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Playoffs NBA 2015

Bulls-Bucks: Pagelle finali!

CHICAGO BULLS

Derrick Rose, voto 7,5. Dopo quello che ha passato negli ultimi tre anni, considerando che ha perso l’ultimo mese di regular season per sistemare il menisco operato nel 2013, giocare oltre 40 minuti di media fra Gara-2 e Gara-5 è già un successo; essere ancora il primo pensiero degli avversari nella metà campo difensiva è un altro risultato notevole, ma qui si sta parlando di D-Rose, quindi è lecito aspettarsi di più. E’ stato il più costante di tutti i Bulls, non nelle percentuali al tiro bensì nel gestire l’attacco e non perdere la testa contro l’insidiosa difesa di Milwaukee. Le sue scelte sono state sempre giuste ed ha giocato in pieno controllo, anche se in Gara-4 e Gara-5 ha avuto un calo fisico comprensibile che ne ha affossato il rendimento sotto forma di turnovers e tiri sbagliati.  Il voto scende ancora inevitabilmente per via degli ultimi sciagurati secondi di Gara-4, in cui ha restituito ai Bucks una partita che lui stesso gli stava strappando di mano. Nei momenti chiave delle partite c’è sempre una sua firma, segno che “sente l’odore del sangue” come ai bei tempi nonostante sappia affidarsi ad un supporting cast di altissimo profilo per lunghi tratti di partita. He’s (quasi) back!

Jimmy Butler, voto 8. Sidekick perfetto per Derrick Rose, quando fa il suo gioco di tagli, midrange e difesa nessuno è meglio di lui. E’ il top scorer della serie a un soffio dai 25 di media, confermandosi anche ai playoffs dopo la sua prima regular season da all-star. Ci mette sempre voglia e sfacciataggine, andando in lunetta 43 volte fra Gara-1 e Gara-5 e cimentandosi in sessioni di trash talking con chiunque gli capitasse a tiro. La difesa va e viene per via delle maggiori responsabilità offensive che si assume e appena abbassa la guardia Mayo e Middleton ne approfittano prontamente per segnare quei punti che i Bucks faticano a trovare. Gara-5 è il suo momento peggiore, si dimentica qual’è il suo gioco e nel tentativo di trascinare la squadra ferma troppo il pallone, forza tiri e in difesa non ha le energie per fermare i Bucks. Si riprende, come tutti, con una grande prestazione in Gara-6.

Mike Dunleavy Jr., voto 6,5. Niente di trascendentale, ma spazia il campo a dovere per i compagni tirando un ottimo 17-31 da tre punti. Uno dei migliori a ribaltare il lato in una serie in cui è fondamentale per trovare punti contro le trappole e i raddoppi dei Bucks. La sua importanza tattica va ben oltre ai numeri che produce, infatti nella funesta Gara-5 una delle ragioni della sconfitta dei Bulls è che Dunleavy sia stato abbandonato dai compagni dopo i primi tiri sbagliati, anche se erano stati ben costruiti e avevano messo alle strette la difesa di Milwaukee. Capitolo legnate: le prende, le restituisce e le prende ancora. Da non far vedere ai bambini del minibasket, ma in una logica di playoff se ti mostri remissivo nei confronti di chi ti aggredisce poi rischi che tutte le altre squadre pensino di poter fare i duri contro di te impunemente. Siccome sono cose che non dovrebbero succedere, anche se è comprensibile che un pochetto ci si legni in una serie così, NbaReligion gli abbassa il voto di mezzo punto per farlo sentire in colpa

Joakim Noah, voto 7: Buttiamo via i box score che con lui servono il giusto, l’energia ce la mette sempre, ed è l’unico a metterla anche in Gara-5. Viene battezzato ai limiti della presa in giro da Kidd e ad un certo punto giustamente inizia a farlo pagare con 10 e 11 punti in Gara-5 e Gara-6, ma soprattutto attaccando il ferro sui rimbalzi offensivi contro giocatori più piccoli. Le assistenze, la difesa ed il gioco di squadra ci sono sempre, la sua caratteristica e impareggiabile energia sta tornando dopo una stagione segnata dal difficile recupero dopo l’operazione al ginocchio subita in estate. Anche lui, come Rose, è quasi tornato, lasciando ben sperare una squadra che per arrivare fino in fondo ha bisogno dei suoi due pilastri in buone condizioni. Aveva una voglia matta di andare a Cleveland, ovviamente non in vacanza, e si è visto in campo.

Pau Gasol, voto 7. I Bucks hanno il terrore più nero di farsi battere ancora da un quarantello del catalano, per cui lo raddoppiano anche quando va in bagno. Lui, da giocatore intelligente qual’è, non forza oltremodo e rimanda fuori la palla appena arriva l’aiuto. I suoi punti nascono quasi tutti con i tiri dalla media sugli scarichi o sui rimbalzi offensivi, che tira giù due volte a partita; il suo piazzato non è particolarmente efficace in questa serie ma gli permette comunque di veleggiare sereno a 16 punti di media. Il suo contributo a rimbalzo è sempre notevole, infatti la prima volta in cui se ne assicura meno di 10 è la poco competitiva Gara-6. Conclude una serie in doppia-doppia, che non è da tutti, ma è la sua difesa a far la differenza: quando riesce a non essere un anello troppo debole della catena difensiva di Chicago, può restare in campo creando problemi agli avversari. Nelle partite in cui non difende i Bulls arrancano, soprattutto se l’attacco non è in giornata e servono i suoi punti; vedasi Gara-5, in cui era l’unico a segnare ma ha concesso davvero troppo sul suo lato del campo.

Panchina, voto 5. Aaron Brooks ridefinisce il concetto di “deleterio”, non sicuramente per mancanza di impegno o di stoffa, ma per questioni di matchup e difesa. Thibs non lo manda in campo quando c’è Carter-Williams, che in regular season gli segnò 30 punti in testa portandolo in post basso. La difesa che a tratti ha messo in difficoltà D-Rose ha mandato lui, e di conseguenza la second unit, completamente nel pallone: la palla non si muoveva mai da lato a lato, non andava in post e l’unico risultato erano tiri forzati allo scadere o violazioni di 24 secondi. Nelle due sconfitte dei Bulls i suoi inizi di secondo quarto difficili sono stati decisivi in negativo, tanto che il minutaggio è andato a calare durante la serie. Gli acciaccati Niko Mirotic e Kirk Hinrich non hanno potuto contribuire più di tanto e sarebbero stati fondamentali: Mirotic per aprire il campo in attacco e Hinrich per dare minuti di riposo a Rose senza subire come faceva Brooks. Taj Gibson soffre nei minuti in campo con Brooks, ma quando viene schierato con i titolari produce e impedisce a Kidd di giocare con quattro esterni. Snell trova molti minuti, la sua difesa è solida ma la produzione offensiva va e viene, come per Gibson, a seconda dei tiri che riesce a creargli chi sta in campo con lui.

Coach Thibodeau, voto 6,5. Lui gli aggiustamenti adeguati li fa, ma i giocatori non sempre li mettono in pratica nel modo giusto o giocando con la voglia necessaria. Visto che compito del coach è anche preparare la squadra mentalmente il voto non può essere più alto di così, mentre per la parte tattica come sempre Thibs è fra i migliori in circolazione. Quando i suoi si sono decisi a giocare al massimo Milwaukee è stata spazzata via in Gara-6, e questo lascia ben sperare, da ora in poi però se verrà a mancare la cattiveria sarà molto più difficile andare avanti.

MILWAUKEE BUCKS

Michael Carter-Williams, voto 7. Esordisci ai playoff, ti trovi davanti un Rose formato Windy City Assassin e pensi che forse era meglio stare sul divano con Nerlens Noel, birra e popcorn. MCW però non è tipo da alzare bandiera bianca facilmente, così in Gara-3 sul parquet amico sfodera una prestazione da 19 punti e 9 assist, trovando i tiratori e attaccando il ferro, che mette in seria difficoltà i Bulls, vincenti solo al secondo overtime sempre per colpa di quel Rose che non lascia tregua al nostro povero playoff rookie. Il capolavoro è la Gara-5 da 22 punti, 9 assist e 8 rimbalzi in cui fa la differenza portando i suoi Bucks sul 2-3 e mettendo davvero paura a Chicago prima della disfatta collettiva di Gara-6. Attacca con insistenza Gasol sui pick’n’roll e da lì nasce molto di quello che produce Milwaukee offensivamente, in un esordio nella postseason incoraggiante nonostante gli alti e bassi. La sua fisicità può mandare in crisi le guardie più piccole, e se dovesse ampliare il suo raggio di tiro diventerebbe un giocatore davvero temibile!

Khris Middleton, voto 7. Silenzioso e poco appariscente ma tremendamente efficace sui due lati del campo. Non è spettacolare e probabilmente non sarà una superstar ma gioca con calma da veterano e si aggira sempre attorno ai 20 punti segnati. Le sue braccia lunghe non saranno famose come quelle di Antetokounmpo, eppure è lui quello che ruba più palloni, fra cui quello decisivo in Gara-4 su Rose a 1,3 secondi dalla fine. Ha un impatto enorme sulle partite sia in attacco che in difesa, segna canestri pesanti ed è sempre lucido, non forza e non si fa scomporre da quello che gli accade intorno. Il suo gioco è completo: penetrazioni, midrange e tiro da tre punti, con i tiri dalla media pezzo pregiato del repertorio. Un giocatore che vorresti sempre nella tua squadra, se i Bucks riusciranno a tenerlo sarà sicuramente una parte importante del loro futuro.

Giannis Antetokounmpo, voto 6. Sarebbe più alto, ma ha la malsana idea di attaccare brighe con uno dei veterani più tosti della lega e, preso dalla frustrazione decide di avere l’ultima parola stendendolo in prima fila. I due fanno pace, almeno a parole, nel post partita, con Dunleavy che commenta “E’ un bravo ragazzo, non cambio la mia opinione su di lui nè sulla mia intenzione di andare in vacanza a Mykonos un giorno”. Tornando al basket giocato, Giannino non entusiasma offensivamente e Chicago lo battezza in modo spudorato senza che lui riesca a fargli cambiare atteggiamento nè con il tiro, nè servendo i compagni con più efficacia viste le sue grandi doti di passatore. Ad esclusione di una Gara-3 in cui trova la via del canestro segnando 25 punti, il suo contributo è preziosissimo in difesa e a rimbalzo, dove in collaborazione con Middleton, MCW e Henson genera turnovers a raffica, altera gli angoli di passaggio e taglia fuori giocatori di stazza superiore. Ha solo 20 anni e il futuro è suo, ma se vuole fare il passo da buon giocatore a stella deve acquisire più sicurezza nel suo tiro in modo che gli avversari lo rispettino.

Ersan Ilyasova, voto 5. Dovrebbe essere la carta in più dei Bucks per stanare i lunghi di Chicago dal cuore dell’area con il suo tiro da fuori e invece non si vede mai. Tira male, non mette mai in difficoltà Gibson e Noah mentre in difesa è decisamente il peggiore dei suoi. Kidd lo schiera sempre in quintetto ma concede più spazio a Dudley nel suo ruolo, fatta eccezione per Gara-5, in cui Taj Gibson costringe il coach a rimetterlo in campo nonostante produca poco oltre ad un 2-6 da tre punti, con l’unico merito di avere la stazza per non subire troppo il matchup con il sesto uomo dei Bulls. Delusione.

Zaza Pachulia, voto 5,5. Zaza fa quello che ci si aspetta da lui: botte e rimbalzi. Gioca solo 20 minuti a partita per via delle buone prestazioni di Henson, ma quando è in campo fa il suo compito senza perdersi in fronzoli o giocate che vanno al di là del suo bagaglio tecnico. Importante il suo contributo nel fermare Pau Gasol durante i primi minuti delle partite, così come i due spettacolari e rocamboleschi canestri che segna in due momenti chiave della trionfale Gara-5 in casa dei Bulls. Come Dunleavy dall’altra parte, mette in riga il rookie Mirotic con un paio di colpi proibiti ben assestati, guadagnandosi un’espulsione e un mezzo voto in meno da NbaReligion per il quale non dormirà la notte.

Panchina, voto 8. Henson, Dudley, Mayo e Bayless mettono in enorme difficoltà la second unit di Chicago, e spesso almeno due di loro chiudono le partite al posto dei titolari. Il tiro da tre di Mayo e Dudley è imprescindibile per Milwaukee, così come le prestazioni di Bayless che mettono in ombra il più quotato Aaron Brooks. Henson porta atletismo e freschezza al posto del letargico reparto lunghi titolare, stoppando, tagliando fuori e andando a rimbalzo offensivo, consentendo così a Kidd di schierare quintetti piccoli con Antetokounmpo o Dudley da numero 4. La panchina è stata fondamentale per Milwaukee, il fatto che abbiano messo sotto quella dei Bulls è il motivo principale per cui la serie è arrivata a Gara-6.

Coach Kidd, voto 9. I suoi ragazzi danno tutto, lui mette in difficoltà il maestro della difesa Thibodeau con le sue strategie difensive aggressive e vince Gara-4 facendo fare la figura del pollo a Derrick Rose. Più di così non poteva fare, dopo un inizio difficile con i Nets la passata stagione ha trasformato i Bucks da ultima in classifica a squadra da playoff nonostante l’infortunio a Jabari Parker. Sta plasmando la squadra esattamente come la desidera, e con il rientro di Parker avrà lo scorer che tanto è mancato in questa serie. Giù il cappello di fronte a quello che sembra destinato a diventare un grande allenatore!

 

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