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Editoriali NBA

Kobe, LeBron, Michael, Wilt e Bill ? La passione per la palla a spicchi

Scrivo questo articolo preso da una semplice ispirazione, non so dove andrà a parare, se conterà qualcosa e se porterà più informazione in voi che leggete.
In questi giorni abbiamo sentito del Maestro Zen (mi prostro) che sottolinea la superiorità di Jordan su Kobe e di molti giornalisti che analizzano le statistiche per capire, per dare una spiegazione alla domanda su quale giocatore sia o sia stato il più forte che abbia mai calcato un parquet.

Proprio ieri sera in redazione si parlava di come la NBA sia cambiata, di come sia evoluto il ruolo del centro, di quanto in soli 10 anni si sia modificato il gioco. E allora mi chiedo perché si paragonano ancora età diverse, sistemi diversi e ci si incarta nello sputare giù statistiche?

Sentir parlare Kobe dopo l’infortunio a me personalmente da una carica di buoni propositi. Sicuramente non è uno stinco di santo fuori dal campo, ma è un esempio di impegno e di passione. Lasciamo perdere lo stipendio assurdo che intasca, atteniamoci solo ai risultati sportivi, a ciò che questi grandi campioni ci trasmettono. Non scrivo per paragonare Jordan, Kobe, LeBron e tutti gli altri che il gioco ci ha regalato. Ognuno di loro trasmette ai tifosi qualcosa di diverso, di particolare che ci permette di sognare.
Io sono nato con Kobe, ho visto la mia prima partita NBA con un giovanissimo Bryant in campo e da allora mi sono innamorato. E’ stato il giocatore del mio tempo e quindi è chiaro che lo erigerei a paladino della giustizia a livelli che solo Iron Man potrebbe raggiungere nel mio mondo immaginario.

Sentirlo dire ragazzi tutto ok, adesso rimetto a posto il tendine e torno (a 35 anni) più forte di prima a me personalmente mette la pelle d’oca, così come ho avuto la pelle d’oca vedendo Jordan a 40 anni mentre continuava a stupire il mondo.

Vogliamo paragoni? Perché rovinare la poesia della diversità dei momenti e delle epoche?
Russell e Wilt? Paragoniamo anche loro? Lasciamoci dondolare dallo stupore senza dover per forza analizzare tutto spezzettare in mille statistiche tutto ciò che accade perdendo il senso dell’intero.
Se facessimo questo oggi Lebron sarebbe il più forte di tutti, così come Russell sarebbe stato un “quasi brocco” se paragonato alle statistiche di Wilt.
Così come se al contrario parlassimo di Anelli vinti Wilt diventerebbe quasi normale e Russell un marziano e via dicendo.
Lasciamo indietro queste stupidità, osserviamo e prendiamo il meglio di quello che ci viene regalato da questi uomini pensando che dietro le loro incredibili giocate ci sono sveglie alle 5 da 20/25 anni a questa parte, ci sono sessioni di tiro di ore e ore e ore c’è la passione e la voglia di dimostrare di essere “il migliore”.

Magari tra 20 anni nascerà un nuovo Michael Jordan, magari non esisterà mai più nessuno capace di fare quello che ha fatto lui, magari LeBron lo farà supeandolo. Magari Kobe vincerà un nuovo incredibile anello. Qualsiasi cosa accadrà, non smettiamo di guardare, sentire ed emozionarci solo per dover vincere una battaglia, fatta di parole, contro presunti nemici. Godiamoci lo spettacolo, che poi magari quest’anno vincerà Duncan, facendo
a pezzi statistiche, doti fisiche, eleganza e talento.

“Perché ragazzi c’è una chance infinitesimale che rinasca un altro Michael Jordan, ma non c’è né nessuna, neanche infinitesimale che rinasca un altro Wilt Chamberlain” (Federico Buffa)

Questo il commento di Buffa nell’ultima puntata della storia di Wilt, come a dire che nonostante Jordan sia considerato dalla maggior parte il più grande di tutti i tempi, sono le particolarità a scrivere la storia, pezzi di storia diversi convivono insieme senza chiedersi chi sia stato il migliore ma di ognuno ricordiamo qualcosa di speciale.

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