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Editoriali NBA

Come l’estensione contrattuale di Kobe complica i piani dei Lakers!

La notizia, resa nota 3 giorni fa via Twitter, sta facendo discutere (e non poco) appassionati ed addetti ai lavori (clicca qui per l’articolo). Hanno fatto bene i Lakers a rinnovare (a quelle cifre) il contratto a Bryant? Non sarebbe convenuto aspettare e valutarne le condizioni fisiche? Quanto si complica il progetto di ricostruzione della franchigia da portare avanti nelle prossime sessioni di mercato?

SBNation.com, testata sportiva americana, ha trattato ieri in uno splendido editoriale tutte le problematiche e le opzioni che da esso scaturiscono. Analizziamone insieme qualcuna.

I Lakers, dopo la dolorosa e complessa dipartita estiva di Howard alla volta di Houston, hanno fortemente improntato i loro progetti per il futuro al perseguimento del solo obiettivo di liberare spazio salariale per la free agency 2014 (e in parte 2015). Metta World Peace è stato amnistiato senza pietà e l’avere nel roster tanti giocatori in scadenza ha lasciato aperte le porte ad un rivoluzione totale della squadra a partire dalla prossima stagione.

Che il rinnovo di Kobe sarebbe stato un passaggio decisivo in questo processo di ricostruzione lo si sapeva già da tempo. Le cifre (sbalorditive secondo molti) del prolungamento di contratto fanno si che inevitabilmente gli scenari futuri si restringano ed assumano altri contorni. Vediamoli insieme.

La tabella riportata di sopra conteggia i salari che ad oggi i Lakers dovranno pagare nella prossima stagione. A questi vanno poi aggiunti i dollari da investire per la scelta al primo giro di cui i losangelini dispongono al prossimo draft. Il suo valore ovviamente dipende dalla posizione in classifica al termine della Regular Season e dalla successiva Lottery. Considerando quindi l’ipotesi di un’undicesima scelta (visto l’attuale andamento dei gialloviola è pensabile che essi restino fuori dalle prime dieci) il monte salari diventerebbe:

Difatti, secondo quanto calcolato da Larry Coon (per i pochi che non lo sapessero, uno dei maggiori conoscitori di regole ed eccezioni salariali del mondo NBA) l’ammontare del prossimo salary cap sarà pari a 62,9 milioni di dollari, lasciando quindi a disposizione di Mitch Kupchak più di 21 milioni di dollari. Con questa cifra il sogno di prendere 2 top player (per dirla alla calcistica) ovviamente va accantonato, ma lo spazio di manovra resta comunque ampio.

Essendo infatti l’importo dei contratti NBA legato agli anni trascorsi nella Lega, il massimo che i giocatori possono richiedere varia da caso a caso. Nell’immagine sopra riportata vengono incasellati i valori riguardanti rispettivamente un giocatore con 10 anni di “esperienza”, quello che può essere corrisposto a Carmelo Anthony (uno dei nomi caldi, almeno fino a 3 giorni fa) e l’importo da offrire ad un giocatore con meno di 6 anni NBA alle spalle (che ne so, un Monroe ad esempio..).

Il valore del salario da corrispondere a Lebron James in realtà è al di sotto di quello previsto per i veterani riportato di sopra (poco più di 20 milioni), dovuto al fatto che il numero 6 degli Heat per “rientrare” nel cap del 2010 di Miami ha rinunciato ad una piccola parte del suo salario (quindi tecnicamente rientrerebbe nello spazio a disposizione dei Lakers).

La domanda però diventa: ammesso e non concesso che ci sia tale spazio, James accetterebbe una situazione del genere? Quanto può essere allentate giocare con due “vecchietti” acciaccati e un sfilza di giocatori presi al minimo?

I Lakers diventerebbero più appetibili qualora riuscissero a creare ulteriore spazio “sacrificando” Steve Nash. Le possibilità per farlo sono due:

utilizzare la Stretch Provision, cioè spalmare i quasi 10 milioni del playmaker canadese nel doppio del tempo + un anno aggiuntivo. In sostanza, visto l’anno residuo di contratto che spetta a Nash, i Lakers riporterebbero nel proprio salary la cifra di poco più di 3 milioni per i prossimi 3 anni;

fare ricorso al cosiddetto “medical retirement”, ossia dichiarare l’inabilità fisica del giocatore e cancellare totalmente dal monte ingaggi lo stipendio del 10 in gialloviola.

Lo spazio salariale aumenterebbe e, anche nel caso di acquisizione di una superstar come Anthony, ci sarebbero ancora soldi da poter investire (vedi tabella).

Certo, quei verdoni sarebbero stati molti di più se il 35enne nativo di Philadelphia avesse fatto una scelta “alla Duncan” o “alla Garnett”, riconsiderando in maniera cospicua il suo stipendio e accettando un’offerta da 12 milioni di dollari (come fatto sul finire delle rispettive carriere dai giocatori precedentemente citati).

In questo caso, come mostrano i numeri, la possibilità di sognare il “doppio colpo” ci sarebbe stata (o un’acquisizione più il rinnovo di Pau Gasol), ma, purtroppo per i tifosi losangelini, questa è (e resterà) soltanto una vana speranza.

L’ultimo scenario ipotizzabile è quello quindi che la scelta ricada su un giocatore con pretese contrattuali inferiori. I due maggiori indiziati sono Eric Bledsoe e Greg Monroe, entrambi in scadenza il prossimo giugno. Se per il primo c’è la certezza che i Phoenix Suns saranno disposti a pareggiare l’offerta, per il lungo dei Pistons la cosa non è così ovvia, vista la difficile convivenza con Smith e Drummond.

Seguendo questa ipotesi il salary cap dei Lakers diventerebbe:

In sostanza, nella più rosea delle previsioni, resterebbero a disposizione della dirigenza dei gialloviola più di 15 milioni di dollari, con i quali rifirmare Jordan Hill (sempre più inserito nel contesto Lakers) e poi agire sul mercato per riempire le caselle vuote (“A.A.A. cercasi playmaker!”)

Di congetture ce ne sono (e se ne faranno) tante tante altre. Per ora l’unica certezza è la firma in calce ad un contratto da 48 milioni. Sicuramente dovuto (il contratto), ma forse un po’ troppo “riconoscente” (la cifra). Certo è che, nonostante tutto, se Kobe torna in condizione, se si sceglie bene al prossimo draft, se viene preso Monroe e se si riesce a riempire bene il roster, i Lakers potrebbero comunque diventare una squadra molto interessante.

Il problema (ad oggi) è che nella proposizione precedente ci sono talmente tanti “se” che neanche uno caparbio come Bryant riuscirebbe a farci la storia.

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