Atlanta Hawks

NBA, Vince Carter entra nella storia

Vinsanity nella leggenda. All’AmericanAirlines Arena con l’ingresso sul parquet di Vince Carter si è scritto scritto un pezzo di storia.

Mentre con le immagini si omaggiava il suo passato, mentre venti mila spettatori si alzavano per applaudirlo, Vinsanity infatti raggiungeva le 1500 presenze nel massimo campionato di basket americano.

Col suo ingresso in campo, Carter è diventato il quinto giocatore di sempre per numero di presenze da professionista nella NBA. Con la possibilità, in questa stagione, di superare anche John Stockton (1504 presenze) e Dirk Nowitzki (1522 presenze).

Per la cronaca Atlanta ha perso contro Miami all’overtime, dopo aver sprecato un vantaggio di 6 punti a due minuti dal termine. Errori di gioventù.

Leader in casa Hawks, tra punti e assist, il solito Trae Young, uno che è nato l’anno in cui Vinsanity è stato draftato. Carter invece ha onorato il record con la seconda prestazione consecutiva in doppia cifra, ricordandoci che non continua a scendere in campo solo per fare passerelle. Come dice qualcuno.

In una Nba in cui i record vengono snocciolati, discussi e abbattuti giornalmente, creandone anche di improbabili (e a volte poco credibili) il record dell’ex stella di Toronto ha un sapore diverso, di qualcosa che va al di là della cifra con cui è rappresentato.

In un’epoca in cui il conflitto generazionale è forte in ogni ambito della nostra società, il comportamento di Carter, l’umiltà nel crearsi il suo angolo di mondo ad Atlanta chiedendo nulla di più se non i minuti che gli vengono concessi, rappresenta l’amore incondizionato verso uno sport, senza che questo diventi ingombrante e grottesco.

Il raggiungimento di questo record non è stato una forzatura, non è stato un puntiglio del campione capriccioso che non comprende più i propri limiti ed egoisticamente pretende di essere ancora protagonista quando non è più in grado. Per continuare ad avere una palla tra le mani, L’8 volte All Star si è tolto i panni della stella e ha accettato di essere una riserva, condividendo la panchina e la sua esperienza con giocatori che hanno la metà dei suoi anni.

La longevità, l’anzianità, non sono caratteri positivi o negativi in assoluto. Non sono codificabili categoricamente nelle parole bene e male. E’ il modo con cui vengono vissuti a determinarne la qualità.

Nel caso di Vince, la sua anzianità cestistica è vissuta con eleganza e con modestia, ed è per questo che siamo in grado di rivedere nel giocatore di oggi quello che è stato un tempo, senza che il ricordo si deformi. Per questo stanotte Vince Carter è entrato nella storia e se lo merita.

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Pubblicato da
Gianmaria Concetti

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