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Editoriali NBA

I top e i flop di Oklahoma City Thunder – Memphis Grizzlies

 

Le prime due gare della serie tra Oklahoma City e Memphis, come direbbe il telecronista Marv Albert, “are in the books”, sono negli annali, ed ora la contesa si sposta in Tennessee ripartendo dal risultato di perfetta parità, 1-1. Vediamo dunque i top e i flop delle due gare disputate nella sempre infuocata Chesapeake Energy Arena di Oklahoma City.

 

Kevin Durant: 8.5. Secondo alcuni nei playoff NBA l’intensità di gioco si alza a tal punto da poter classificare la post season quasi come uno sport a parte rispetto alla lunga e talvolta sonnacchiosa regular season. Molti accusano il colpo, lui invece gioca e segna sempre con la stessa facilità, pre season, regular season o playoff che sia: in gara 1 ne mette 33, nella seconda, marcato in modo eccellente da Tony Allen che lo costringe quasi solo a tiri forzati e gli sporca pure un po’ le percentuali, chiude comunque a 36, a cui aggiunge 11 rimbalzi. Mezzo voto in più per la perla nei secondi finali di gara 2 che poteva dare la vittoria ai suoi nonostante i Grizzlies avessero ampiamente meritato: sicuramente fortunosa, ma indicativa del suo infinito talento e forse anche della sua voglia di vincere, finalmente.

 

Zach Randolph: 7.5. Z-Bo si conferma animale da playoff battagliando in area per due gare contro i più alti e atletici lunghi di OKC. In gara 1, come il resto della squadra, spesso fatica ma è l’anima della rimonta ed uno dei pochi a trovare il canestro con un minimo di continuità, in gara 2 invece dà fondo a tutta la sua classe ed esperienza: non salta il classico foglio di giornale, eppure spesso e volentieri prende letteralmente in giro due buonissimi difensori come Perkins e Ibaka con giocate di posizione, finte, gioco di perno. Dimostra poi di alzare il volume della radio quando la pressione sale segnando 8 punti (su 12 di squadra) in un overtime che, per come era scaturito, avrebbe potuto benissimo tagliare la gambe ai suoi e di conseguenza mettere una seria ipoteca sulla serie: se al contrario ora è Memphis ad avere il vantaggio del campo molto del merito va a lui.

 

Tony Allen: 8. In gara 1 difende come al solito ma c’è poco da fare contro questo KD. In gara 2 invece compie un mezzo miracolo: Durant chiude a 36 ma si suda ogni singolo punto. E’ sempre davanti all’avversario, tiene splendidamente la posizione contro un avversario più alto e rende difficilissima anche solo la ricezione per il leader di OKC, e se anche poi riceve lo costringe sempre a tiri forzatissimi, che talvolta segna solo per merito della propria classe. Talvolta finisce anche sulle piste di Westbrook e limita anche lui, pur essendo un giocatore completamente diverso da Durant: emblematica un’azione in cui parte sul 35, e quando la palla va a Russ cambia e difende su di lui come se nulla fosse. Nel giorno della premiazione di Noah come Difensore dell’anno lancia un segnale alla Lega, che ancora non l’ha insignito di tale premio e forse, prima o poi, dovrebbe pensare di farlo.

 

Serge Ibaka: 7. Nelle prime due gare viaggia a 16 punti di media col 60% dal campo, a cui aggiunge 10 rimbalzi; inoltre sta limitando molto bene un Marc Gasol peraltro probabilmente non in forma smagliante. Soprattutto, però, sta rendendo molto complicato entrare in area: la difesa e l’intimidazione, si sa, sono il suo marchio di fabbrica, ma 9 stoppate in due gare sono davvero tante anche per lui. Se continua così, con una Memphis che non possiede un gioco perimetrale sempre affidabile (e gara 1 lo dimostra in pieno), può risultare decisivo complicando la vita agli avversari anche nel prediletto pitturato.

 

Mike Conley: 6.5, media tra il 5.5 di gara 1 e il 7.5 di gara 2. Anche il play da Ohio State, come Z-Bo, ha sempre dimostrato che quando la pressione aumenta, lui ci sguazza come un’anatra in un corso d’acqua. In gara 1 come tutta la squadra fatica tantissimo dal perimetro, condannando Memphis a dipendere ancor di più dal gioco interno e facilitando molto il lavoro degli avversari, ma in gara 2 si riscatta con 19 punti, 12 assist e alcune giocate da vero leader. Se gioca così i Grizzlies possono davvero infastidire molto i più quotati Thunder, unico neo da migliorare assolutamente lo 0-9 dall’arco delle prime due uscite.

 

Russell Westbrook: 6. E’ sempre lo stesso discorso, che ormai esce dalle orecchie di qualsiasi tifoso Thunder, il quale però è probabilmente consapevole della sua veridicità: il suo atletismo, la sua energia e i suoi punti sono semplicemente fondamentali per una Oklahoma City che altrimenti dipenderebbe in tutto e per tutto da Durant, e gli scorsi playoff sono ancora lì a dimostrarlo. L’altro lato della medaglia sono scelte azzardate, per usare un eufemismo, pochissima lettura delle situazioni e eccessiva impulsività, che nel ruolo di play può essere deleteria, soprattutto quando si decide la partita. Viaggia sì a 26 di media, ma con 19-47 e un orrendo 1-12 da 3; inoltre sta smezzando solo 6,5 assist (a fronte peraltro di 4 palle perse), a dimostrazione che sta attaccando e tirando molto ma non sta coinvolgendo i compagni in egual misura. Un episodio di gara 2 riassume il tutto: si prende la bomba della possibile vittoria nonostante le già citate brutte percentuali, e lo salva solo un inaspettato Perkins; vero che Durant era marcatissimo (quasi triplicato appena riceve), ma dopo il miracolo di qualche secondo prima la palla dovrebbe finire nelle sue mani. Alla lunga questa scarsa lucidità nei momenti decisivi potrebbe costare cara (l’emblema rimane gara 4 della Finale del 2012 con gli Heat: 43 punti e un fallo sanguinoso nel finale che ha regalato una vittoria decisiva agli avversari).

 

Marc Gasol: 5.5. Il catalano dalle mani d’oro, vero trascinatore dei Grizzlies negli scorsi ottimi playoff, quest’anno sta faticando terribilmente, complice sicuramente una stagione martoriata dagli infortuni. Che non sia nella condizione eccellente di un anno fa è abbastanza chiaro e le difficoltà al tiro, in particolare, sono lì a testimoniarlo, ma Memphis non può prescindere dal suo rendimento se vuole provare a completare l’upset, e condizione o no dovrà portare di più alla causa.

 

Grizzlies supporting cast: 6.5. Anche stavolta una media tra il 4.5 di gara 1 e il 7.5 di gara 2, con mezzo voto in più per alcune giocate decisive. L’anno scorso il tallone d’Achille di Memphis era proprio la rotazione corta e l’assenza di alternative rispetto ai soliti noti; per questo motivo la dirigenza si è mossa già la scorsa off season non alcune aggiunte magari non pesantissime ma molto preziose nell’economia della squadra. E dopo un esordio nei playoff complicato, queste aggiunte hanno pagato dividendi importanti in gara 2: Courtney Lee ha messo 16 punti chiudendo anche la contesa dalla lunetta, Mike Miller ha portato in dote la sua enorme esperienza e stava per risultare determinante con una tripla pesantissima nei secondi finali dei regolamentari, persino Beno Udrih, scongelato per sopperire alla squalifica di Nick Calathes, ha dato un contributo inaspettato e importante con 14 punti in altrettanti minuti. Meno dotata di talento individuale, soprattutto nei propri leader, probabilmente Memphis non potrà prescindere dall’apporto dei suoi giocatori di contorno per cercare di riequilibrare le forze in campo.

 

Thunder supporting cast: 4.5. L’esatto contrario degli avversari: è vero che la squadra è costruita attorno a due individualità del calibro di Durant e Westbrook che tendono per caratteristiche a monopolizzare l’attacco, ma l’assenza di alternative rischia di rendere troppo prevedibile il gioco di OKC, soprattutto per una difesa organizzata come quella di Memphis. Nella seconda partita, in particolare, la panchina ha prodotto la miseria di 14 punti (e, Derek Fisher a parte, 0 nella prima metà di gara). Caron Butler, sesto uomo designato, è rimasto in campo anche più di 20 minuti ma il suo apporto è stato nullo; pochissimo, nonostante la solita energia, anche da Nick Collison, per non parlare di un irriconoscibile Reggie Jackson, ombra del bel giocatore ammirato negli scorsi playoff e nella prima parte di stagione. Lo stesso Fisher è stato il più positivo, ma se un giocatore della sua età e caratteristiche risulta il migliore dal pino, non ci siamo; considerato anche che pure Sefolosha e Perkins, pur essendo giocatori dalle caratteristiche difensive, hanno inciso pochissimo sulle prime due gare (buzzer di Perkins a parte), e partono pure in quintetto. Insomma, in questo momento pare ci sia il nulla dietro Durant, Westbrook e Ibaka, gli unici a scollinare finora la doppia cifra, e non è assolutamente una buona notizia per una squadra che ha ambizioni da contender

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