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Marchi di fabbrica – i migliori movimenti personali della NBA

 

Dal gancio-cielo di Kareem al fadeaway di Nowitzki, il mondo della NBA è sempre stato caratterizzato da alcune versioni talmente personalizzate di classici movimenti offensivi da risultare praticamente “brevettate”, inconfondibili icone che rimandano ad uno ed un solo, specifico giocatore. Beckley Mason nel suo blog su Espn ha voluto citare alcuni di questi movimenti, caratteristici di giocatori ancora in attività:

Il tiro in corsa di Derrick Rose. Un layup particolarmente…di “polso”! La caratteristica eccezionale del colpo di Rose, che lo rende unico e inconfondibile, è nella capacità di dare la “frustata” classica del jumper ad un movimento in penetrazione a una mano che solitamente si effettua con la sola spinta dei polpastrelli; altra caratteristica unica è che Derrick utilizza questo colpo nelle situazioni più svariate, concludendo l’azione indifferentemente in terzo tempo come in arresto a uno o a due tempi.

Il side hop jumper  di Chris Paul. Parente stretto del più diffuso step-back, l’arresto e tiro con passo laterale è il modo con cui CP3 preferisce concludere le sue serpentine in palleggio, partendo da una posizione centrale per poi allargarsi e procurarsi spazio con questo caratteristico movimento.

La finta di passaggio di Rajan Rondo. Gli elementi che rendono inconfondibile la finta di passaggio di Rajan rispetto a tutte le altre sono la veemenza del gesto e l’incredibile rapidità di esecuzione nell’effettuare il successivo passaggio vincente, una combinazione micidiale per disorientare le difese avversarie.

Il gancio di Al Jefferson. Il movimento che testimonia la straordinaria tecnica in post di Al Jefferson. A differenza degli altri lunghi, ha affinato la tecnica per evitare la prima rotazione sul perno, saltando e girandosi contemporaneamente per rilasciare poi il morbido tiro.

La spinta con la palla di Tony Parker. L’elevazione non è certo la miglior qualità di Tony; eppure il play degli Spurs riesce a farsi valere quando penetra nel traffico sotto canestro grazie a questa mossa particolare, al limite dello sfondamento. Quando il difensore  riesce a tenere il suo uno contro uno, ecco che Parker spinge letteralmente l’avversario con la palla, tenendola stretta alla vita, in modo da crearsi spazio per il tiro e ricevere, il più delle volte, anche la chiamata arbitrale a favore.

L’uno contro uno di James Harden. Con il suo caratteristico uno contro uno Harden ha fatto molto parlare di sé nel corso dei playoffs, conquistando valanghe di falli e tiri liberi. A differenza della maggior parte dei giocatori Harden in entrata non protegge il pallone, bensì protende nettamente le braccia; lui è abilissimo a non farsi stoppare o rubare la palla, ad aspettare il contatto e a concludere per numerosi giochi da 3.

Il sottomano in post basso di Luis Scola. Invece di attaccare il ferro dall’alto per tentare di eludere la stoppata e cercare magari il contatto, come solitamente si insegna ai lunghi, Luis Scola ama concludere in sottomano partendo dalla posizione spalle a canestro. Ed il suo gioco è efficacissimo, grazie alla sua straordinaria tecnica di gioco in post, condita di finte, controfinte e uno straordinario uso del piede perno.

 

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