Ginobili e Diaw. Boris e Manu. Arrivano dalla panchina Spurs i 2 indiscussi protagonisti di una fantastica gara 5, in cui il 117-89 finale era un risultato da pochi pronosticato non più di 48 ore fa,la settima vittoria casalinga consecutiva nei Playoff per i nero argento con un margine superiore ai 15 punti, ennesimo record conquistato dai ragazzi di coach Popovich.
Tante le novità sul parquet, sin dalla prima palla a due. Bonner partito titolare in quintetto per provare a portare fuori dall’area quell’Ibaka che ha cambiato la serie col suo rientro in gara 3; Leonard in marcatura su Westbrook con Green dirottato sulle piste di Durant (anche se sul p&r il raddoppio sull’MVP era sistematico), Splitter relegato al ruolo di “secondo centro”, in campo il minimo indispensabile per far rifiatare Duncan. Uno dei principali protagonisti delle precedenti serie Playoff diventato in breve tempo poco più che una comparsa. E’ davvero dura la vita nella post season NBA.
Chi invece sembra intenzionato ad incidere sempre più in questo finale di stagione è Manu Ginobili. 21 efficacissimi minuti, un condensato di pallacanestro fatto di assist (6 quelli “ufficiali”, ma i palloni smistati sono molti di più), canestri (7/9 per 19 punti), tanta difesa su Westbrook ed all’occorrenza anche sul 35 avversario.
Assieme alla 154esima doppia doppia ai Playoff di Duncan (22 punti e 12 rimbalzi) una delle chiavi per riprendere in mano le redini di queste avvincenti finali di Conference. Vedere per credere.
Un mix di giocate fatto di penetrazioni, assist al bacio, triple e rimbalzi in attacco. Per una coppia che raggiunge in combinata i 75 anni è davvero un bell’andare.
I dati da riportare (impietosi e non del tutto veritieri nei confronti dei Thunder) sono molti. Basta osservare la shot chart di San Antonio. Parker e soci hanno ritrovato all’AT&T Center, oltre al calore del pubblico, i “punti forti” del loro gioco, canestri da sotto e tiri da dietro l’arco. Il 70% nei pressi del ferro e il 50% da 3 sono quasi sempre garanzia di successo per i nero argento, proprio come le triple di Danny Green. 3 o più canestri dalla lunga distanza del prodotto di North Carolina in post season sono sostanzialmente sinonimo di vittoria (24-1 il record degli Spurs in quelle occasioni).
La vittoria di San Antonio però passa anche dall’aver tolto ad OKC una delle sue armi migliori, i punti in contropiede. Dopo l’impietoso 21-0 di gara 4, i ragazzi di coach Popovich hanno concesso soltanto 4 punti in transizione (minimo stagionale dei Thunder), mettendone a referto ben 14 a proprio favore.
No. Non mi sono dimenticato di lui. Dell’altro protagonista del match in uscita dalla panchina, prematuramente citato ad inizio articolo e poi “abbandonato” al suo destino. Boris Diaw è il vero fattore di questa serie, in grado di accoppiarsi con i lunghi in difesa e di portare alternativamente spalle a canestro o lontano dal ferro il proprio avversario nell’altra metà campo.
Mai lasciarlo solo con i piedi dietro l’arco. Tripla pesantissima dalla distanza.
Se ti avvicini troppo però, ti batte e chiude con un’eleganza davvero seconda a pochi. Un campione di cui gli Spurs possono disporre in un’uscita dalla panchina, un lusso non da poco.
Per gli sconfitti (come spesso scrivo al termine degli articoli) non è tutto da buttare. Quello che in definitiva è mancato, oltre ai già citati punti in contropiede, sono stati i punti dalla panchina, troppo pochi ed arrivati per lo più nel garbage time finale.
La maturità dimostrata ancora una volta da Westbrook però lascia ben sperare. Controllo del ritmo, ottima distribuzione di tiri e responsabilità, solita eccezionale capacità di attaccare il ferro.
Questo tipo di giocate lasciano davvero senza parole per lo stupore. E fanno ben sperare coach Brooks in vista del prossimo match. La serie è tutto tranne che finita. Domani notte il prossimo episodio della saga.