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Editoriali NBA

And the Oscar goes to…

Superata la boa dell’All Star Game, la stagione NBA 2013-14 si avvia verso il proprio epilogo. Squadre, giocatori ed allenatori sono tutti concentrati, chi più chi meno, sul terminare al meglio l’ennesima campagna nella Lega, cercando di centrare gli obbiettivi prefissati. Certo, magari questi differiscono da franchigia in franchigia, con alcune che lottano per avere il miglior record assoluto, altre per la mera entrata nei Playoffs, altre ancora per avere più palline colorate in vista del Draft di Giugno.

Così, anticipando di una settimana la tradizionale cerimonia che si tiene in quel di Los Angeles, noi di NbaReligion vi proponiamo i nostri personalissimi Oscar di metà stagione, per premiare i migliori, a nostro avviso, nelle varie categorie per quanto dimostrato sino a Febbraio.

Miglior attore protagonista (MVP)

Il premio forse più ambito va, tramite plebiscito, a Kevin Durant. La stella degli Oklahoma City Thunder sta trascinando la franchigia sin dalla prima palla a due, caricandosi sulle spalle la squadra in contumacia Russell Westbrook. OKC ha, attualmente, il miglior record della Lega, merito anche del proprio numero 35. Siamo al career-high per punti di media, 31,1, frutto di un Gennaio stratosferico, al limite del surrealismo. Con KD non ci fermiamo certo qua: massimi in carriera anche alla voce assist, 5,5, e recuperi, il tutto tirando con percentuali astronomiche. Ovviamente la propria storia personale verrà scritta dal cammino nella postseason ma, a meno di crolli al momenti imprevedibili, non dovrebbe sfuggirgli il primo titolo di MVP della Lega.

Migliori effetti speciali (Most Improved Player)

La grande annata degli Indiana Pacers non può certo passare inosservata. La nostra scelta, per quanto concerne tale premio, va a Lance Stephenson, funambolica guardia della franchigia dell’omonimo stato. Born Ready, giunto al quarto anno nella NBA dopo esser stato scelto al numero 40 del Draft 2010, sta migliorando ogni singola voce statistica nella sua ancora giovane carriera. 14,2 punti, 7,3 rimbalzi e 5,2 assist, guidando la Lega per triple doppie realizzate. Sporca molto il foglio, non sempre prende le decisioni più giuste scadendo in banali errori ma, anche grazie al proprio stile sul parquet, è diventato l’idolo dei tifosi Pacers. Altre nomination per Anthony Davis, prossima superstar in rampa di lancio, Nicolas Batum, Andre Drummond, DeMar DeRozan e Markieff Morris. Starà a loro confermare nella seconda parte di stagione quanto fatto di buono nei primi mesi di regular season.

Miglio montaggio (Defensive Player of the year)

Anche in questo caso pochi dubbi all’interno della redazione. Con maggioranza bulgara la scelta è ricaduta su Roy Hibbert, baluardo difensivo degli Indiana Pacers. Pur mostrando diversi limiti, soprattutto dopo l’esplosione negli scorsi Playoffs, il centro giunto alla sesta stagione nella Lega è diventato il pezzo più importante per la migliore difesa NBA. Non sono le tradizionali statistiche a venire incontro a tale tesi, pur non disprezzando le 2,5 stoppate ad incontro, quanto l’irrisoria percentuale concessa al ferro (49,7%). Con Hibbert in campo, il canestro dei Pacers diventa quasi inespugnabile, facendolo diventare il favorito d’obbligo di tale premio. Menzioni speciali anche per il solito Anthony Davis, DeAndre Jordan, miglior rimbalzista del campionato, Joakim Noah, anima dei Bulls, ed Andrew Bogut.

Miglior attore non protagonista (Sixth Man of the year)

Scelta difficile quella del miglior panchinaro della Lega, anche perché i tanti infortuni hanno scombinato molte rotazioni che erano in mente agli allenatori nei sogni pre-stagionali. Ciononostante, si conferma Jamal Crawford il sesto uomo di lusso per Doc Rivers e soci. Partito in quintetto in 20 gare su 57, cosa che non succedeva da 5 anni, Crawford è approdato tra i primi 5 in assenza di Chris Paul. La produzione è sempre ad alti livelli, con quasi 19 punti di media, dimostrandosi, per l’ennesima volta, il catalizzatore dei palloni più scottanti sotto pressione. Per i Clippers è l’elemento perfetto nei quarti quarti, grazie alla capacità di costruirsi un tiro in un battito di ciglia. Completano l’ideale podio Taj Gibson e Nick Young, con quest’ultimo che si è rivelato una delle poche note liete della stagione dei Los Angeles Lakers. Infine menzioni anche per Reggie Jackson ed Isaiah Thomas due che, per motivi differenti, si sono ritrovati in quintetto dall’oggi al domani ma che hanno mostrato buonissime cose anche partendo dalla panchina.

Miglior sceneggiatura originale (Rookie of the year)

Grazie soprattutto ad una partenza bruciante, il nostro uomo per tale titolo è Michael Carter-Williams, point guard dei Philadelphia 76ers. Scelto alla posizione numero 11 allo scorso Draft, l’ex Syracuse ha mostrato da subito di che pasta fosse fatto, sfiorando la quadrupla doppia all’esordio contro i Miami Heat. Sfruttando la propria altezza, atipica per il ruolo, MCW ha avuto un ottimo impatto sui Sixers, facendo ben sperare per il futuro della franchigia. Le cifre, attualmente, recitano 17,3 punti, oltre 5 rimbalzi e 6 assist di media, il tutto condito da 2 recuperi ad incontro, vera specialità della casa. Da migliorare, già dall’anno prossimo, le percentuali complessive e le troppe palle perse, ma il favorito d’obbligo per la vittoria finale non può che essere lui. Gli altri due rookie che, a nostro giudizio, si sono distinti all’interno della massa dei debuttanti, sono stati, a pari merito, Trey Burke e Victor Oladipo.

Miglior regia (Coach of the year)

Con il massimo delle preferenze, abbiamo deciso di premiare Jeff Hornacek, coach debuttante della più grossa sorpresa della stagione, i Phoenix Suns. Contraddicendo quanto preventivato in sede di pronostici, Jeff ha condotto i suoi ad una stagione, sin qui, da ricordare, mostrando ottime abilità da head coach che potrebbero ulteriormente migliorare in futuro. Ex protagonista dei Jazz di Stockton and Malone, Hornacek ha ricevuto vari attestati di stima dai suoi colleghi in questi mesi, diventando il favorito per la vittoria finale del trofeo. Dietro di lui Terry Stotts, capo-allenatore dei Portland Trail Blazers, altra nota lieta della stagione. Menzioni anche per Frank Vogel, coach dei Pacers, e per Mike Budenholzer di Atlanta, anch’egli al primo anno in solitaria su di una panchina.

Alessandro Scuto

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