Lo scambio di battute avviene quotidianamente sulla soglia di casa, nei sobborghi orientali di Saint Louis, nel Missouri, prima che il giovane Bradley Emmanuel, zaino in spalla e borsone da allenamento in mano, si rechi verso una nuova giornata di scuola e allenamento a Chaminade College Preparatory School. Gli interlocutori? Il futuro numero 3 dei Washington Wizards e mamma Besta Beal, moglie di Bobby ed ex quota rosa di Kentucky State. “Affamato” sta per voglioso di risultati, predisposto a lavorare duro per centrare un corollario di obiettivi che figlio e famiglia si sono prefissati una sera, seduti sopra il letto matrimoniale dei due coniugi, alla vigilia del primo giorno di Bradley a Chaminade. Lirico a dir poco che proprio su quel letto nei sobborghi orientali di St. Louis, una decina di anni prima fosse iniziata la parabola cestistica del poi All-Star Bradley Beal.
È il 1997, Bradley ha quattro anni e sta seduto in un angolino del letto di cui sopra. Alla televisione va in onda una gara delle NBA Finals di quell’anno. C’è Michael Jordan, c’è Karl Malone e Phil Jackson e tutti gli altri. D’un tratto l’attenzione dell’infante passa però dal televisore alla parete, dove con orgoglio sta appeso un canestro giocattolo Little Tikes che i suoi fratelli maggiori nel tempo hanno maltrattato a martellate cestistiche, ma che tutto sommato tiene ancora il colpo. La stanza non è sufficientemente ariosa perché il piccolo Bradley possa avvicinarsi in corsa per mimare le schiacciate a cui sta assistendo. Allora sta seduto, prende la pallina di gomma al petto e a due mani lascia andare il cannone. Una, due, tre volte. Mamma Besta sopporta perché il bambino ha solo quattro anni, ma per una cultrice del gioco come lei vedere quel pallone essere scagliato a due mani dal petto da qualcuno che porti il suo cognome non va bene affatto. Besta prende il braccio sinistro di Bradley e lo blocca dietro la sua schiena, costringendo il figlio a tirare solo con la mano destra con risultati meno soddisfacenti di prima. Ma la volontà di fare di quel terzogenito un futuro giocatore di pallacanestro ha già preso forma ed è ferrea.
«Vuoi che t’insegni ad essere un buon giocatore?»
«Sì mamma».
E il legame anche cestistico è stipulato.
Chaminade è una scuola indipendente, privata e di orientamento cattolico. Tradotto significa obbligo d’indossare la divisa con tanto di cravatta, sveglia alle sei di mattina e mondo sociale estremamente diverso da quello a cui è abituato Bradley. Ma Besta è l’occhio onniveggente del cielo Beal e sa esattamente che quello è il posto giusto per il figlio e intende adoperarsi in toto per abbracciare l’opportunità. E così si pongono i famosi obiettivi: entrare a far parte della varsity da freshman, ottenere un ‘giro gratis’ al college e, bhé, al terzo potete arrivarci da soli… Insomma vivere da affamato, sempre, ogni giorno di più. Bradley già ai tempi della high school ha un discreto jumpshot, ma anche un corpo non del tutto formato, poco avvezzo a subire contatti ruvidi e acerbo nello spezzare i raddoppi. La soluzione cavalcata da Besta è perciò quella di fare affrontare a Bradley, in un 1 contro 2 sanguinario, i suoi fratelli minori. Byron e Bryon Beal sono due gemelli, entrambi giocatori di football americano nel ruolo di lineman offensivo. Detta in parole povere: la versione mastodontica di Panco e di Pinco del celebre capolavoro di Andersen.
Neanche a dirlo, i ‘fratellini’ sono agli estremi della fotografia di famiglia.
I ragazzotti pesano già 130 chilogrammi per uno e ben presto trasformano gli allenamenti del fratello in incontri di wrestling dove il crossover ben assestato non è più solo un modo per arrivare a canestro, ma una soluzione per non tornare a casa tumido. Metodi originali a parte, Beal centra non solo il primo, ma anche il secondo degli obiettivi prefissati, andando a giocare per i Florida Gators di coach Billy Donovan. Qui si ferma solo un anno prima di rendersi eleggibile appena diciannovenne al Draft NBA del 2012, dove sarà poi scelto con la terza pick assoluta dai Washington Wizards. Con l’accesso all’Olimpo della palla a spicchi si esaurisce così anche l’ultimo degli obiettivi di St. Louis. Ma proprio per questo non ci sarebbe da stupirsi nell’apprendere che a casa Beal, sempre a cavallo del letto di Besta e Bobby, si sia tenuto un secondo summit di famiglia prima del debutto di Bradley in maglia capitolina, nella sconfitta occorsa contro i Cleveland Cavaliers, durante il quale è avvenuta una seconda tiratura di aspirazioni, comprendente un paio di cosucce che nel corso della stagione corrente il prodotto di Florida deve aver depennato.