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Road to Draft 2014: Elfrid Payton

Di Elfrid Payton e della sua storia vi avevamo già parlato in qualità di prospetto poco conosciuto ai non addetti ai lavori, ma tremendamente interessante: ora, dopo oltre due mesi e un’insperata partecipazione al torneo NCAA (sebbene durata una sola partita), stiamo parlando di una scelta al primo giro che sembra sempre più sicura e, vista anche la permanenza al college di giocatori come i gemelli Harrison, di una delle guardie più interessanti nel panorama del Draft 2014. Andiamo allora a conoscere meglio l’Elfrid Payton giocatore nei suoi punti forti e nelle sue lacune, cercando di proiettarlo anche al livello NBA che presto gli competerà.

Uscito dal college dopo il suo anno da junior, ma ancora giovanissimo (è 3 settimane “meno giovane” di Embiid) Payton è uno dei giocatori più intriganti e con maggior potenziale dell’ NBA che verrà. Il primo aspetto che salta agli occhi anche solo osservando il giocatore da fermo o in foto è la sua ottima struttura fisica e specialmente la sua lunghezza che, per il suo ruolo di play, è notevole anche in ottica NBA: parliamo infatti di un 6’4” (sostanzialmente 1.93 cm) superiore quindi a play-guardie come Lillard e Curry e nettamente superiore a giocatori come Chris Paul, ma ciò che lo rende ancora più interessante e pericoloso in diversi aspetti del gioco è la sua “apertura alare” di 6’7” (due metri abbondanti) che, in relazione al suo ruolo e alla sua altezza ha poco da invidiare a quella di un giocatore come Wiggins. La cosa più importante però è il fatto che Elfrid sappia sfruttare appieno queste sue doti fisiche, come possiamo vedere in questo video, relativo ai mondiali U-19 della scorsa estate, dove Payton si mise in luce:

Come mostrato nelle immagini uno dei maggiori punti di forza del ragazzo è il suo lavoro in difesa: archiviati i vantaggi fisici che sicuramente lo aiutano specialmente nella difesa sulla palla, Payton si mette però in mostra anche per delle eccellenti doti di anticipatore (oltre due rubate a partita), per un ottimo movimento di piedi, una buonissima velocità laterale e per delle ottime letture. Anche nell’unica partita al torneo dei suoi LA-Lafayette Ragin Cajuns Elfrid è riuscito a mettersi in mostra difendendo competentemente in diversi possessi su tale Doug McDermott, non proprio l’ultimo dei realizzatori collegiali: i 30 punti finali con 13-23 della stella di Creighton non parlano per l’ottimo lavoro fatto da Payton e co., arrivati a poco da un upset poi realizzato da Baylor al turno successivo. Con un po’ di lavoro in sala pesi potremmo trovarci davanti ad un ottimo difensore NBA tanto contro i pari ruolo quanto contro guardie e perché no, ali piccole.

Anche il lavoro a rimbalzo è ottimo, Elfrid sfrutta infatti appieno la sua lunghezza in questo ambito, come dimostrano gli oltre 6 rimbalzi catturati di media (più di due a partita quelli offensivi), aiutando così anche la sua squadra ad attaccare in transizione grazie alle sue ottime aperture dopo i rimbalzi catturati.

Finora abbiamo esaltato la sua difesa e i suoi rimbalzi, ma stiamo pur sempre parlando di un futuro playmaker NBA, come si comporta quindi in attacco e nella creazione di gioco questo prospetto? Offensivamente Payton è un giocatore ottimo nel creare gioco per i compagni: i suoi circa 6 assist di media e i risultati ottenuti dalla sua squadra, ma anche il non scontato mondiale U-19 ottenuto con gli USA, dimostrano come il ragazzo sia un ottimo compagno di squadra, generoso e facilitatore sia in contesti dove è il giocatore più talentuso (al college) che in ambiti dove è il quinto giocatore della squadra (team USA) orchestrando con capacità il gioco dei compagni, in un basket dove ormai questo tipo di giocatori è sempre più raro. Le sue doti di playmaking sono ottime, con Elfrid che si dimostra capace sia in situazioni di pick’n’roll che in transizione. Qui lo vediamo all’opera, sempre ai mondiali U19:

Come abbiamo potuto vedere il giocatore è dotato di un’ottima visione del campo, con le sue misure che gli permettono di avere la meglio su difensori più piccoli e che difficilmente possono ostrurgli la visuale di gioco.

Quando si parla di mettere a referto punti Elfrid può contare su delle eccellenti doti di penetratore: un primo passo molto veloce, ottimi movimenti e la sua lunghezza unita ad un notevole atletismo lo rendono difficilmente fermabile, vista anche la sua capacità di andare a sinistra quanto a destra, che a livello collegiale lo ha portato ad ottenere moltissimi tiri liberi (circa 9 tentati a partita) e a concludere con continuità al ferro:

Non possiamo però far finta di nulla e parlare del suo attacco senza vedere l’elefante nella stanza, IL problema principale del giocatore è infatti la sua scarsa efficienza offensiva ed i numeri parlano quanto mai chiaro: un risicato 60% ai liberi, il 25% da tre su meno di due tentativi a partita e solo il 32% delle proprie conclusioni arrivate con dei jumper dipingono un quadro non molto incoraggiante in prospettiva di realizzatore NBA, dove senza miglioramenti verrà “battezzato” con costanza.

Il suo tiro è meccanico e con poca parabola ed anche le conclusioni al ferro, sebbene siano il pane quotidiano del giocatore, sono troppo spesso imprecise e poco incisive anche dato il fisico ancora esile e un uso non sicuro della mano debole: la situazione andrà migliorata, perlomeno finché non sarà dotato di un jumper rispettabile. Payton ha un buon trattamento di palla e delle sue doti di playmaking abbiamo già parlato, ma ciò non lo salva da palle perse decisamente troppo numerose: quasi 4 turnover di media per di più giocando nella non eccellente Sun Belt (sebbene il ragazzo abbia dimostrato di salire di colpi con l’elevarsi della competizione) sono un dato parecchio negativo, ma che ci sembra ampiamente aggiustabile dato che molti sono errori non forzati frutto di scarsa attenzione più che di lacune tecniche o di scarsa manualità. Vero è però che l’NBA spesso non perdona e Payton dovrà esserne ben cosciente per non bruciarsi delle occasioni per delle stupide disattenzioni.

Insomma ci troviamo di fronte ad un giocatore dall’ottimo potenziale, difensivamente e fisicamente (a patto di mettere su qualche chilo) un professionista NBA a tutti gli effetti, non sarà un rookie-superstar, ma non è detto che ciò sia negativo per lui, vista la sua abilità nell’essere un giocatore utile quando circondato da compagni di talento. Giocare con attenzione per tutto il tempo in cui calcherà il parquet evitando errori gratuiti e mettere in faretra un tiro apprezzabile sono i due imperativi di un giocatore che, qualora dovesse riuscire in entrambi gli aspetti e il tempo non gli manca, potrebbe nel giro di 5 anni essere uno di quei giocatori NBA che magari non “sposteranno”, ma che tutti vorranno nella propria squadra, per completezza, intangibles e difesa.

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