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Editoriali NBA

“Horns Dive”, il set offensivo più utilizzato dai Thunder!

Con la preseason ormai alle porte, un Mondiale spagnolo che tanto di buono (e tanta NBA) ha messo in mostra negli ultimi 12 giorni e soprattutto a 3 mesi di distanza dall’atto conclusivo della stagione 2013/2014, la “nostalgia” per le “cose di campo” sta raggiungendo livelli quasi insostenibili, alimentandosi di surrogati fatti di repliche di gara NBA, congetture su futuri assetti e possibili variazioni sul tema che le varie Cleveland e Chicago (giusto per fare 2 nomi) apporteranno sin dal prossimo autunno.

Una delle costanti di queste ultime stagioni è senza dubbio la OKC di Durant e Westbrookuscita sconfitta per l’ennesima volta nell’ultima postseason e non ancora in grado di fare quel definitivo passo in avanti. Quel salto decisivo nella logica dei Playoff NBA.

Colpa dell’immaturità del roster? Colpa di superstar a cui inizia a tremare la mano in momenti decisivi? 

No. Secondo molti (in generale quasi tutti) grandi responsabilità sono imputabili a coach Brooks, mai dimostratosi allenatore capace di incidere a fondo sulla propria squadra, reo di vivacchiare facendo affidamento sulle doti del Dynamic-Duo (qualche anno fa anche trio) che la sapiente gestione di Sam Presti gli ha consegnato in dote.

E tutto questo con “le cose di campo” cosa c’entra? Semplicemente è la doverosa premessa che si deve alla presentazione del cosiddetto “Horns Dive”, set di giochi tanto semplice quanto efficace, che spesso neanche percepiamo nel “flow” della partita, ma che risulta decisivo il più delle volte.

Talmente semplice che nasce e “vive” di un elementare blocco in punta.

Prima azione del video riassuntivo che alla fine likerò (prodotto dal sommo “How U”, canale youtube guida per tutti i “fissati” come me). Jackson in punta che deve scegliere da che lato andare, se sfruttare Perkins (scusaci Kendrick, ma sarai poco coinvolto) o Ibaka, la cui crescita tecnica nell’eseguire il tiro dalla media è la chiave di tutto il set.

Si va dalla parte dello “spagnolo di passaporto” che al solito piazza un granitico blocco, mentre Perkins spinge via il proprio marcatore, impedendogli di andare in aiuto.

A questo punto, dilemma amletico (nel caso di specie, ossia la difesa dei Knicks della scorsa stagione, tali problematiche erano “all’ordine del possesso difensivo”): cosa faccio?Il lungo esce su Ibaka e spera che il piccolo contenga la penetrazione al ferro (ossia lasciare l’area “scoperta” a Jackson e Westbrook?)? Oppure il lungo resta dentro e lascia il jumper dalla media in totale libertà al congolese? In questo caso Chandler decide di non decidere, resta in mezzo e si fa battere in penetrazione.

Altra scelta è quella fatta dagli Spurs ad esempio al minuto 00:16 (immagine riportata di sopra), con Diaw che resta dietro il blocco per impedire a Westbrook di andare al ferro, lasciando spazio e tempo a Ibaka. Scrivere 2 (e come i tifosi dei texani ben ricordano, il lungo dei Thunder può andare avanti così tutta la sera, vedi 11/11 ai Playoff di qualche anno fa).

Una possibile soluzione possono essere gli aiuti difensivi.

Minuto 00:58, Paul e Griffin raddoppiano su Westbrook, che scarica su Ibaka sul quale ruota Jordan. Redick è preso in mezzo e deve fare una scelta, al lungo Thunder non resta far altro che aspettare.

La guardia dei Clippers decide giustamente di chiudere nei pressi del ferro, lasciando libero in angolo l’altro avversario sul quale il frettoloso close out serve davvero a poco.

Tutto questo senza tener conto del “Fattore Durant” sul lato debole.

Solito p&r. Randolph resta “preso in mezzo” e Westbrook è già pronto a dare la palla sul “pop” al proprio compagno.

Il quale però, al posto di prendere il solito jumper, palleggia verso il lato opposto e serve in consegnato (DHO per dirla all’americana) un Durant che parte in movimento contro un Randolph in recupero. Il risultato della penetrazione non sto neanche qui a dirvi quale sia (59,3% per KD in quelle situazioni di gioco).

In definitiva il concetto di “vantaggio” nel basket non deve essere per forza figlio di chissà quali schemi arzigogolati e complessi, ma alle volte anche il più banale dei pick&pop può diventare un’arma difficile da arginare. Vero, coach Brooks?

Ah si, quasi dimenticavo, il video.

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