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Editoriali NBA

I nuovi ( e reinventati) Detroit Pistons

I numeri li conoscete tutti: otto vittorie nelle ultime nove partite. Nella città dei motori non accadeva dal 2006, quando a scendere in campo erano i Pistons reduci dalle Finals 2005, perse in sette sudatissime gare contro gli Spurs. Per rendere l’idea della rifioritura, prima del 26 dicembre, ovvero la data d’inizio di questa striscia positiva, i Pistons avevano vinto soltanto cinque gare in tutta la stagione. Una striscia di vittorie conseguita non solo contro avversari mediocri( vedi Orlando, New York e Sacramento), ma anche contro corazzate della western conference come San Antonio e Dallas. Il punto di svolta è quasi più noto dei numeri: Josh Smith viene rilasciato il 22 dicembre con un pesante contratto da 27 milioni di dollari che Detroit pagherà spalmandolo su due anni, per snellire il cap, mediante stretch provision.

Tolto Smith, Van Gundy ha  finalmente potuto riempire  il parquet di tiratori, applicando il  suo sistema, quello che ai Magic  è valso una corsa al titolo( frenata dai Lakers campioni 2009) e che ci si aspettava di vedere anche a Detroit da inizio novembre. 4 fuori e 1 dentro, tanto gioco senza palla dei piccoli e altrettanti tiri aperti dagli angoli.

Capitan ovvio mode on- La situazione attuale dei Pistons è  molto simile a quella dei Raptors dopo la partenza di Rudy Gay.  Da quando si sono sbarazzati di un accentratore offensivo che tira con il 35% dal campo,  le cose hanno cominciato a funzionare.  Capitan ovvio mode off

Smith è un’ala che va forte a rimbalzo e può mettere palla per terra dal perimetro, ma da quando è ai Pistons le sue percentuali al tiro sono crollate: sempre sotto il 28% da fuori, sempre sotto il 45% dal campo. Con due torri di comando come Monroe e Drummond e con tante ali sopra i 2 m (Singler, Jerebko, Tolliver ), la  collocazione di J-Smoove è sempre stata un rebus. In attacco è impossibile correre ed aprire il campo, in difesa le rotazioni sono letargiche e ogni tentativo di close-out viene effettuato in ritardo. Schierandolo da 3 nel quintetto grande, rallenta enormemente il gioco, schierandolo da 4 o 5 nel quintetto piccolo, abbassa la qualità nella selezione dei tiri. Per l’idea di pallacanestro di Van Gundy, inizialmente sul banco dei sospettati per non aver dato nuova linfa alla squadra, Smith è ingombrante e disfunzionale, rilasciarlo gli ha permesso di ripristinare un sistema basato su tanti dentro-fuori per aprire i tiratori sul perimetro. E’ stata la miglior exit strategy possibile.

Poi, il ritorno di Jodie Meeks dall’infortunio, l’arrivo da Phoenix di un’ala competente al tiro come Tolliver e aver riposizionato Drummond nel ruolo di rollante a canestro, hanno fatto il loro. Non è UNICAMENTE colpa e merito di Smith, se prima i Pistons erano pessimi ed ora ottimi.

PRIMA E DOPO

Come in una miracolosa dieta dimagrante, i Pistons hanno subito diverse trasformazioni. Nelle ultime nove gare hanno segnato 109.7 punti e concesso 95.7 punti su 100 possessi, migliorando di quasi 10 punti la qualità di gioco da entrambi i lati del campo. La cura è partita dal reparto esterni, che è riuscito nell’impresa di velocizzare un gioco, fino a quel momento, a bassissime frequenze. L’ottimo lavoro di Van Gundy sulle spaziature in attacco dei vari Meeks, Augustin, Jennings e Caldwell-Pope sta ripagando. Con l’esecuzione di semplici stagger orizzontali sulla linea di fondo, o lavorando sul perimetro con blocchi in punta e passaggi consegnati dal lungo al piccolo, i nuovi Pistons creano movimento e tiri presi in ritmo.

Il buon Jodie sfrutta al top un doppio blocco per liberarsi

Lo testimoniano le percentuali da tre punti dei giocatori su passaggio ricevuto.Quasi tutti sopra il 35%, sintomo che l’attacco dei Pistons in queste ultime nove gare è un attacco più che sano. Il trucco per allargare il campo? Drummond e Monroe non vengono schierati nello stesso quintetto per lungo periodo. Ad una delle due torri, Van Gundy affianca Tolliver o Jerebko, ali grandi tiratrici che si aprono sul perimetro per tenere occupati gli aiuti difensivi e permettere ad uno dei due centri di restare vicino  a canestro.

Un’altra cosa che riesce bene alla truppa rinata di Van Gundy sono i ribaltamenti.

Nel primo screen, Singler riceve palla dal mid range su scarico di Jennings.

Prende il blocco di Drummond e anziché attaccare il ferro, ribalta sul lato debole.

Monroe chiude ogni possibilità di recupero, con un blocco mantiene il vantaggio preso sulla difesa

A questo punto si è creata separazione per un tiro aperto

che Jennings decide di non prendere a vantaggio di un extra-pass in angolo, per Caldwell Pope.

Una tiro da tre preso in ritmo, Caldwell Pope subirà fallo e andrà in lunetta per chiudere l’azione da 4 punti

SUPER JENNINGS

Sento già le voci dei detrattori di Brandon spaccarmi i timpani in un coro unanime di disapprovazione: “Ma non sa portare palla!” “E’ buono solo a forzare” “difensivamente non è un giocatore NBA”. Ecco, nelle ultime nove partite partite, il campo, meglio di ogni parola, ha smentito tutto ciò. Al di là delle cifre che sta mettendo a referto( 19 punti, 6 rimbalzi e 3 assist a partita negli ultimi nove incontri) ha fatto vedere di saper trattare la palla da playmaker e non da selfish player, etichetta così aderente che 9 partite non basteranno per levarla via. In campo aperto sta dimostrando di essere un ottimo passatore: Alley-oop, dai e vai giocati con Monroe( che regala passaggi schiacciati al millimetro), penetra e scarica sugli esterni. Se ha la possibilità di spingere la transizione offensiva non ha molti rivali, sono poche le point guard nella lega a vantare un tiro in sospensione così efficace( nelle ultime nove gare, sta viaggiando con il 50% dal campo nelle conclusioni prese in palleggio arresto e tiro). In difesa è tuttora carente sotto molti aspetti, ma i tiri presi in step back, (di cui alcuni di questi allo scadere), negli ultimi incontri? Fuori equilibrio e fuori di testa, il tutto con il 46% dal campo!

JEREBKO E IL PICK AND POP DA MAESTRO

E’ il tipico role player di cui non ti aspetteresti un paragrafo a lui dedicato, ma… anche con 16 minuti di impiego si può essere un fattore. O essere sicuramente più produttivi rispetto a chi prima, giocando nello stesso ruolo, di più e realizzando più punti, era soltanto una zavorra. Jerebko è un’ ala grande dalle mani educate, non incredibilmente dotata di atletismo e che conosce bene i propri limiti. Ha un buon QI cestistico e si muove molto bene negli spazi brevi. La specialità dello svedese è il pick and pop, che apre a molte varianti:

In questa breve sequenza vediamo un blocco laterale di Jerebko per Meeks

il quale invece che ruotare ed avventurarsi in area, si allarga in angolo

e dopo che Meeks ha attirato su di sé il raddoppio, arriva lo scarico per un tiro apertissimo. Easy play

JUST FORM A F****N’ WALL!

Dei metodi poco ortodossi di Van Gundy nel dare le direttive tecniche durante i time-out, si può riassumere tutto in questo video. Detroit a +1 con 0.1 sul cronometro, è tempo di disegnare lo schema per il possesso decisivo:

N.B. Pare che l’indicazione sia stata presa alla lettera.

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