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Tensioni fra arbitri e giocatori: le rispettive associazioni sindacali a lavoro per discutere faccia a faccia.

Espulsioni, falli tecnici, lamentele e head-butting, il rapporto fra arbitri e giocatori è peggiorato. Roberts e Seham prendono in mano la situazione e propongono il dialogo.

Lee Seham, consulente generale della  National Basketball Referees Association, ha preso in seria considerazione la molteplicità di casi controversi che coinvolgono ufficiali di gara e giocatori. Ha preso la questione tanto seriamente da convocare Michele Roberts, direttore esecutivo dell’associazione giocatori, ad un meeting per discutere delle crescenti tensioni fra giocatori ed arbitri.

Il coinvolgimento in episodi di espulsioni, falli tecnici e critiche alla direzione della gara da parte di molte stelle della Lega, da KD a LeBron passando per Westbrook e Curry, ha fatto accendere l’iniziativa di Seham  intenzionato ad ascoltare le parti e promuovere un cambiamento negli atteggiamenti.

In una recente conversazione di più di due ore negli uffici di Manhattan della NBPA, Seham e Roberts hanno discusso di vari problemi relativi alle problematiche fra arbitri e giocatori, inclusa la convinzione della NBRA (associazione arbitri NBA) che l’ufficio della lega sia diventato troppo indulgente nel permettere un linguaggio offensivo dei giocatori nei confronti degli arbitri.

Roberts ha ribattuto che i giocatori sono sconcertati da come gli arbitri si rivolgono ai giocatori in campo, infatti dopo diversi mesi di incontri fra squadre e consulenti è emerso che i giocatori sono preoccupati del tono sprezzante degli ufficiali di gioco.

Il più grande problema è l’arbitraggio. Potrei quasi scrivere un copione e quando lo andreste a leggere ci sarebbero solo lamenti, lamenti ed ancora lamenti.

Ha detto la Roberts ai microfoni di ESPN.

Per esempio i giocatori hanno espresso frustrazione riguardo al gesto degli arbitri di alzare la mano, come un segnale di stop, quando i primi cercano di parlare con i secondi. I nostri giocatori si sono lamentati di essere ignorati, si lamentano del fatto che gli viene detto di star zitti o di andar via o in circostanze estreme penalizzati da un fallo tecnico.

Ci sono state quattro o cinque occasioni in cui un giocatore è andato a dire: “Ehi, cosa c’era che non andava?” e il funzionario ha alzato la mano come un segnale di stop,come per dire “Non ho tempo di parlare con te”. Lee Seham mi ha detto: “Questo è quello che sono addestrati a fare”.

Penso sia un’idea di fondo orribile. Spero che qualche funzionario addetto alle operazioni la riconsidererà perché non serve ad attenuare le tensioni, ma fa davvero arrabbiare i ragazzi. Non so di chi sia l’idea, ma spero che rivedano la sostanza e la sensatezza della cosa. L’ho menzionato ai giocatori che si sono lamentati e non erano affatto contenti che questa pratica facesse parte dell’addestramento.

La NBA dice che agli arbitri non viene attualmente insegnato ad usare quel “gesto di stop” per ridimensionare le tensioni in campo, ma una fonte interna alla NBRA ha detto a ESPN che era stato effettivamente un modus operandi precedentemente insegnato come parte del programma di allenamento della lega.

Il vicepresidente alle Basketball Operations Byron Spruell ha successivamente detto:

Non è nel loro kit di strumenti attualmente. Insegniamo loro che i gesti e le parole sono importanti. Ciò che è nel loro set è che vogliamo essere umili e non vogliamo peggiorare le situazioni. Stiamo facendo le cose in modo diverso: i nostri cambiamenti includono Monty [McCutchen], che è equilibrato, ha grandi capacità comunicative e vuole migliorare il nostro programma [di formazione].

Roberts e Seham hanno concordato di mettere insieme un piccolo All-Star Weekend informale a Los Angeles, formato da alcuni dei migliori giocatori e arbitri per parlare direttamente dello stato delle cose.

Michele Roberts commenta così:

Quello che farà la differenza è far sedere i nostri giocatori e discutere le loro lamentele con gli arbitri. Chiaramente non possono farlo in campo, dobbiamo farlo in un momento in cui non c’è il gioco in atto, o non stanno pensando: ‘Che cosa mi farà lui o lei nel prossimo trimestre se mi lamento?’.

Abbiamo bisogno di sederci davanti a una tazza di caffè o persino a una lattina di birra e prendere qualcosa dalla pancia di tutti e ascoltare la prospettiva dell’altro lato. Ne abbiamo parlato un paio di anni fa, ho pensato che sarebbe stato interessante. Penso che sia qualcosa che è necessario attualmente.

Spruell si dice d’accordo ad affrontare la questione e parlare della situazione attuale con i sindacati. 

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