Nonostante gli Utah Jazz detengano il miglior record della NBA (27-8), i due giocatori più rappresentativi del roster, Rudy Gobert e Donovan Mitchell, raramente vengono considerati potenziali MVP. Entrambi rappresenteranno la propria franchigia all’All-Star Game di Atlanta, ma la semplice convocazione all’evento, per quanto prestigiosa, non sembrerebbe retribuire a sufficienza l’impegno profuso dalla coppia, almeno secondo i tifosi Jazz.
Al contrario, tra le quattro pareti dello spogliatoio si configura un’atmosfera notevolmente diversa: la frustrazione provata dai tifosi è trasformata in energia motivazionale dai diretti interessati, come sostenuto da Jordan Clarkson:
“Non perdiamo troppo tempo a discutere di quell’argomento. E’ normale che anche noi giocatori vorremmo vedere i nostri leader in quella conversazione, ma la loro assenza dalla classifica non ci scoraggia. Rudy e Donovan giocheranno sempre meglio fino a quando verranno snobbati. E’ questione di mentalità. Noi siamo un gruppo coeso, che ha ottenuto questi risultati come forza collettiva. Pensiamo alla vittoria ogni volta che scendiamo in campo, quindi ci rimane poco tempo per soffermarci sulle altre questioni. Lasciamo agli altri questi tipi di distrazione”.
Le parole del candidato numero uno al premio di Sesto Uomo dell’anno sono chiarissime. La stagione di Mitchell (24.4 punti, 4.6 rimbalzi e 5.5 assist a partita), così come quella di Gobert (14.2 punti, 13.2 rimbalzi e 2.8 stoppate a partita), rasenta oggettivamente la grandiosità, ma nessuna inezia può distrarre i Jazz dalla loro rincorsa al titolo.
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