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Editoriali NBA

Il dandy vestito d’arancio

Chissà se tra la folla di oranges perennemente in delirio sugli spalti dell’immenso Carrier Dome si nasconda a volte lui, lo scrittore abruzzese che tanto ha regalato, in ambito letterario, al nostro Bel Paese. Si arriccerebbe il baffo con aria compiaciuta osservando quel numero 1, in completo arancione, che scorrazza su e giù per il parquet. Elegante, fine. All’ennesima assistenza dopo un paio di crossover effettuati senza mai perdere quella grazia che lo accompagna senza sosta, eccolo, Michael Carter-Williams, puntarsi forte i pugni chiusi al petto, saltellando compiaciuto ed urlando verso quello spicchio di palazzetto da dove l’osserva quel Gabriele D’Annunzio che ben l’aveva definito anni fa. È chiaro a tutti difatti che alla giovane point guard di Hamilton calzi a pennello il soprannome di “dandy della palla a spicchi”.

Stiamo parlando di un ragazzo lungo, lunghissimo per il ruolo che ricopre (2 metri e qualcosina in più).

Braccia sterminate, gambe che sono molle ingiustificabili. Quando vuole vola. Non appare mai dinoccolato, nelle movenze lo accompagna impercettibilmente un ritmo blues che lo rende uno dei ball handler più armoniosi e fluidi da vedere dell’intero panorama collegiale. Carter-Williams è un’opera d’arte in movimento, che non si limita però ad apparire tale. È un’opera efficace, una di quelle che arriva a centrare l’obiettivo, che impressiona non solo trascendentalmente ma lascia qualcosa, molto.

È un’arma impropria in entrambe le metà campo. Offensivamente smista quasi 10 assist ad alzata (9.3), quando è in campo impacchetta metà dei canestri dei suoi compagni arancioni, quasi sempre regalando facili appoggi o bimani pesanti nell’area pitturata. Batte il suo uomo con facilità irrisoria grazie ad un primo passo capace di creare un vero e proprio abisso tra lui ed il piccolo di sorta costretto a cercare d’emarginarlo. Ma non si limita a questo. Tira con il 37% dal campo, rilascio pulito, palleggio arresto e tiro purissimo. Unica pecca, banale conseguenza del suo stile di gioco, sono le palle perse e l’eccessiva ricerca dell’assistenza ad effetto. Ma si può chiudere un occhio osservando i  4.8 palloni strappati sotto i tabelloni a partita, che vanno di pari passo con le 3.2 rubate (ricordate quando si parlava di un corpo oversize unito a braccia che fanno provincia?).

Syracuse sta volando sempre più in alto dopo l’upset a Louisville ed in seguito alla complicata vittoria in casa con i Bearcats di Cincinnati. Jim Boeheim inizia ad intravedere, anche se distantissima, quella retina che aspetta solo di essere tagliata, e per questo deve ringraziare proprio il prospetto proveniente dalla St Andrews High School.

Il futuro nella Lega dei sogni sembra già scritto per Carter-Williams. Al momento viene dato come probabile decima scelta. I limiti che potrebbe evidenziare al piano di sopra sono prettamente caratteriali e mentali, ma la classe smisurata ed un fisico che gli permette di veleggiare in aria ed inchiodare senza alcun timore reverenziale a difesa ampiamente schierata (lacrimuccia che ci rimanda al barone e a Steve Francis) lo rendono a mio avviso uno di quei pochi giocatori capaci d’attirare l’attenzione di un’intera generazione. Per quanto riguarda il capitolo “vincente o perdente” aspettiamo Marzo come primo responso.

D’Annunzio il suo l’ha già avuto.

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