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Editoriali NBA

San Antonio Spurs – Oklahoma City Thunder, analisi di gara 1!

Neanche il tempo di ragionare a mente fredda sul primo episodio della serie andata in scena la notte scorsa, che il ritmo serrato dei Playoff NBA ci porta già a pensare a gara 2. Per questo, prima di tuffarsi su quello che accadrà questa notte alle 3.00 sempre all’AT&T Center, conviene mettere in ordine le idee e analizzare ciò che i primi 48 minuti hanno messo in evidenza.

Partiamo da dove c’eravamo lasciati, ossia dalle (disattese) ipotesi fatte non più di 48 ore fa nella Preview. Dato quasi per scontato l’accoppiamento difensivo di Leonard su Durant (almeno questo l’ho beccato!) per il resto le previsioni si sono rivelate alquanto infauste. Difatti la sfida chiave in entrambe le metà campo è stata quella tra Parker e Westbrook. Il francese a contenere l’esplosività di Russell da un lato e il numero 0 a correre sui blocchi (molte volte “tagliandoli”) inseguendo il playmaker avversario.

Il giocatore dei Thuder difatti spesso prova ad anticipare difensivamente la giocata dell’avversario, riuscendo poi con l’atletismo (alle volte) a mettere una pezza in caso di sbagliata lettura. Contro l’esecuzione del primo tempo da 67 punti degli Spurs questo però non ha funzionato. Vediamo un esempio.

In questa occasione Duncan porta il blocco ed è pronto a giocare un p&r laterale. Westbrook vedendo il caraibico fermarsi alla sua sinistra, prova ad anticipare il movimento dell’avversario.

Le frecce evidenziano proprio questo. Senza che Parker abbia fatto alcun tipo di finta, il numero 0 avversario va verso sinistra e lui saggiamente si muove in direzione opposta.

Se concedi un vantaggio del genere ai ragazzi di coach Popovich quasi sempre sei costretto a raccogliere la palla dal canestro per la rimessa. Adam resta in mezzo, Westbrook (cerchietto rosso) è totalmente fuori posizione, la linea di penetrazione al ferro è già aperta.

Dall’altro lato (soprattutto nel terzo quarto) che sia pick&roll, uno contro uno o palleggio/arresto/tiro non conta. Se decide Westbrook sa e può far canestro in ogni tipo di situazione. Il video con gli highlights è molto più efficace dei fermo immagine (al minuto 1:05 l’azione mostrata precedentemente).

Il Box Score finale recita 14 punti e 12 assist per Parker da un lato e 25 e 7 assist per Westbrook. Lascio a voi (l’arduo) compito di decretare il vincitore (per quanto possa utile in un contesto di squadra).

Fattore decisivo però (più di ogni altro) è stata l’assenza di Ibaka, leader difensivo della squadra di coach Brooks e protettore del ferro secondo a pochi. Un dato su tutti: 24/28, 86%. Questa la percentuale di realizzazione degli Spurs nella Restricted Area, nell’ultimo metro (o poco meno) di campo. Solo nel primo tempo i punti nel pitturato sono stati 40.

Tanti, troppi. Figli di un sistema difensivo che soprattutto nella prima metà di partita non ha saputo adattarsi all’assenza del congolese.

L’idea di base quando il numero 9 calca il paquet è molto semplice: gioco aggressivo sul perimetro, provo a spingere il più possibile sui close-out difensivi (ossia i recuperi sui tiratori), anche a costo di farmi battere in penetrazione. Tanto poi sotto canestro non è facile andare a segnare.

Il problema però è stato proprio questo. Non solo non si è riusciti a “disattivare” il tiro da fuori degli Spurs (9/17 da 3 nonostante l’inconsueto 0/5 dagli angoli), ma questa “minore esplosività” non è comunque servita a contenere le penetrazioni al ferro dei piccoli (oltre ai 27 in 29 minuti di Duncan).

Dato indicativo di come gli Spurs hanno scientemente attaccato i miss match favorevoli è quello che riguarda l’Offensive Rating dei nero argento quando in campo c’è Fisher (utile ad allargare il campo con il suo 4-6 da 3, ma troppo carente nella difesa del proprio canestro).

Sedetevi e reggetevi forte. 147,3. Ripeto, CENTOQUARANTASETTEVIRGOLATRE. Cioè con Fisher sul parquet gli Spurs segnerebbero (parametrato su 100 possessi) 147 punti (il virgola tre possiamo anche abbonarlo al Venerabile Maestro). Non soltanto colpa sua, certo, ma dato che rende l’idea di come il provare a contenere le penetrazioni dei texani sia la chiave difensiva per OKC.

Di positivo i Thunder raccolgo comunque indicazioni positive dal match. L’essere riusciti a resistere alla mareggiata del primo tempo dei nero argento, ritornando prepotentemente in gara dopo l’intervallo lungo, non è cosa da poco. Così come l’aver dimostrato di poter risolvere almeno in parte i tanti rebus difensivi a cui la squadra di Popovich ha costretto Durant e compagni.

Le misure sono state prese. Gli adattamenti sono stati preparati. A noi non tocca altro che metterci comodi e goderci lo spettacolo.

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