canestro grande come una vasca da bagno.

 

I Cavs, decimati dagli infortuni, si devono arrendere ai Warriors nelle finali, dove JR avrà degli alti e bassi e non riuscirà a incidere come nella serie precedente.

Nel 2016 ci si aspettava l’ennesima delusione di una carriera trascorsa sulle montagne russe. Questa previsione sembra essere confermata dal secondo incontro di regular season contro i Warriors, un blowout casalingo subìto dai Cavs che vede peggiore attore protagonista proprio JR, arrivato in ritardo al palazzo mormorando qualcosa sulla neve e uscito in anticipo dal campo dopo una spallata di frustrazione ai danni di Harrison Barnes.

Nei Playoff, per una volta, Smith riesce a rimanere tranquillo e ad aiutare la squadra con i tiri da fuori e la difesa, per poi smarrirsi ancora, esibendo due prestazioni deludenti nei primi due episodi della serie finale contro Golden State. Ma uno che ha tatuata sul petto la frase “My time to shine potrebbe mai avere paura di sbagliare? Swish si libera dai fantasmi del passato e inizia a giocare come sa nelle partite decisive, una maturazione che anche la figlioletta aspettava con ansia… Dirà infatti prima di Gara 6: “Sono fiera del mio papà perché è riuscito ad arrivare fin qui senza farsi sbattere fuori dalla squadra”.

In Gara 7 JR risponde presente quando conta, con due canestri pesantissimi all’inizio del terzo quarto. Il resto è storia: il discorso strappalacrime per il papà che lo ha sempre sostenuto, la commozione incredibile seguita a ruota dalla repentina trasformazione nel capo dei festeggiamenti, così interminabili che alla fine è dovuto scendere in campo Obama per chiedergli di mettersi una maglietta. Sempre, inequivocabilmente, JR Smith.

 

Ancora insieme

Nell’estate post titolo, dopo una difficile trattativa risolta dall’intervento di LeBron, Swish ha rifirmato con Cleveland e ha riabbracciato Birdman, che ha deciso di giocare ancora con i vecchi amici King James e JR dopo una breve esperienza con i Memphis Grizzlies. A Memphis l’unica nota lieta era stata l’evoluzione di uno dei suoi soprannomi: da Birdzilla a Grizzilla (se ne sentiva proprio il bisogno…).

I due amici si sono ritrovati nello spogliatoio dei campioni in carica, probabilmente a parlare del loro passato burrascoso e di tatuaggi. Per Andersen l’avventura con i Cavs è finita presto con l’infortunio di dicembre. JR ha provato a ripetere la vittoria alle Finals con gli Warriors e in Gara 5 ha realizzato una serie di tiri uno più improbabile dell’altro, ma non è bastato e Golden State ha chiuso la serie sul 4-1.

Swish is on fire.

 

Il ragazzino che vicino alla foto dell’annuario dell’high school aveva scritto il suo motto, “get chicks or die trying”, ora è un padre di famiglia, ma qualche errorino lo fa ancora oggi. La stagione regolare 2017-2018 è stata travagliata, JR è entrato e uscito dal quintetto senza riuscire a trovare continuità. Swish si è fatto riconoscere in negativo soprattutto per la “soup opera” con l’assistente allenatore Damon Jones (gli ha tirato addosso un piatto di zuppa), mentre nel finale di stagione da sesto uomo ha fatto rivedere sprazzi del JR “buono”. Contro gli Hornets a fine marzo una delle prestazioni migliori, un 8/9 da tre ispirato da un cane terapeuta, che giocando con lui lo ha fatto rilassare prima della partita. Una storia strana? Semmai la regola per Swish e Birdman, sempre pronti a stupire il mondo against all odds, come fanno da sempre.

2 di 2Successivo
Clicca per commentare

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Advertisement
Advertisement
Advertisement

Altri in Primo Piano