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Road To Draft

Road To Draft 2014 : Doug McDermott

Douglas Richard “Doug” McDermott, questo è il nome completo di uno dei giocatori migliori nella storia dell’ NCAA che, indipendentemente dall’esperienza che maturerà nei pro, rimarrà per sempre negli annali del college basket e nella memoria dei tanti che hanno avuto modo di goderne le gesta. Il “nostro” Doug nasce a Grand Forks ( North Dakota ) il 3 gennaio del 1992 ed

Doug McDermott e Harrison Barnes ai tempi della High School

iniziare a masticare basket sin dalla più tenera età, incoraggiato dal padre, Coach Greg McDermott che lo allenerà poi a Creighton; frequenta la Ames High School in Iowa, dove, supportando Harrison Barnes, altra futura stella NBA nei Golden State Warriors, porta a casa due titoli statali, concludendo la sua stagione da Senior a 20.1 punti e 7.8 rimbalzi di media. Una volta deciso di seguire il padre, ora allenatore dei Creighton Bluejays nella Missouri Valley Conference ( MVC ), per McDermott iniziano a spalancarsi le porte della storia: la stagione da Freshman in Omaha è più che degna di nota ed inizia a segnalarlo sulla cartina degli scout Nba, i quali prendono nota dei 14.9 punti e 7.2 rimbalzi di media nella stagione d’esordio e soprattutto dei 581 punti messi a referto nella MVC, record di conference ogni epoca per un Freshman. Al termine del suo anno da Sophomore, dopo aver viaggiato a 22.9 punti di media ( terzo scorer nel rank nazionale ) viene insignito del titolo di MVC Player of the Year ed inserito nel primo quintetto All-America dall’ NABC, primo nella storia di Creighton, università di cui stabilisce anche i record in una singola stagione di: punti ( 801 ), canestri ( 307 ) e percentuale da 3 punti ( 48.6% ), trascinando i Bluejays al terzo turno del torneo NCAA ( sconfitti 73-87 da North Carolina ). Anno da Junior chiaramente da copertina per McDermott che vola al torneo NCAA con i suoi Jays, vedendo interrotti i propri sogni di gloria nuovamente al terzo turno per mano di Duke: primo nella nazione per punti segnati ( 834 ) e secondo per media punti ( 23.2 ), viene inserito ancora nel primo quintetto All-America, ritoccando il record di punti segnati in una singola stagione da un giocatore di Creighton, e diventandone il top scorer ogni epoca. Pronto per il grande salto tra i pro, decide comunque di restare un ultimo anno in Omaha pertentare l’assalto al torneo e per iscrivere ancor più saldamente il proprio nome nell’albo degli immortali del basket collegiale: da un lato fallendo, vista l’interruzione della corsa degli Jays al terzo turno contro Baylor, dall’altro vivendo una stagione incredibile, cristallizzatasi nella conquista di diversi riconoscimenti e primati. Doug McDermott saluta infatti il mondo del college laurendosi e guadagnando la fama di uno dei più forti giocatori ogni epoca a livello universitario: nella sua ultima stagione entra per la terza volta consecutiva nel primo quintetto All-America (29 anni che non accadeva ), è il Consensus National Player of the Year ( ossia risulta essere il migliore in tutti i premi di questo tipo: Wooden, Naismith, NABC, AP, USBWA e Sporting News ), top scorer nazionale a 26.9 punti a partita, chiude a quota 3150 punti realizzati ( quinto migliore nella storia dell’NCAA ) frutto di 135 partite in doppia cifra ( record ogni epoca ), a cui ha aggiunto 1088 rimbalzi diventando uno dei tre giocatori della storia dell’NCAA ad avere almeno 3000 punti e 1000 punti. Un giocatore completo, esaltante, il cui passaggio tra i pro nasconde diverse incognite. Passiamo ora ad analizzare, come di consueto, pro e contro di uno degli elementi più interessanti di questo ormai più che celebrato Draft.

Padre e figlio: Coach Greg e Doug

 

Il punto di forza del gioco di McDermott risiede sicuramente nella sua capacità di realizzare un canestro, sostanzialmente in ogni modo, il suo arsenale offensivo è pressoché illimitato: efficace dal post, dalla media, in penetrazione dove conclude facilmente con entrambe le mani e, forse, soprattutto, dal perimetro. Avendo avuto la possibilità, negli anni al college, di poter giocare da PF, Doug ha sviluppato delle abilità in post notevoli: capace di girarsi e farsi leva su entrambe le spalle per aggirare il difensore, è in grado di poter sfruttare anche movimenti al tiro come il fade away jumper di matrice “nowitzkiana” su una gamba sola, ai quali aggiunge un buon numero di finte in caso di necessità, oltre a rendersi pericoloso anche con il passaggio dal post, grazie alla sua ottima visione di gioco e alla vena tutt’altro che egoistica con cui calca il parquet.

I seguenti video ci danno un’idea del come McDermott sfrutti sapientemente il post, oltre che il resto del suo bagaglio offensivo di cui parleremo subito dopo:

 

 

 

 

 

 

 

Detto del gran lavoro di piedi e dell’efficacia in situazioni partendo dal post, è bene, ora, sciorinare un paio di statistiche che vi rendano facilmente l’idea di che tipo di tiratore sia questo ragazzo: percentuali di realizzazione del 52.5%, 60.1%, 54.8% e 52.6% nei quattro anni in Omaha ( rispettivamente su tentativi 419, 511, 518, 627 !!! ) con 40.5%, 48.6%, 49% e 44.9% da 3 punti ( percentuali incredibili soprattutto se rapportate al numero di tentativi 116, 111, 157, 214 ) e una media complessiva dell’ 82% ai liberi. Numeri da capogiro, specialmente relazionando le percentuali al numero di tentativi di cui si è reso protagonista, e di certo, numeri non casuali: spalle immediatamente rivolte a canestro, rilascio alto e velocissimo del pallone, movimento di polso da non fare invidia ai più grandi tiratori della storia di questo sport che amiamo; il tutto a far da corollario ad un’intelligenza di gioco e una pratica data dai molti anni di allenamenti con il padre che permette all’ex Creighton di sfruttare ogni tipo possibile di tiro, dimostrandosi letale sia nel catch and shoot che dal palleggio.

I video che seguono continuano nello sforzo di palesarvi le straordinarie abilità offensive di McDermott, consigliamo di notare le capacità di cui dispone nello sfruttamento dei blocchi che gli vengono portati.

 

 

 

 

http://youtu.be/3SWjG3SFi7s

 

 

Se ci fermassimo qui nell’analisi, McDermott meriterebbe l’MVP per manifesta superiorità appena entrato nella lega, ma a fare da contraltare a quanto detto sopra emergono molti dubbi sull’adattamento con cui il giocatore dovrà fare i conti nel passaggio tra i pro. È un ragazzo molto intelligente, con Q.I. cestistico notevolmente sopra la media, un lavoratore eccellente, ben disposto al sacrificio ed abituato sin dalla più tenera età ad essere allenato e potrà comunque sopperire alle mancanze di cui discuteremo tra poco. Prima di affrontare le problematiche del suo gioco, vi invitiamo a guardare queste sue due performance, paradigmatiche del suo talento, clinic di tutto il suo repertorio. I due video in questione sono le prestazioni che ha offerto contro DePaul e, nella Senior Night, contro Providence, partita durante la quale ha stabilito il career high di 45 punti.

 

 

 

 

 

 

Le considerazioni da fare circa quello che pagherà McDermott, in termini di debolezze, tra i pro, si sostanziano su fisico ed atletismo: l’ex numero 3 dei Bluejays non ha una stazza imponente e nemmeno una buona apertura alare, il che, se aggiungiamo un atletismo ed una rapidità al di sotto degli standard Nba, comportano non pochi problemi. Non abbastanza alto e robusto per poter giocare da PF, non abbastanza rapido ed agile per giocare da SF; esiste davvero il rischio che in attacco non risulti essere un fattore perché facilmente annullabile da molti difensori entrambi i ruoli, e se non riuscisse ad essere incisivo nella metà campo offensiva… in quella difensiva non lo sarà con ogni probabilità. A livello collegiale non è mai emerso come difensore, i suoi recuperi e stoppate sono davvero miseri, è sì un giocatore intelligente ma sembra applicarsi quasi esclusivamente in attacco, inoltre, come detto, le sue mancanze a livello fisico dovrebbero essere un mismatch continuo in ottica Nba.

 

Molto dipenderà dal sistema in cui verrà inserito, certo è che alcuni vantaggi in ottica Nba li avrà eccome: per esempio, a differenza di Creighton, quello di avere compagni di livello e non essere costantemente raddoppiato-triplicato nel corso di tutto il match. Le lacune difensive potrebbero essere nascoste all’interno di qualche buon sistema difensivo di squadra, ma viene da chiedersi se, in molti contesti, quanti minuti potrebbero essergli concessi dall’allenatore nel qual caso questi fosse disposto a passar sopra all’utilità nella metà campo difensiva a favore di un attacco più esplosivo. Comunque sia parliamo di uno dei giocatori ad aver avuta la miglior carriera collegiale, dimostrando talento e capacità di apprendimento e difficilmente qualcuno vorrà fare a meno di tentare la scommessa nella lottery o al massimo a metà primo giro. Non resta che attendere giovedì 26 giugno per porre termine alle domande e ricevere le risposte che cerchiamo.

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