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NBA, Doc Rivers svela i retroscena sull’arrivo di Kawhi Leonard

I Los Angeles Clippers sono i reali protagonisti dell’ultimo mercato NBA. L’arrivo di Kawhi Leonard ha completamente stravolto gli equilibri dell’intera Lega costringendo i Lakers, l’altra candidata ad accaparrarsi le prestazioni ex Toronto, a muoversi su altri obiettivi.

Ai microfoni del Los Angeles Times, Doc Rivers ha svelato il primo meeting con Leonard con cui iniziò il periodo di convincimento nei suoi confronti, verso fine giugno, quando tutti i media statunitensi davano i gialloviola come favoriti proprio sui Clippers. Queste le parole di Rivers:

“Mi disse ‘Voglio giocare per te’, puntando il dito verso di me. Poi si rivolse a Steve (Ballmer, ndr) e gli disse ‘Mr Ballmer, mi piace come fai le cose e soprattutto quello che stai cercando di fare qui, ma la tua squadra non è forte abbastanza per me, quindi se non cambi qualcosa, io non firmerò per voi.”

In quel momento Leonard non fece alcun nome, ma i Clippers volevano a tutti i costi convincere l’ex San Antonio ad unirsi con loro come ha spiegato Rivers:

“Avevamo una lista di nomi con noi. A ripensarci commettemmo un errore mostrando quella lista perché la facemmo vedere a Leonard non sapendo se saremmo poi stati in grado di arrivare al giocatore prescelto. Gli abbiamo fatto vedere un po’ di nomi che avrebbero potuto essere interessanti per lui, ma quando vide quello di Paul George ci disse subito ‘Voglio giocare con lui’. Non sapevamo come arrivarci. Gli abbiamo mostrato anche altre alternative ma non voleva nemmeno stare a sentirle. Quindi, dopo l’incontro con Leonard, noi dei Clippers ci siamo seduti insieme per capire come arrivare a Paul George.  Sapevamo però che Oklahoma voleva cambiare qualcosa all’interno della propria squadra, ma non sapevamo cosa fare.”

I Clippers alla fine riuscirono a convincere OKC costituendo un pacchetto composto da Shai Gilgeous-Alexandr, Danilo Gallinari e tre scelte al primo giro di draft NBA futuri:

“Mr. Ballmer era nervoso per la quantità di scelte da cui avremmo dovuto separarci, ben 6. ‘Non sono 6 scelte per avere Leonard, sono 6 scelte per avere Leonard e Paul George. Tre a testa’, è stata la mia tattica. Il giorno della trade la nostra offerta era lettera morta, lo scambio già defunto prima ancora di iniziare. Mi chiama Lawrence Frank e mi dice che Kawhi è tra Raptors e Lakers. Al nome dei Lakers sono impazzito: ‘Non possiamo permettere che accada’, gli ho risposto. E a Steve ho detto: ‘Se firma con i Lakers ci conviene spostarci a Seattle’. Pensava scherzassi, ma ero dannatamente serio. Lo credevo davvero”

“Alle 4 eravamo di nuovo in corsa; alle 5 ancora fuori dai giochi; alle 6 non avevamo più una chance. Così ho scelto di andare a cena con degli amici, da Nobu, ma mentre sto parcheggiando mi chiama al telefono ancora Frank. ‘No, da Nobu no – mi supplica – in quel posto i cellulari non prendono e noi siamo ancora in lizza per il sì di Kawhi’. Allora rinuncio alla cena e resto in auto, faccio avanti-e-indietro sulla Pacific Coast Highway finché non completiamo la trade. Quando entro da Nobu il mio umore è completamente diverso. Mi ricordo che al tavolo ci serviva un cameriere tifoso dei Lakers: continuava a dirmi quanto fosse sicuro che Leonard avrebbe vestito la maglia gialloviola. La notizia del nostro accordo non era ancora uscita…”

Per le regole del Salary Cap, Leonard poteva firmare il suo contratto solo prima dell’ufficializzazione della trade per George. Così successe che il 10 luglio, i Clippers annunciarono la firma di Leonard, mentre 21 minuti dopo arrivò quella di George.

 

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Pubblicato da
Simone Ipprio

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