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Editoriali NBA

I Sixers e il loro incredibile inizio di stagione!

A tutto avrei pensato tranne che a ritrovarmi a commentare l’esaltante (e per molti aspetti clamorosa) partenza dei Philadelphia 76ers in questa Regular Season. Chiariamo da subito, le partite giocate sono soltanto TRE (e lo sappiamo tutti che non si possono trarre conclusioni definitive, ma anzi ci si può soltanto rifare a quelle che sono “indicazioni” più che delle vere e proprie tendenze).

Miami e Chicago in casa ed nel mezzo il volo a Washington per andare a giocare a casa dei maghi della capitale. Questo il calendario che attendeva coach Brett Brown e i suoi in questo inizio di stagione. Prima della prima palla a due scuse e parole di circostanza erano già pronte: “Beh ragazzi, ma cosa vi aspettavate.. Quest’anno si tanka!” (ogni riferimento a Wiggins NON è puramente casuale).

Il non poter disporre in questo inizio di stagione dell’ “ex” prima scelta assoluta Noel e l’aver scambiato Jrue Holiday con i Pelicans cercando di accumulare più scelte possibile sembravano aver fatto il resto. Al Wells Fargo Center aspettavano sì di vincere 3 partite, ma di racimolarle non prima degli inizi di Dicembre. E invece la partenza è stata di quelle che non ti aspetti.

I dati statistici (ripeto se non fosse ancora chiaro, sono totalmente parziali e legati ad un campione irrisorio di incontri) se possibile, fanno strabuzzare ancora di più gli occhi. Primi per PACE (ossia per “ritmo” imposto alla partita), primi anche per numero di tiri da 2 segnati e per palle rubate (e potrei continuare oltre).

Tutto questo frutto dell’atletismo e della “spensieratezza” (nel senso migliore del termine, non con l’accezione datagli da Stramaccioni qualche tempo fa) dei ragazzi di Philadelphia, guidati da un fantastico Michael Carter-Williams ed aiutati anche dalle conniventi e “spensierate” (in questo caso sì nel senso deteriore datogli dall’ex allenatore dell’Inter) difese avversarie.

In ragione di questo, volevo isolare alcune peculiarità dei Sixers venute fuori nell’ultima vittoria contro i Bulls (aver fatto segnare 63 punti in due quarti a questa versione della squadra di coach Thibodeau è incredibile quasi quanto il fatto che gli stessi si siano fatti rimontare venti punti di margine).

Il primo concetto è quello di space, il fatto cioè di riuscire ad allargare il campo, di far correre la difesa e trovare l’uomo in grado di prendere il tiro migliore.

Lavoy Allen (cerchietto verde) in punta col pallone aspetta che Anderson (cerchietto rosso) vada incontro a lui a prendere il consegnato.

In realtà il numero 9 dei Sixers finta il movimento, prendendo in contro tempo Butler (rosso) mentre il giocatore in punta (verde) è pronto ad effettuare il passaggio backdoor.

La difesa dei Bulls a quel punto fa densità nei pressi del ferro per impedire ad Anderson la conclusione ma, grazie al lavoro di Daniel Orton che blocca un eventuale stoppatore (giallo), egli riesce ad effettuare il terzo tempo, mentre un Dunleavy sempre più attirato dal pallone si dimentica di Morris (blu).

In aria con il pallone tra le mani e i difensori di Chicago totalmente floppati nei pressi del canestro (tutti e 5 hanno almeno un piede nell’area pitturata) la riapertura per Morris (verde) in angolo è delle più semplici.

Non soddisfatti della già alta qualità del tiro legata all’ottimo gioco dentro/fuori, l’extra pass per Wroten mette nella condizione migliore il giocatore numero 8 di prendere (e segnare) la tripla.

Ho voluto fare questo esempio perché, nonostante sia un’azione che coinvolge nella quasi totalità giocatori marginali nella rotazione di coach Brown, la “ricerca” di un gioco armonico (oh, lo dico per l’ultima volta, sono impressioni, non sentenze) sembra coinvolgere tutto il roster.

Certo è che quando a portare palla nell’altra metà campo si ha a disposizione un play alto 198 centimetri, le possibilità e le capacità di visione “periferica” aumentano di conseguenza. Vediamo sempre alcuni frame di un’altra azione contro i Bulls.

MCW, marcato da DRose (rosso), vira verso Turner pronto a sfruttare il “blocco involontario” portatogli dal compagno che avanza verso la metà campo avversaria.

L’MVP del 2011 decide di passare dietro sul blocco (rosso), lasciando al rookie di Philadelphia la possibilità di scegliere il lato d’uscita.

Incrociando il palleggio il giocatore dei Sixers coglie di sorpresa Rose, costretto a questo punto ad inseguire da dietro (rosso), mentre la difesa degli uomini di Thibodeau è costretta a ruotare, mandando Boozer (verde) su MCW e lasciando inevitabilmente soli uomini sul perimetro come Wroten (blu).

La straordinaria statura permette al rookie di “buttarsi” contro Boozer senza perdere la possibilità di vedere i compagni sul perimetro (rosso) e i tagli sulla linea di fondo (blu) (chiedo scusa per la pessima qualità dell’immagine, che non sono riuscito a “ricavarla” meglio).

In ragione di questo il passaggio a questo punto per Wroten è automatico ed al numero 8 non resta nient’altro da fare che appoggiare un comodo layup al tabellone (rosso).

A questo potremmo aggiungere la qualità del pick and pop di Hawes o l’imprevedibilità di Turner (23 di media in questo inizio stagione) e tante altre cose che in questi primi giorni stanno funzionando in casa Sixers.

Tutto questo per dimostrare cosa, che Philadelphia vuole puntare alle 35 vittorie? Che vuole lottare per l’ottava piazza ad Est? Assolutamente no. Serve soltanto ad evidenziare come, nonostante il progetto sembrasse di quelli pensati “ad hoc” per provare a battere il record ogni epoca di sconfitte (appartenente tra l’altro proprio alla franchigia della città dell’amore fraterno), non ci si accontenti di attendere la lottery, ma si cerchi in qualche modo di iniziare un processo di costruzione già da adesso.

La prossima partita contro Golden State? Tutta la vita favoriti Steph Curry e compagni, anche se già contro Miami e Chicago in molti la pensavano allo stesso modo e poi…

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