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Mercato NBA 2024

L’estate surrealista di Sam Presti

Sam Presti ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei migliori General Manager della lega, rafforzando i Thunder un po’ dal nulla.

Il surrealismo è un movimento artistico-letterario nato negli anni ’20 del Novecento a Parigi, fonte e culla di numerose rivoluzionarie scuole di pensiero moderne. André Breton, il padre di tale rivoluzionaria concezione artistica, lo definiva come “Automatismo psichico mediante il quale ci si propone di esprimere sia verbalmente, sia per scritto o in altri modi, il funzionamento reale del pensiero; è il dettato del pensiero, con assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di là di ogni preoccupazione estetica e morale”. In sintesi il surrealismo è un modo di vivere, di pensare, di creare dal nulla associando liberamente parole, immagini e pensieri, senza freni inibitori e senza che la razionalità possa interrompere la fantasia.

Sam Presti è nato in Massachussets, Stati Uniti d’America, nel 1977, ha studiato in Virginia e probabilmente non si è mai interessato più di tanto alla storia dell’arte visto che di professione fa il General Manager degli Oklahoma City Thunder. Evidentemente deve avere subito un influsso ancestrale dal caro, vecchio Breton perché altrimenti non si potrebbe spiegare il capolavoro dipinto nelle ultime settimane in maniera totalmente irrazionale. Circa due mesi fa scrivevo riguardo cosa aspettarsi dall’estate di OKC , in maniera ovviamente il più razionale possibile. Sam Presti invece ha deciso di lasciare subentrare l’inconscio per dare vita ai sogni più proibiti di ogni tifoso Thunder.

Uno a caso…

Nel quadro dipinto il particolare che più ruba l’occhio risulta essere indiscutibilmente la trade che ha portato Paul George a fare compagnia al fresco MVP. Abbiamo già parlato in questo articolo di come si può analizzare lo scambio che ha visto coinvolti Thunder e Pacers ma credo sia opportuno spenderci ancora due parole per dare il giusto peso ad una mossa del genere. Presti è riuscito a scambiare un buon giocatore non integrato con la stella della squadra con un contratto pesante (Oladipo) e un giovane di buone prospettive ma reduce da un’annata comunque al di sotto delle aspettative (Sabonis) per un All-Star fatto e finito (George appunto), il tutto risparmiando 4 milioni sul monte ingaggi, che possono sempre venire comodi (e su questo ci torneremo).

Paul George è un upgrade clamoroso per OKC: è un difensore terrificante, un realizzatore micidiale in situazione di catch-and-shoot (43,6% al tiro su 6 tentativi a partita), uno scorer pazzesco in grado di dare una seria alternativa a Russell Westbrook e finalmente una spalla con cui dividere il peso dei finali di partita, in cui troppo spesso è arrivato stremato nella scorsa stagione. Il rischio di vederselo sfuggire l’anno prossimo è concreto ma è decisamente calcolato, in questo caso in maniera razionale, perché qualora PG13 decidesse di raggiungere le luci di Los Angeles in Oklahoma rimarrebbero 20 milioni abbondanti di spazio salariale. Il tutto senza rinunciare a scelte future. Quale trucco mentale abbia utilizzato Presti per convincere il front office dei Pacers della bontà reciproca della sua visione rimane un mistero.

Paul George + Russell Westbrook = Hype

George rappresenta però solo la punta dell’iceberg perché Sam Presti ha deciso di fare molto di più, vale a dire andare a colmare, almeno sulla carta, tutte quelle lacune che il roster di OKC presentava già dalla partenza della scorsa stagione. L’assenza di tiratori affidabili in grado di spaziare il campo era la più grave e George in tal senso rappresenta uno dei tasselli mossi in questa direzione. Quasi il 40% stagionale dall’arco dei 3 punti per l’ex Pacers, con una desolazione tecnica intorno molto simile a quella che circondava RW.

Gli spiccioli risparmiati nell’affaire George sono rientrati nel contratto di Patrick Patterson, un triennale di 16 milioni di dollari che confrontati con l’attuale mercato sono un’inezia. Patterson è un 4 moderno, almeno offensivamente, in grado appunto di garantire una buona affidabilità da dietro l’arco (6.8 punti a partita con il 37.9% stagionale da 3 punti partendo da sesto uomo a Toronto) e di aggiungere ulteriore energia ed esplosività sotto i tabelloni, categoria in cui i Thunder sono ampiamente tra le top-3 della lega. Patterson va a riempire lo spot lasciato libero da Taj Gibson, accasatosi ai Timberwolves per la modica cifra di 28 miloni di $ in due anni. Per fare un altro esempio, Amir Johnson ha preso residenza annuale a Philadelphia vedendosi versati sul conto la bellezza di 11 miloni di dollari. Cifre stracciate per un giocatore con caratteristiche adatte ed evidentemente convinto dal progetto illustratogli dal GM dei Thunder.

Tiri con questo spazio ne hanno potuti prendere molti i compagni di Westbrook l’anno scorso…

Il secondo grandissimo problema di Oklahoma City era la stagnazione degli attacchi a metà campo, soprattutto se il signore con lo #0 era in panchina a godersi qualche minuto di riposo. La soluzione trovata da Sam Presti è una delle migliori possibili, almeno con il salary cap così intasato. Pare infatti che i Thunder abbiano raggiunto l’accordo con Raymond Felton al minimo salariale per un anno, veterano di 12 stagioni NBA l’anno scorso back-up di Chris Paul ai Clippers. Sicuramente non è un giocatore che può cambiare la franchigia da solo ma l’importanza di avere in campo un giocatore in possesso di decision making, esperienza e comprensione del gioco può essere prezioso per togliere la second-unit dei Thunder dal gruppo delle peggiori della Lega, come hanno dimostrato impietosamente i Rockets un paio di mesi fa. Se aggiungiamo a questo la possibilità per Donovan di ruotare i minuti dei suoi due giocatori chiave in modo da averne in campo sempre almeno uno si comprende come, almeno sulla carta, OKC non reciterà più il ruolo di Penelope della NBA, tessendo e disfando la tela in maniera alternata.

Per convincere André Roberson a prolungare la propria permanenza è bastato, probabilmente, ricordargli l’affiatamento che si respira all’interno dello spogliatoio. Spesso giocatori anche legati alla propria franchigia hanno deciso di intraprendere nuove avventure professionali in caso di un mancato riconoscimento del proprio status sotto forma di denaro contante. Sam Presti invece ha convinto il prodotto dell’Università del Colorado ad apporre il proprio autografo su un triennale da 30 milioni dollari complessivi, ancora una volta un contratto che non rispecchia il potenziale valore di mercato di un difensore d’élite come Roberson. Il #21 di OKC è finito nel bersaglio di molti tifosi per le disastrose prestazioni offensive, anche dalla lunetta del tiro libero, offerte durante i playoff di quest’anno. La sua conferma, accoppiata all’arrivo di PG13, rende però la difesa sul perimetro dei Thunder una delle più interessanti dell’intera Lega e apre scenari di possibile small-ball in cui Roberson, George e Westbrook condividono il campo con un altro esterno, magari anche poco votato alla difesa ma in grado di aprire il campo (McDermott o Abrines attualmente).

L’estate surrealista di Sam Presti non si è ancora conclusa e potrebbe chiudersi in maniera ancora più surreale. La ciliegina sulla torta per rendere l’operato del GM dei Thunder semplicemente perfetto sarebbe riuscire a liberarsi del contratto fuori mercato, ma questa volta in senso negativo, di Enes Kanter. Il turco, ex Utah Jazz, ha potenzialità offensive sicuramente importanti ma ha dimostrato nell’ultima post-season un’enorme involuzione rispetto a quella della stagione 2015-2016, in cui aveva contribuito ad arrivare ad una gara dal ritorno alle Finals. L’incapacità di potere quantomeno gestire un cambio difensivo e le amnesie che lo vedono coinvolto anche nella difesa di giocatori della sua stazza lo rendono un elemento anacronistico in una NBA sempre più orientata alla multidimensionalità e all’abbassamento dei quintetti. I 36 milioni di dollari che ancora gli spettano lo rendono un giocatore praticamente senza mercato, almeno per noi comuni mortali. Sam Presti potrebbe pensarla in maniera differente e potrebbe dare spazio ancora una volta alla fantasia sfrenata del proprio inconscio, aggiungendo l’ennesima strepitosa pennellata a questo capolavoro surrealista.

Alberto Mapelli

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