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Miami sul 3-1, James sugli scudi

Grazie all’effetto combinato di un’ottima difesa e di mani freddissime degli avversari, i Miami Heat hanno espugnato per la seconda volta consecutiva lo United Center, portandosi sul 3-1 nella serie. I campioni in carica sono stati sempre in controllo, tenendo a bada gli avversari e allungando nei momenti decisivi. MVP della partita il solito James.

Assenti per l’ennesima volta i tre tenori dei Bulls, anche questa volta ad assistere alla partita vi è uno spettatore abbastanza conosciuto da queste parti, Toni Kukoc. Il primo canestro di Chicago è un fuoco di paglia. I padroni di casa, infatti, sbaglieranno le successive 11 conclusioni che, abbinate alle palle perse, portano già in vantaggio di quasi 10 punti Miami. A tenere a galla i Bulls sono i rimbalzi offensivi, con Noah a farla da padrone come suo solito. In attacco Miami fa cose molto semplici. Wade viene cercato spalle a canestro diverse volte ma non riesce proprio ad entrare nella serie. Chi invece è tonico è Chris Bosh, che chiuderà il quarto a quota 10 con 5/6, quasi tutti long two, vero marchio di fabbrica dell’ex-Toronto. Per i Bulls Robinson appare scarico, Butler al solito è tra i migliori dei suoi con 6 punti. Al primo mini-riposo il punteggio è 21-15 Miami, un vero affare per Chicago che ha tirato sotto il 30%. Miami ha preso solo 5 rimbalzi contro i 14 degli avversari, di cui 8 sono in attacco.

Al rientro in campo vera e propria ovazione per Nazr Mohammed, autore anche di un bel canestro in fadeway. Il terzo fallo di Belinelli costringe Thibodeau a riesumare Rip Hamilton, che segna alcuni jumper che tengono in vita i Bulls ed aiutano a ricucire il primo tentativo di allungo di Miami. In questo frangente da segnalare il primo errore da tre punti di Norris Cole nella serie. Momenti non certo felici quelli vissuti dai tifosi degli Heat quando Wade si siede dolorante in panchina dopo una botta al ginocchio; Flash, ancora in ombra, rientrerà comunque in campo. Nate the Great è vittima di efficaci trap che lo costringono a banali perse. Nella crescente aggressività degli ospiti nella propria metàcampo, da segnalare la difesa da manuale di Battier su Boozer. Pure Miami sbaglia qualche passaggio di troppo, anche con lo stesso Lebron che però sale in cattedra attaccando maggiormente il canestro. Alla fine del secondo quarto è 44-33 per i campioni in carica, il minor numero di punti segnati all’intervallo quest’anno per i Bulls. Chicago tira 1/10 da tre punti ed anche il suo miglior marcatore, Boozer, a quota 8 con 7 rimbalzi, tira con pessime percentuali, 2 su 10. James è a 15 con 5 assist, che compensano lo 0 di Wade ed i troppi rimbalzi difensivi lasciati in mano agli avversari. Miami è andata spesso e volentieri in contropiede, come dimostrano i 15 punti segnati in questa speciale categoria statistica.

Nel terzo quarto la partita si fa bruttina. Tante palle perse da ambo le parti che impediscono ai Bulls di riavvicinarsi ed agli Heat di scappare via. Da segnalare un’atmosfera inesistente allo United Center, lo stesso palazzetto che era infuocato per gara-3 e nella serie contro i Nets. Non un bel segnale per Chicago. Si sblocca D-Wade con una schiacciata in contropiede su assist di LBJ, male il Beli, autore di un air-ball da tre in un momento importante. Chi vive una serata da incubo è Nate Robinson. Il folletto dei Bulls è stato sin qui l’anima della squadra, ma in gara-4 ha decisamente esagerato in senso negativo, incaponendosi nell’attaccare a testa bassa per cercare di dare una scossa, a sé stesso e ai compagni. Per lui 0/12 dal campo, una prestazione che ha avvicinato il recordo all-time nei Playoffs di 0/14, detenuto da Dennis Johnson (1978) e Reiser (1948). Robinson passerà tutto l’ultimo quarto in panchina, ripreso più volte impietosamente dalle telecamere. Miami ne approfitta e con un 10-1 allunga le mani sulla partita. La tripla sulla sirena di Cole fissa il punteggio sul 61-42 per gli ospiti, la cui difesa è stata eccelsa in questo periodo. Per i Bulls solo 9 punti nel terzo quarto, record negativo di franchigia nella postseason, frutto di percentuali molto basse.

Una tripla in apertura di ultimo quarto da parte di James porta Miami sul +20. Chicago si dimostra più aggressiva per non ripetere gli errori del periodo precedente. Il più attivo è Taj Gibson, che si vede però respingere al mittente da Andersen una schiacciata, sancendo di fatto la fine di ogni velleità di rimonta. Lo stesso Birdman è protagonista di un canestro avventuroso, che potremmo paragonare ai gollonzi resi celebri dalla Gialappa’s Band. Su passaggio impreciso tocca, in coabitazione con Teague, inavvertitamente un pallone che per volere degli dei del basket finisce la sua avventura dentro il canestro. E’ il segno che gli Heat sono in assoluto controllo, mentre Chicago abbandona la gara. I minuti successivi diventano una processione di tiri liberi che non cambiano l’esito della partita. Da segnalare per gli Heat gli ottimi risultati derivanti dal p&r Cole-James, con quest’ultimo che si fa trovare pronto alla ricezione proprio sotto il canestro avversario. Gli ultimi 3 minuti sono garbage time, con in campo tipici sventola-asciugamani come James Jones o Malcolm Thomas. Il punteggio finale è 88-65 Miami, che si porta così sul 3 a 1 nella serie. Nella serata da dimenticare per i Bulls altri due franchise Playoffs lows: punti segnati e percentuale dal campo (25,7%).

Solita prestazione di James, con 27+7+8, Bosh chiude con 14 punti e 4 stoppate, Wade 3/10 e tanta, tanta ruggine in corpo. Doppia doppia per Boozer con 14 e 12, ma 3/14 dal campo, 12 di Butler che si evita l’ennesima gara da 48 minuti filati.

Miami ha tirato col 48,5%, approfittando anche del 2 su 17 da tre di Chicago, che ha vinto alla fine la lotta a rimbalzo 46-36, prendendone ben 19 offensivi. Gli Heat hanno primeggiato nei punti in contropiede, 19-7, e anche in quelli nell’area, 36-20. Che non sia stata una partita per palati fini lo dimostrano le 33 palle perse complessive delle due squadre.

I Bulls sono scesi in campo con poco mordente, atteggiamento diametralmente opposto a quanto fatto vedere finora nella postseason. Se vogliono allungare la serie ed annullare il primo match ball di Miami dovranno ritrovare la grinta delle scorse partite. Gara 5 è in programma nella notte italiana tra mercoledì e giovedì.

Alessandro Scuto

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