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Tankapalooza 2019

Bentornati alla rubrica sulle peggiori squadre della stagione. La corsa verso la gloria futura è iniziata e la macchina del tanking è già in azione! Scateniamoci!

Benvenuti alla seconda edizione del Tankapalooza Festival, quest’anno chiamato anche Road to Zion. Le regole sono le stesse dell’anno scorso: le squadre sono classificate in base alle possibilità di aggiudicarsi il peggior record al termine della stagione, secondo una percentuale che tiene conto della forza del roster, degli infortuni e dalla durezza o meno del calendario rimasto da giocare. Da quest’anno la lega ha cambiato le regole della lottery, dando alle tre peggiori classificate la stessa percentuale (14%) di pescare la prima scelta assoluta, cercando di sconsigliare le squadre a perdere senza ritegno.

Ma la burocrazia non può fermare la nostra voglia di tanking. Siete pronti a scatenarvi? Let’s go!!

 

Memphis Grizzlies (25-40)

A inizio stagione, i Grizzlies non avevano nessuna intenzione di iscriversi a questa competizione. Con Conley e Gasol sani e un futuro molto incerto si pensava che Memphis avrebbe fatto di tutto quantomeno per togliersi l’obbligazione con Boston sulla loro prima scelta (protetta 1-8 quest’anno, 1-6 l’anno prossimo e non protetta nel 2021. Yikes!) La squadra sembrava solida, soprattutto dopo la buona partenza da 16 vinte e 11 perse, mostrando nei primi due mesi di stagione un’identità ben precisa, figlia di una difesa in top-5 e della buona integrazione tra le due storiche stelle e i tanti gregari come Kyle Anderson, Garrett Temple e JaMychal Green. Adesso però, dopo 29 sconfitte nelle successive 38 partite le cose sono drasticamente cambiate.

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Gasol non c’è più e anche Conley, dopo essere stato offerto a lungo durante l’ultima trade deadline, sembra prossimo alla partenza. La squadra si è schiantata contro il muro di una realtà troppo competitiva per la reale forza di un gruppo che adesso viaggia spedito verso un rebuilding inevitabile. Jaren Jackson Jr è una ventata di aria fresca ma sembra ancora distante dall’essere in grado di prendersi la franchigia sulle spalle e con un cap bloccato dai 25 milioni di Chandler Parsons (sic) le alternative sono davvero poche. Delon Wright merita più di uno sguardo, Avery Bradley e Valanciunas possono tornare utili per rendere il prossimo futuro quantomeno presentabile, visto che i rumors su una possibile re-location volano bassi già da qualche stagione. Ai Grizzlies non è rimasto altro da fare che presentarsi preparati alla notte del prossimo 20 giugno, sperando di pescare un’altra gemma.

 

Atlanta Hawks (22-43)

Se qualcuno a inizio stagione avesse detto a Trevis Schlenk, GM degli Atlanta Hawks, che a un mese dalla fine della regular season ci sarebbero state ben quattro squadre peggiori di loro probabilmente vi avrebbe riso in faccia. E non perché non credesse nel suo lavoro, ma semplicemente perché le prospettive degli Hawks erano e sono ancora più a lungo termine. Con una delle trade più discusse degli ultimi anni, Atlanta ha preferito Trae Young a Luka Doncic allo scorso draft, accaparrandosi un’ulteriore prima in vista del prossimo giugno.

TIMEOUT: Molti gli hanno dato del pazzo, qualcuno del visionario. Io credo che, come sempre la verità stia nel mezzo. Schlenk e gli Hawks in generale sarebbe stati ben contenti di prendere il fenomeno sloveno ma, consapevoli della profondità di talento dello scorso draft, hanno preferito portare a casa un ulteriore asset a quello che secondo loro era comunque un giocatore sensazionale.

Schlenk sapeva, o forse immaginava, che in questo momento storico Doncic sarebbe stato più pronto. Sapeva (o magari no) anche che, probabilmente, Doncic sarebbe stato un giocatore migliore di Young in generale. Ma migliore di quanto? E di che livello parliamo? Si può considerare sbagliato preferire uno dei migliori 10 giocatori dei prossimi 15 anni a uno dei migliori cinque? Mettiamola in termini ancora più semplici: anche dando per buono che Doncic sia/fosse un giocatore migliore di Young oggi, sarà ancora migliore tra tre anni? Se sì, di quanto? Gli analisti del front office degli Hawks avevano previsto che i Mavericks avrebbero finito la stagione con uno dei peggiori 8 record della lega (mentre scrivo hanno esattamente l’ottavo peggior record), ma difficilmente con uno dei peggiori cinque: alla luce di questo, è una follia pensare di preferire lo straordinario talento di Young all’altrettanto straordinario talento di Doncic, sapendo che nel giro di 12 mesi avresti potuto aggiungere non uno, ma ben due dei migliori 8 prospetti della successiva draft class? Solo il tempo lo dirà. Quello che è sicuro è che i GM avrebbero vita molto più facile se potessero avere accesso alle sfere di cristallo di chi parla sempre col senno di poi.

Ok, torniamo agli Hawks. Trae Young e John Collins sono andati oltre le aspettative stagionali, riuscendo a trasformare i 7-23–9.6 di Net Rating–non difende nessuno Hawks di inizio stagione, in una squadra interessante e anche piacevole da guardare. Il lavoro dello staff di coach Pierce è da osservare molto da vicino, visto che Alex Len ha fatto più progressi nella metà campo difensiva quest’anno che nel resto della sua carriera e sta aggiungendo anche la dimensione perimetrale, così come Dedmon, che in due anni ad Atlanta ha già tentato 320 triple  contro le UNA nelle precedenti sei stagioni. La rivoluzione non sarà mai televista abbastanza ― visto anche che Atlanta ha giocato appena una partita in diretta nazionale!

Gli Hawks hanno un calendario tremendo da qui a fine stagione. Se vi capita guardateveli su Redd… voglio dire, sul League Pass. Saranno due ore spese meglio di quanto crediate.

 

Chicago Bulls (18-46)

Le previsioni di inizio stagione sui Bulls sono state smentite solamente se credevate davvero che da questa squadra ci fosse da aspettarsi molto più di quello che è realmente. L’esperimento Jabari Parker è fallito ancora prima di iniziare, così come coach Hoiberg è durato meno di quanto meritasse. La stagione ha preso una piega quantomeno decente nelle ultime due settimane, ma l’obiettivo per questo finale di stagione resta un biglietto di prima classe verso Zionland.

Credits to Arizona Daily Star

La trade di Otto Porter ha aggiunto un giocatore importante in vista del futuro e se riusciste a non pensare al fatto che un giocatore col talento di Porter guadagni quanto Joel Embiid o Anthony Davis, forse potreste anche apprezzare le tante piccole cose che fa in campo. Finito il calvario di Washington, Porter è tornato subito a cannoneggiare da fuori (24/46 in otto partite) e a sporcarsi le mani in difesa, dove una forward così lunga e versatile allo United Center non la vedevano da un pezzo. Nonostante i 19,5 milioni all’anno dati a LaVine la scorsa estate, il vero perno della franchigia è Lauri Markkanen, che dopo un inizio condizionato da un infortunio al gomito sta dimostrando tutto il suo valore in questo finale di stagione. Nella coppia con Wendell Carter Jr risiedono ad oggi molte delle speranze per il futuro. Chicago deve giocare ancora due volte contro i Knicks e una volta contro Phoenix: obiettivi da non fallire prima di concentrarsi sul tassello da aggiungere al prossimo draft.

 

Cleveland Cavaliers (16-48)

Nonostante il rientro di Kevin Love stia un po’ scombinando i piani, i Cavs sono stati assoluti protagonisti dell’edizione di quest’anno. Perso LeBron James, Cleveland è sprofondata nuovamente verso i bassifondi della NBA, dimostrando tutta la sua disfunzionalità come organizzazione cambiando piano in corsa dopo appena sei partite e altrettante sconfitte. Il GM Altman ha ricavato il massimo possibile dai contratti di Korver, Hill, Burks e Hood, con i Cavs che adesso si ritrovano con 8 scelte supplementari (due prime e sei seconde). Il cap resta però ingolfato, soprattutto dopo che dalla prossima stagione partirà l’estensione di Larry Nance Jr. Lo spazio di manovra è ridotto, così come il talento giovane da cui ripartire, limitato a Cedi Osman e il rookie Colin Sexton. Per quanto sia difficile risaltare in una squadra disfunzionale e imbottita di G Leaguers come questi Cavs, la stagione di Sexton ha deluso le aspettative (e rimane un mistero come abbiano potuto preferirlo a Shai Gilgeous-Alexander).

Il calendario permetterà di migliorare (ovvero peggiorare) ulteriormente il record, vista la quinta schedule più difficile rimasta. I Cavs avrebbero un disperato bisogno di indovinare la prossima scelta al draft e negli ultimi 15 anni hanno vinto la lottery per ben tre volte. Poker in arrivo? (Se davvero esistono gli Dei del Basket, no.)

 

Phoenix Suns (14-51)

Per il secondo anno consecutivo i Suns sono la peggior squadra della lega. Nonostante la presa di DeAndre Ayton con la prima scelta assoluta, nonostante l’arrivo di una mente brillante come Igor Kokoskov in panchina, Phoenix non è migliorata per niente rispetto a dodici mesi fa. Secondo peggior Net Rating (-9.3), attacco inconcludente, difesa inesistente. Ayton ha mostrato qualche flash ma è ancora lontano dall’essere dominante, soprattutto fino a che non avrà capito come stare in campo difensivamente. Stesso discorso per l’altro arrivo al draft, Mikal Bridges (su cui i Suns hanno scommesso molto), mentre Josh Jackson continua ad alternare prestazioni dominanti a prestazioni impossibili da comprendere.

Nonostante i tanti problemi fisici, Devin Booker continua a dimostrarsi l’oasi in cui rinfrescarsi nel deserto dell’Arizona. Il suo talento offensivo ormai non è più in discussione e in questa stagione è migliorato anche nella gestione e nel playmaking. Il GM Ryan McDonough è stato cacciato prima ancora dell’inizio della stagione regolare (giustamente aggiungerei, dopo avergli permesso di scegliere il nuovo allenatore, la prima pick assoluta e tutto il mercato in vista della stagione. OH BOY!) e mentre si aspettano di vedere quali saranno le prime mosse del suo sostituto è chiaro già oggi che questa squadra ha bisogno di un cambio di rotta ben definito. Difficile pensare che un proprietario eclettico, diciamo così, come Robert Sarver voglia vedere la sua franchigia nei bassifondi della lega ancora per molto: sarà dunque molto interessante vedere dove cadrà la pick dei Suns, visto che al momento sono i front-runner della corsa assieme a Cavs e Knicks. Non è impossibile pensare che, qualora si allontanasse dal bersaglio grosso, Phoenix possa privarsene per aggiungere talento già pronto.

 

New York Knicks (13-51)

Per la prima volta da anni i Knicks sono entrati in stagione con un piano preciso e l’hanno attuato come meglio non potevano.

  • Volevano perdere e così è stato.
  • Volevano tenersi i soldi in vista della prossima free agency e così hanno fatto.

Essendo i Knicks però non sono certo mancati perplessità e colpi di scena. Le rotazioni stile platoon di Fitzdale, al suo primo anno di gestione, hanno visto comparire e scomparire giocatori per tutto il corso della stagione. Frank Ntilikina ha cambiato tre ruoli, senza mai sentirsi a suo agio e dimostrandosi ancora molto indietro – soprattutto nella metà campo offensiva. Fitzdale ha cercato di capire chi possa far parte del progetto futuro della squadra, cosa legittima viste le scarse aspettative, ma ha forse finito con lo sprecare tempo prezioso senza installare uno stralcio di sistema o di organizzazione. Come se non bastasse poco prima della chiusura del mercato, i Knicks hanno scambiato il loro franchise player, Kristaps Porzingis, fermo da oltre un anno per la rottura del crociato. La scelta di liberarsi da Porzingis ha colpito tutti come un fulmine a ciel sereno ma si è poi dimostrata anche troppo premeditata.

Credits to postingandtoasting.com

Già da oltre un anno New York cercava acquirenti per il lettone (i Suns l’avrebbero potuto prendere in cambio dei diritti sulla loro quarta scelta assoluta al draft del 2017, così come era stato offerto ai Cavs in cambio di Kyrie Irving) e i rapporti tra l’entourage del giocatore e la franchigia si erano fatti ancora più freddi dopo i tanti mesi di inattività. Il GM Scott Perry ha deciso di accettare l’offerta di Dallas, che per Porzingis, Lee e Tim Hardaway Jr ha spedito nella Grande Mela Dennis Smith Jr, i contratti in scadenza di Wesley Matthews e DeAndre Jordan e due scelte future. Dei come e dei perché se ne è scritto anche troppo in questi mesi: quello che conta adesso, per i Knicks, è che non possono più sbagliare. La trade-Porzingis ha permesso di aprire non uno, ma ben due max slot in vista della prossima free agency, dove New York avrà oltre 72 milioni di spazio salariale; mentre la banda di scapestrati messi in campo in questi cinque mesi permetterà di presentarsi al sorteggio di Chicago col 14% di possibilità di prendere Zion Williamson.

I tifosi dei Knicks per ora sono stati tutto sommato contenuti, trattenendo il fiato con quella speciale fiducia nel futuro e nella buona sorta che solo gli abitanti della capitale del mondo possiedono. Dovesse andare storto qualcosa, tanti auguri!

Martedì 14 maggio è la data fatidica. Nel frattempo, Buon Tankapalooza a tutti quanti!

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