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Editoriali NBA

Analisi “postuma” di una gara 7 meravigliosa: elogio alla difesa di Chris Bosh!

E’ entrato il tiro dalla media a James e Wade. Con queste 10 parole si potrebbe sinteticamente completare, senza timore di smentita, l’analisi riguardo ciò che ha condotto alla vittoria Miami in gara 7. Certamente questo è stata ciò che più di ogni altra cosa è balzata agli occhi di chi, nonostante il venerdì pieno di impegni, non è riuscito a resistere alla tentazione di restare sveglio tutta la notte per assistere “al più grande spettacolo dopo il Big Bang”.

Per chi invece poneva l’attenzione sui vinti, su quelli che hanno sopperito alla mancanza di atletismo con l’organizzazione, le perplessità sono venute a galla ben prima della doppia conclusione sbagliata da Duncan contro Battier e del successivo jumper del 92-88 di Lebron che ha sostanzialmente chiuso gara, serie e stagione. Come hanno fatto gli Spurs senza Parker, senza Green e con scarse percentuali nel tiro da 3 punti (30% con 6-19) a restare in partita fino in fondo e ad avere la possibilità del pareggio a 40 secondi dal termine?

La risposta, guardando il box score, è molto più semplice del previsto: in casa Miami Heat, escludendo i 3 punti di un fondamentale Birdman, sono andati a segno soltanto in 4! Allen, Miller e soprattutto Bosh sono rimasti a zero, collezionando uno 0-14 totale al tiro che in circostanze “normali” sarebbe coinciso con una sconfitta per la squadra della Florida.

In particolare per il giocatore numero 1 il referto recita 7 rimbalzi, 1 stoppata e 2 assist in 28 minuti, condizionati molto dall’aver prematuramente speso i primi 3 falli. Ma chi come me ha visto la partita ascoltando attentamente il commento del duo Tranquillo-Buffa, avrà colto una frase detta nel finale: “Ciò che pesa più di tutto, in una serie così equilibrata, sono gli ultimi 10 possessi difensivi (…). Miami l’ha vinta lì!”. Detta per tributare il giusto merito alla presenza di Wade sul parquet nel finale di partita, questa affermazione calza a pennello anche per Chris Bosh, vero fattore difensivo decisivo per gli Heat.

Parliamoci chiaro. Se Battier non avesse segnato 6 triple non ci sarebbe stato nessun tipo di difesa che avrebbe potuto regalare la vittoria a Miami. Ma, come molti ben sanno, nel basket, come in tutti gli sport, le partite si vincono in difesa.

Nell’immagine sopra riportata Duncan, dopo aver catturato il milionesimo rimbalzo della sua carriera ai Playoff, apre per Ginobili che vuole spingere il contropiede, arma molto utile agli Spurs negli ultimi 2 episodi della serie. Bosh è all’altezza della lunetta di tiro avversaria e parte a tutto velocità per il rientro difensivo.

Questo è uno dei suoi pregi. La rapidità che, nonostante la stazza, gli permette spesse volte di rallentare la transizione avversaria. Come in questo caso in cui l’argentino se lo ritrova già schierato dall’altra parte del campo in raddoppio.

A questo punto, rotto il gioco in contropiede, San Antonio aspetta l’arrivo di Duncan per giocare il classico p&r con lui. Negli ultimi atti di questa favolosa serie finale gli Spurs sono ricorsi molto più spesso che in passato agli isolamenti, giocando raramente sul blocco del lungo, cosa mai successa in tutta la stagione durante la quale si è abusato dell’utilizzo del pick and roll. Il perché di tutto questo? Chris Bosh.

Difatti, anche in questo caso la sua copertura è ottima, Ginobili è costetto a coinvolgere Parker per dare la palla in post, che in questo caso, grazie al lavoro sul roll del sopra menzionato numero 1 degli Heat, arriverà lenta, costringendo ad una ricezione statica un Duncan che, avendo perso smalto con gli anni, ha difficoltà nel chiudere a canestro una conclusione del genere.

Altro aspetto chiave della serie. San Antonio è partita in gara 1 perdendo soltanto 4 palloni nell’intera gara, non concedendo contropiede a Miami. Nei successivi incontri, in particolar modo in quelli vinti dagli Heat, questo non è più successo. Merito certamente della capacità atletica di James e Wade di andare sulle linee di passaggio, ma frutto anche del lavoro del giocatore ex Toronto Raptors.

In questo caso ad esempio, Green si ritrova raddoppiato sulla linea di fondo grazie allo splendido lavoro di Bosh. Difatti (purtroppo non sono riuscito a trovare il frame precedente) questa situazione nasce dalla capacità di anticipo del centro degli Heat su Duncan che costringe Green ad avventurarsi in palleggio in quella che non è di certo la specialità della casa, ritrovandosi in grosse difficoltà nei pressi della linea di fondo.

A questo punto, pur di non perdere il pallone, il numero 4 degli Spurs scarica in emergenza all’indietro, costringendo ad una difficile ricezione Leonard dalla quale scaturisce la rubata di James. Sul referto apparirà scritto “Palloni recuperati James 1”, ma questa in realtà, come molte altre, è da condividere almeno al 50% con Chris Bosh.

Si potrebbe definire come una “difesa a tutto campo” o ancor meglio come un “tutto fare”, dal seguire il giocatore che si muove senza palla, all’accettare il cambio e tenere il “piccolo” in penetrazione. Vediamo un’ultima azione in cui il bi-campione NBA mostra tutto il suo repertorio.

Bosh in questo caso è in copertura su Duncan all’altezza della lunetta, ma allo stesso tempo osserva Leonard che è pronto a tagliare per fornire una linea di passaggio a Parker.

Kahwi parte, lasciando agevolmente indietro un Miller in netta difficoltà in marcatura su di lui, ma quando completa il ricciolo si ritrova proprio Bosh che, flottando leggermente la sua posizione, gli impedisce di ricevere il passaggio. Questa è ciò che si definisce una lettura difensiva.

A questo punto Duncan porta un primo blocco a Parker che gli consegna la palla in punta, provando a sfruttare i successivi blocchi dei compagni per poi ricevere nuovamente il pallone in una situazione di vantaggio sul difensore (chiaro segno della mancanza di esplosività del playmaker francese, che non è riuscito in gara 7 a trovare la giusta condizione). Miami in questo caso sul taglio di Parker cambia, portando James sulle sue piste ed “evitando” di corrergli dietro.

Il centro caraibico quindi va incontro al numero 9, consegnandogli nuovamente la sfera e giocando il p&r. Nel frattempo Bosh è ritornato sulle piste del lungo degli Spurs ed è pronto per lo “show” difensivo che permette a Lebron di passare sul blocco e ritornare in marcatura su Parker.

Alla fine San Antonio ha mosso la palla, ha corso senza, ha provato ad entrare in 3 giochi differenti ed alla fine, non riuscendo a creare alcun tipo di vantaggio, si ritrova a giocare la situazione a cui voleva portarla la difesa. Palla in post basso a Duncan per giocare un uno-contro-uno statico contro chi? Ovvio, Chris Bosh!

Ho letto tanta “ironia” nei commenti post partita riguardo la pessima prestazione al tiro del giocatore degli Heat. Della sua “scarsa” presenza a rimbalzo (9 di media nelle 7 gare finali, quando contano va a prenderli!) e del suo essere poco efficacie in attacco. Beh, se dei Big Three di Miami è di gran lunga quello che attira meno i flash dei fotografi e non conquista le copertine dei giornali, i suoi compagni, Spoelstra e tutta la società sanno quanto sia stato decisivo in questa serie.

Metti quindi da parte tutti i commenti “negativi” e poco lusinghieri, Chris. Festeggia, te lo sei meritato!

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