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Preview NBA Finals: Golden State Warriors – Cleveland Cavaliers, atto III

Scenari & Considerazioni

di Michele Pelacci

Sapete che c’è? Queste NBA Finals saranno epiche. E nessuno è pronto. Dopo una regular season il cui principale highlight è stato [inserite pure il vostro, ma qualcosa batte la trade-DMC?] e un cammino piuttosto lineare verso Giugno, le Finals esporranno alla luce del sole la merce più rara dell’universo cestistico: LeBron James con scarpe allacciate, Durant con la fame da titolo, un not-that-cocky Steph Curry, Kyrie a marce alte, Draymond orso ballerino e altro. Siccome stanotte inizia il terzo episodio della saga “Il Re contro Quelli dell’Apocalisse” e, in ultima analisi, nessuno ha una reale idea di cosa possa succedere, una stesura rapsodica e frammentaria di ciò che potrebbe accadere da adesso all’eventuale Gara-7 potrebbe prepararvi ad ogni scenario. Tipo quando andate a fare una passeggiata nel bosco e nello zaino mettere il repellente anti-cinghiale, perché con questi qua non si sa mai, no?

NBA lebron james block cleveland cavaliers d block GIF

La NBA, una foresta in cui accadono cose.

1. Warriors in 4

Golden State passeggia sui dei Cleveland Cavaliers tanto brutti quanto sfortunati. In Gara-1, infatti, appena prima dell’intervallo, Kyrie Irving atterra sulla caviglia di Klay Thompson. E’ costretto ad abbandonare il campo e, si scoprirà dopo, la serie. Klay è il nuovo GIOCATORE PIU’ SPORCO EVAHHH, LeBron è senza aiuto e Kevin Love dovendo creare palla-in-mano è un pesce fuor d’acqua. Golden State recupera da -13 in Gara 1 e va in carrozza in tutte le altre tre partite. Senza il play australiano (aka Il Marco Reus clevelandiano), Curry è MVP danzando sulle ceneri di Deron Williams. LeBron James è titanico, specialmente nell’Ohio, e chiude la serie con 41 di media, ma non basta. In Gara-2 e Gara-4 la panchina dei Cavs chiude con 3 punti totali: una bomba estemporanea di Korver. Draymond Green annuncia sul suo podcast di voler abbattere ogni record che ancora non appartiene ai Warriors, “la più grande dinastia mai vista”.

2. KD back home

Intervistato da Ramona Shelburne nel pre-partita di Gara-1, Kevin Durant biascica un: “DC I’m coming”. E’ con la cicca in bocca, la divisa da riscaldamento e quel pizzetto brutto che ogni tanto si lascia crescere. Ha la solita aria distaccata, quasi disinteressata e cattiva: forse una mossa di brand per apparire più figo.

Ha appena rivelato al mondo prima della partita più importante della sua vita che l’anno prossimo andrà a giocare per Washington. La sua situazione contrattuale glielo permette, si affrettano a dire alcuni. Anche gli Wizards, con due/tre semplici mosse, potrebbero liberare lo spazio necessario per blindarlo, fanno notare altri. E così, con una scelta di tempi e modi totalmente diversa dalla lettera con cui annunciò il suo passaggio sulla Baia la scorsa estate, KD proclama un nuovo cambio di maglia. Dopo una Gara-1 pessima, il prodotto di Texas sfugge ai microfoni. Nega di aver detto le parole che, cavolo, ha proprio detto. Dopo Gara-6, nella quale i Cavs spazzano via una Golden State in stato di deserto esistenziale e chiudono la serie, Durant conferma finalmente le parole famose. Sarà un giocatore degli Wizards. La sua mission sarà quella di spostare dal piedistallo dell’Est LeBron. Nel mentre, però, ha perso la seconda finale su due giocate.

3. Uncle Drew bitches

Saranno le NBA Finals di Kyrie Irving. Dopo aver mostrato qualche sgasata sulla fuoriserie nella serie contro Boston, contro Golden State uccide Curry, tanto da far titubare Bob Myers & co. sul rinnovo milionario da recapitare a casa #30. Irving tiene un irreale 78% dal campo in isolamento per tutta la serie. Raddoppiano, triplicano, mandano pure JaVale McGee: Irving non ne vuole sapere. La vasca da bagno al posto del canestro dura 240 lunghissimi minuti, ovvero il tempo che serve ai Cavs per chiudere Golden State nel forno a microonde più terrificante del pianeta (l’iso sul lato destro con Uncle Drew). Cleveland vince in-5 e Kyrie è il primo MVP che non si chiami LeBron in una serie di finale vinta da LeBron. Dedicherà le sue gesta eroiche alla Setta della Terra Piatta a cui appartiene, specificandone caratteristiche, origine e altro. Scoppierà un casino enorme, tanto che dovrà pronunciarsi sulla questione pure Donald Trump, con allegorico estintore per spegnere le fiamme. Mesi dopo, quando Cleveland farà visita alla Casa Bianca, Irving indosserà una maglia contro il surriscaldamento globale.

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Now you see him, now you don’t.

4. E se fosse una serie brutta?

Perché potrebbe anche essere così. Potrebbe anche essere questa una delle peggiori stagione degli ultimi vent’anni, perché no. Dopo quella storica dell’anno scorso, il primo anno dopo-Bryant verrà ricordato come l’inizio di un’epoca buia. La serie finale, infatti, non ha sollevato le sorti di una stagione sonnecchiante e – nell’immaginario comune – l’asciugamano lanciato da LeBron James contro JR Smith al termine di Gara-6 sarà l’epitome dell’arroganza delle stelle attuali. Golden State vince in 6 partite, KD proclama di non aver bisogno di allenamento estivo e Markelle Fultz si rivela un Joel Embiid senza la parte cestistica. Luka Doncic, già sicura prima scelta assoluta al Draft 2018, avverte questa scabrosa inversione di tendenza e non si dichiara eleggibile. La NBA capisce di essere sull’orlo del lastrico solo ad un lustro dalle Finals del 2017, quando LeBron James Jr. deciderà di portare i suoi talenti in Europa. Milano-Olympiakos, ai suoi occhi, è più attraente di Celtics-Lakers.

5. Uno scenario realistico

Almeno uno: Warriors in 6 dopo una serie ottima, con grandi spunti. Per esempio, viene messa a nudo l’inadeguatezza di Coach Lue: LeBron è costretto, in più riprese negli ultimi due episodi della serie, a correggere le chiamate del proprio allenatore. Golden State vince dopo che le prime quattro partite sono andate al padrone di casa. Golden State alla Oracle dà una grande dimostrazione di forza, vincendo con uno scarto totale di 46 punti. LeBron e Kyrie dominano Gara 3: tripla doppia ai 39 del Re, 41 + due canestri per porre fine alle ostilità di Kyrie. Gara 4 è tesissima, ma Cleveland riesce a vincere solo grazie a 19 dalla panchina di un redivivo Richard Jefferson e una pronosticabile (e attesa) serata felice al tiro di Kevin Love.

Il canestro per vincere ristabilire la parità nella serie doveva prenderlo Kyrie Irving, ma JR Swish intercetta la rimessa di LeBron ed è sicuro di avere grandi possibilità di segnare una tripla da due metri oltre l’arco col braccio di Curry in faccia. Infatti sbaglia, ma all’overtime ci pensa LeBron, freddo nel segnare due liberi con 5 secondi sul cronometro. Per Gara 5 si torna sulla Baia. A cantare l’inno è una stonata Natalie Portman e a bordocampo ci sono LaVar Ball in ciabatte e Antetokounmpo con penna e taccuino, perché sto greco è una spugna apprendi-cose. Golden State piazza la zampata vincente sul finire di terzo quarto, con un parziale di 15-2 che Cleveland non riesce più a ricucire. In questa partita anche: una memorabile schiacciata di Shaun Livington su Tristan Thompson, Dahntay Jones rompe un dito a Iguodala, Derrick Williams gioca il suo primo e ultimo minuto in una serie finale. In Gara 6 ci si aspetta una reazione del Re, in casa propria. E la reazione c’è, ma nessuno lo segue. Irving è in giornata-no, JR e Korver combinano un 1-12 dal campo per i primi tre quarti e all’inizio dell’ultima frazione di gioco, a risultato ormai compromesso, Lue si gioca la carta James Jones (wow, Coach). Curry e Durant danno il via, negli ultimi cinque minuti a +20, ad un remix di quella volta che Gilbert e Tracy… Ok sapete la storia. Golden State e Cleveland si incontreranno di nuovo in finale per tre volte, e Golden State le vincerà tutte. Il tabellino nelle Finals di LeBron sarà “carta straccia”: Bill Simmons scriverà “Be NOT like Mike”, il più duro pezzo mai scritto su LeBron e la sua legacy. Al termine del quale, ringrazierà, con un sincero:

North Coast Authentic sports illustration basketball nba GIF

“Thanks for memories”.

Ecco invece qualche consiglio per seguire l’unica serie più seguita del Trono di Spade. Da osservare nel dettaglio specialmente se saranno le vostre prime Finals.
1. Non dar mai per spacciata nessuna delle due squadre. Tutti i protagonisti hanno provato sulla loro pelle cosa significa rimontare ed essere rimontati: LeBron (Finals 2011), Kyrie (Finals 2015), KD (WCF, 2016), tutti gli altri Warriors (Finals 2016). Dopo aver sentito sulla propria pelle il morso del vampiro, nessuno vorrebbe provare mai la stessa sensazione.
Cosa fare. Puntare sulla squadra sotto 3-1 nella serie.
Cosa non fare. Puntare su un 4-0 Warriors, perché col cazzo che LeBron le perde tutte come quando c’era Sasha freakin’ Pavlovic.

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Chi era il Coach di quella squadra?

2. Seguite le partite in diretta, a qualunque costo. Nei timeout/a fine quarto/all’intervallo si vola sui social a leggere/scrivere cose. Non sarete gli unici a considerarla la migliore parte dell’anno, fidatevi.
Cosa fare. Puntare quarantasette sveglie, perché col drittone diventa lunga.
Cosa non fare. Mangiare pesante la sera.
3. Leggere tutto ciò che potete prima della serie Finale (big up se siete arrivati fin qui) e dopo le varie partite. Una serie così può cambiare in ogni momento, è fatta di tantissime sfaccettature ed è una partita a scacchi emozionante. Inoltre, secondo calendario ci sarebbero sempre due giorni tra una partita e l’altra (eccezion fatta per le due giocate a Cleveland), quindi c’è anche un sacco di tempo per tenere il passo.
Cosa fare. Seguire questo sito *emoji ammiccante*
Cosa non fare. Limitare il giudizio allo score finale, che è un “Non si legge un libro dalla copertina” in versione palla a spicchi.
4. Seguire Nick Sciria, Rob Perez, Matt Moore, Mike Zavagno, Zach “Mostraci la via” Lowe e altre persone molto ok per non parlarne come degli idioti.
Cosa fare. Leggere questo pezzo, scritto con amore da un vecchio amico religioniano.
Cosa non fare. Rinchiudervi con amici per giorni in casa guardando ogni partita di ogni serie finale dal 1979 ad oggi. Ma nemmeno fidarsi di lui.

Un altro po’ di scommesse random su queste Finals, con tanto di scelta multipla e calcolo probabilistico:

1. Riley Curry rivela chi è il suo giocatore preferito:
A. Manu Ginobili (60%)
B. Kevin Garnett (5%)
C. Carmelo Anthony (5%)
D. Seth Curry (30%)

2. LeBron rimpiange pubblicamente Donyell Marshall, forse per scherzare, forse no:
A. In conferenza stampa, testa tra le mani (20%)
B. Con un tweet (10%)
C. Durante una stretta di mano con Shumpert (40%)
D. Mentre tira un libero (30%)

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3. Love sale in tribuna da Tranquillo perché è stanco di essere presentato come quello parente di quello dei Beach Boys:
A. Incazzato nero (0%)
B. Brandendo una scarpa di Kay Felder (1%)
C. Con l’asciugamano sul collo (9%)
D. Chiedendo “Per favore” (90%)

4. Tristan Thompson fa lo stesso con Pessina e il suo “quello con le mani di ghisa”:
A. Incazzato nero (30%)
B. Brandendo Kevin Love (20%)
C. Salutando Matteo Soragna (0%)
D. Dicendogli che in realtà è vero, ha proprio le mani di ghisa (50%)

5. Klay Thompson porta il cane Rocco a Cleveland in Gara 4:
A. Per visitare con lui la Rock Hall of Fame (20%)
B. Per fare un giretto sul lago (25%)
C. Per fargli pisciare sulla tomba dei Cavs (25%)
D. Per fare compagnia alle figlie di Curry, nel frattempo diventate due (30%)

6. La serie finisce:
A. Warriors in 5 (15%)
B. Warriors in 6 (30%)
C. Cavs in 6 (25%)
D. Warriors in 7 (30%)

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