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3 Anthony Davis

#
3
Nome
Anthony Davis
Nazionalità
usa Stati Uniti
Posizione
C
Altezza
208 cm
Peso
115 kg
Squadra corrente
Lakers
Compleanno
11/03/1993
Anni
31

La storia di Anthony Davis è particolare e comincia diversi anni fa. L’11 marzo 1993 l’attenzione dell’intera Chicago, Illinois era rivolta, ovviamente, ai Chicago Bulls di Michael Jordan. Il team guidato da coach Phil Jackson era impegnato nella sfida contro dei non irresistibili Miami Heat che, proprio quella sera, infliggeranno  Jordan e compagni la diciannovesima sconfitta all’interno di una stagione da 57 vittorie in regular season, conlusasi come tutti ben sappiamo, con il terzo titolo consecutivo e il primo ritiro di His Airness.

Proprio in quelle ore la stessa Chicago stava per dare i natali a uno dei suoi figli cestistici più importanti: Anthony Marshon Jr. e la sua gemella Antoinette nascono a Englewood, nel sud della città del vento, l’11 marzo 1993 da Anthony Davis Sr. e sua moglie Erainer.

Il basket sembra proprio essere una predilezione per quella famiglia della zona sud di Chicago: anche la prima figlia della coppia, Lesha, comincia a giocare a basket sin da tenera età. Diventa, quindi, inevitabile che anche il piccolo Anthony inizi a dedicarsi alla palla a spicchi molto presto.

Ad Anthony il basket piace parecchio ma per svariate ragioni la sua storia non parte proprio come partirebbe quella di un predestinato. Per prima cosa è davvero molto piccolo: è davvero magrolino, oltre che non altissimo: gioca guardia e nulla può lasciar presumere che Anthony diventi un giocatore a livello professionistico in una lega in cui tra gli esterni ci sono decine di giocatori più strutturati di lui.

Inoltre, la sua scuola superiore, la Perspective Charter School di Chicago era tutto meno che una powerhouse cestistica tra le high-school dell’Illinois: non possiede nemmeno una palestra, così il giovane Davis e i suoi compagni di squadra sono costretti ad allenarsi nel campetto di una chiesa non molto distante dall’istituto. Insomma: per nessun motivo al mondo quel ragazzo tutto pelle e ossa sembrava nelle condizioni di poter attrarre le attenzioni di un college di Division One.

Poi, però, la natura ci ha messo del suo: all’età di quindici anni Anthony ha cominciato a subire uno dei processi di crescita fisica più noti della storia NBA. Nel giro di 18 mesi è cresciuto di 8 pollici (20 cm) passando dall’essere una guardia  di 1.88 a diventare un big man di 2.08. Le skills che ha appreso giocando da esterno, però, non le ha di certo dimenticate: il ball-handling, la morbidezza del tocco, la capacità di correre il campo in verticale e in orizzontale erano ormai nel suo DNA, al servizio di un fisico da lungo NBA. Un mix irresistibile per chiunque tanto a livello collegiale, quanto ovviamente a livello NBA. In soli 18 mesi era cambiato completamente lo scenario per il giovane Anthony.

Nella primavera successiva, come era inevitabile che accadesse, Anthony viene notato del corso di alcune gare di esibizione di AAU (Amateur Athletic Union) e diventa in breve tempo uno dei nomi più caldi e chiacchierati dell’intero scenario scolastico statunitense.

Alle porte della stagione 2010-11, dunque, Anthony Davis si è trovato a essere l’high school senior più ricercato non solo all’interno dello stato dell’Illinois, ma dell’intera nazione, guadagnandosi proprio nel corso del suo ultimo anno di scuola superiore il titolo di High School All-American secondo testate importantissime come ESPN, Slam Magazine, Parade, USA Today e Dime Magazine.

Come era scontato che accadesse, ha partecipato al McDonald All American ed è stato invitato al Jordan Brand Classic Game, divenendo un prospetto a cinque stelle (con una strabiliante valutazione di 98/100) e ricevendo proposte da alcuni dei maggiori atenei dell’intera nazione. A contenderselo alla fine sono North Carolina, Ohio State, Syracuse e Kentucky. Sono proprio questi ultimi a spuntarla, con la promessa da parte di coach Calipari di vivere al contempo una stagione vincente e di arrivare al Draft del 2012 come primo prospetto della nazione. Anthony accetta, anche perché di incentivi a Lexington ce n’erano sono parecchi.

 

Il periodo del College

La squadra assemblata da John Calipari è a dir poco fantastica: Anthony Davis è il punto focale dell’intero sistema, ma attorno a lui gravitano Michael Kidd-Gilchrist, fresco MOP del McDonald All-American, Marquis Teague (altro All-American), i sophomore Doron Lamb e Terrence Jones (convinti da Calipari a restare per tentare l’assalto al titolo) e il capitano Darius Miller, senior di enorme affidamento e futuro compagno di Davis anche in NBA. Un’autentica squadra in missione.

I Wildcats sembrano inarrestabili: per aprire la stagione arrivano otto vittorie di fila: nell’opener della stagione rifilano 50 punti secchi a Marist. Nella seconda sono Jayhawks di Kansas a cadere per 75-65 al Madison Square Garden e l’intero quintetto di coach Calipari va in doppia cifra, una prova di forza importantissima.

Poi ancora Penn State, Old Dominion, Radford, Portland e St.Johns. Il 3 dicembre cade anche la #5 North Carolina infarcita di futuri giocatori NBA in una gara durissima, vinta da Kentucky per 73-72 con un Davis non brillantissimo che tira con 3/6 dal campo per 7 punti ma smazza due pesanti stoppate.

La prima battuta d’arresto arriva il 10 dicembre contro Indiana: un KO per 72-73 che, però, non arresta la squadra, anzi la fortifica in vista delle gare di Conference. Dopo altre sei vittorie filate, tra le quali spicca il 69-62 rifilato agli eterni rivali di Louisville, per Davis e compagni arrivano ben 16 vittorie su altrettante partite contro le dirette avversarie di SEC. Un autentico dominio che li porta, alla vigilia del torneo di Conference, a essere i chiari favoriti per la vittoria finale.

Dopo due vittorie non agevoli per 60-51 e 74-71 contro Louisiana State e la Florida di un Bradley Beal da 20 punti, Kentucky arriva alla finale della SEC contro Vanderbilt con un sensazionale record di ventiquattro vittorie in fila. La finale, però, si mostra più ostica del previsto: Jeffery Taylor, Festus Ezeli e John Jenkins giocano una partita sensazionale, combinano per 52 punti perfettamente distribuiti e i Commodores riescono ad abbattere i semi-imbattibili Wildcats, che pagano una prova orrida di Marquis Teague.

I ragazzi di coach Calipari imparano, dunque, sulla loro pelle la dura verità: nessuno è imbattibile nel mondo NCAA. Per vincere il torneo avrebbero, dunque, avuto bisogno di entrare in campo ogni sera con la voglia di annichilire i propri avversari. Detto, fatto: la Kentucky formato torneo 2012 è una delle forze più inarrestabili della storia recente della Division One. Rifilano 15 punti al primo turno a Western Kentucky, sedici punti al secondo ad Iowa State,  si prendono la rivincita alle Sweet 16 al contro Indiana per 102-90 al Georgia Dome e, alle Elite 8 battono anche Baylor per 82-70: si qualificano alle Final Four riservando a ciascuno dei propri avversari uno scarto in doppia cifra. Le altre squadre qualificate sono Ohio State, Kansas e gli eterni rivali di Louisville. Ed è proprio il derby con Louisville la gara che inaugurerà lo spettacolo al Superdome di New Orleans. I Wildcast vincono, non senza qualche difficoltà, una gara sporca che termina per 69-61, con Anthony Davis che decide di prendersi il palcoscenico con una doppia doppia da 18+14.

Resta una sola gara prima del titolo NCAA: quella contro i Kansas Jayhawks. Kentucky, però, nemmeno permette alla partita di iniziare, si abbatte come un uragano su degli avversari troppo meno talentuosi che provano continuamente a restare in partita ma non ci riescono mai del tutto: finisce 67-59 per la truppa di Calipari. Davis domina la gara pur segnando soli 6 punti: confeziona anche 16 rimbalzi, 5 assist, 3 rubate e ben 6 stoppate. Una prova all-around che sommata alla sua super prestazione in semifinale gli vale il premio di Most Outstanding Player delle Final Four. Un titolo che si somma ai titoli NCAA All Region e NCAA All Tournament e a quello di Giocatore dell’anno della SEC.

Davis, chiude così la sua unica annata collegiale con 14.2 punti, 10.4 rimbalzi, 4.7 stoppate e la consapevolezza di essere la certa numero uno del Draft 2012, conseguenza innegabile anche dei numerossimi Award ricevuti tra cui il titolo di Consensus All-American, il Rupp Trophy, il Wooden Award, il Naismith Award.

 

Carriera NBA di Anthony Davis

Come prevedibile, la notte del 28 giugno 2012 è proprio il suo il primo nome ad essere chiamato da David Stern, immediatamente prima di quello del suo compagno di squadra Michael Kidd-Gilchrist. A selezionarlo sono i New Orleans Hornets, squadra di casa nella città in cui un paio di mesi prima aveva conquistato il titolo NCAA. La sua prima stagione NBA non è, però, il successo che tutti si aspettavano:  New Orleans vince appena 27 gare e ,a causa di qualche acciacco di troppo, Davis salta 18 partite. Segna, comunque, in media 13.5 punti, 8.2 rimbalzi e 1.8 stoppate a gara. Buone medie che gli permettono di finire nel primo quintetto All-Rookie, ma ben distanti dal permettergli di vincere il titolo di rookie of the year, che finisce nelle mani di Damian Lillard.

Nell’estate del 2013, mentre gli Hornets appena passati sotto il controllo di Tom Benson optano per il cambio di nome, Davis si mette a lavoro sul proprio fisico e leviga il suo gioco: i risultati sono immediatamente visibili, tanto da permettergli di salire a quota 20.8 punti di media, 10 rimbalzi e 2.8 stoppate, cifre da All-Star Game. E, infatti, per Davis arriva anche la prima convocazione per la gara delle stelle, un appuntamento del quale diverrà ospite fisso negli anni a venire. Nella gara della domenica Davis segna 10 punti in meno di 10 minuti di impiego. Anche nel corso della seconda stagione non mancano le gare saltate: sono 15 in tutto, ma New Orleans migliora il proprio record di ben 7 vittorie. Davis chiude l’annata come miglior stoppatore della NBA e comincia a sembrare a tutti gli effetti un giocatore che sposta decisamente gli equilibri all’interno della lega.

La stagione successiva è quella che conferma questo assunto: le cifre di Davis continuano a lievitare e, finalmente, sotto la gestione di coach Monty Williams i Pelicans centrano la qualificazione ai playoff grazie a una stagione da 45 vittorie stagionali: al primo turno di post-season i loro avversari sono i Golden State Warriors che li spazzano via 4-0, ponendo così il primo mattone sulla strada del loro primo titolo sotto la guida di Steve Kerr. Per Davis, però, non può che arrivare una sfilza di premi: vince ancora la classifica delle stoppate, finisce nel secondo quintetto All-Defense e nel primo quintetto All-NBA. Riconoscimenti che, grazie alla Derrick Rose Rule, gli permettono di  firmare, in uscita dal rookie scale contract, un’estensione contrattuale da 145 milioni in 5 anni, un accordo che in quel momento risulta essere il più ricco mai elargito a un rookie.

Di tutt’altro tenore è la stagione successiva: Davis salta ben 21 partite in tutta la regular season e New Orleans vince appena 30 gare. Un disastro che lo estromette dai principali riconoscimenti di fine anno malgrado le ottime statistiche racimolate nelle 61 gare da lui disputate.

Nel 2016-17, invece, la stagione di Davis non lascia spazio a dubbi: career high in quasi ogni voce statistica (compresa quella inerente alle gare disputate, ben 75) e MVP dell’All Star Game con una gara da ben 52 punti (il massimo mai fatto registrare nella partita delle stelle). A fine anno è inevitabile la sua elezione nel miglior quintetto All NBA e nel secondo miglior quintetto All Defense. I Pelicans, però, vincono soltato 34 gare stagionali e non c’entrano i playoff.

Alla post season Davis ci tornerà dopo un’ulteriore anno d’attesa, al termine della stagione 2018-19, quella nella quale verrà nominato nel miglior quintetto e nel miglior quintetto difensivo della NBA, chiuderà in cima alla classifica delle stoppate e sarà tra i tre finalisti per il premio di MVP e Difensore dell’anno. Un’incetta di premi alla quale corrisponde anche, per la prima volta in carriera, il suo passaggio del primo turno playoff, ottenuto con un secco 4-0 contro i Portland Trail Blazers. A fermare Davis e compagni sono stati, poi, ancora i Golden State Warriors, futuri campioni NBA.

All’inizio della stagione 2018-19 ha cominciato a essere chiaro a tutti che Davis fosse, per lo stesso status da lui raggiunto, un giocatore troppo superiore al valore della sua franchigia. Lo stato delle cose non poteva che portarlo a esplicitare il suo malcontento, cosa che è puntualmente avvenuta nel corso dell’ultima settimana prima della trade-deadline 2019, tramite il proprio agente Rich Paul, che –per la cronaca- è lo stesso di LeBron James. La scelta dei Pelicans, però, è stata quella di non scambiarlo malgrado le pressioni provenienti dagli ambienti vicini ai Lakers, a Rich Paul e a LeBron James. A giugno però la franchigia della Louisiana ha ceduto alla pressione dei gialloviola cedendo il giocatore e dando vita ad un duo leggendario.

 

Nazionale

Merita anche un breve cenno la duplice esperienza di incredibile spessore fin qui vissuta da Davis con la maglia di Team USA: nel 2012 è l’unico collegiale nel gruppo che vince l’oro alle Olimpiadi di Londra, mentre nel 2014 è uno dei trascinatori della squadra a stelle e strisce ai Mondiali di Spagna, anch’essi chiusi con la medaglia più prestigiosa al collo. Non malissimo per un ragazzo che fino ai 17 anni non aveva la minima chance di giocare a livello NBA.

 

Premi e Riconoscimenti di Anthony Davis

Premi NCAA

  • Titoli NCAA: 1 con i Kentucky Wildcats nel 2012
  • NCAA Most Outstanding Player: 2012
  • NCAA AP All-America First Team (2012)
  • McDonald’s All American(2011)
  • Naismith College Player of the Year(2012)
  • John R. Wooden Award(2011)
  • Oscar Robertson Trophy(2011)
  • Sporting News Player of the Year(2011)
  • Adolph Rupp Trophy(2011)
  • Associated Press College Basketball Player of the Year(2011)
  • Pete Newell Big Man Award(2011)
  • NABC Defensive Player of the Year(2011)
  • NCAA AP All-America First Team (2012)

Premi NBA

Titolo NBA: Los Angeles Lakers 2020

  • All-NBA Team:

First Team: 2015, 2017, 2018

  • Squadre All-Defensive:

First team: 2018

Second Team: 2015, 2017

  • All-Rookie Team:

First Team: 2013

  • Convocazioni all’All-Star Game: 5

2014, 2015, 2016, 2017, 2018

  • Miglior stoppatore NBA: 3 (2013-2014), (2014-2015), (2017-2018)
  • Prima scelta assoluta al Draft NBA 2012
  • MVP All-Star Game 2017

Premi in Nazionale

  • Giochi della XXX Olimpiade: oro olimpico
  • Spagna 2014: oro mondiale

 

Il contratto di Anthony Davis:

Team 2018-19 2019-20 2020-21
Los Angeles Lakers $25,434,263 $27,093,019 $28,751,775

 

Citazioni su Anthony Davis:

“Se esce testa diventa Kevin Garnett, se esce croce diventa Marcus Camby”. (Federico Buffa su Anthony Davis prima del Draft 2012)

 

NBA

StagioneTeamGPPGAPGRPGSPGBPG
2012/2013New Orleans6413.51.08.21.21.8
2013/2014New Orleans6720.81.610.01.32.8
2014/2015New Orleans6824.42.210.21.52.9
2015/2016New Orleans6124.31.910.31.32.0
2016/2017New Orleans7528.02.111.81.32.2
2017/2018New Orleans7528.12.311.11.52.6
2018/2019New Orleans5625.93.912.01.62.4
2019/2020Lakers6226.13.29.31.82.3
2020/2021Lakers3621.83.17.91.31.6
2021/2022Lakers000000

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