Cleveland Cavaliers

Cavs, 4 motivi per non tenere Rodney Hood nel 2018-19

Il suo rocambolesco arrivo durante la trade deadline più folle che si ricordi era stato salutato, da parte del mondo dell’NBA, come quel 3&D a lungo cercato dai Cavs e non ritrovato in Jae Crowder.

Rodney Hood ha però faticato a inserirsi bene nei rinnovati Cleveland Cavaliers, a differenza di quanto fatto sin qui da suoi nuovi compagni ‘freschi’ come Larry Nance Jr. o Jordan Clarkson. Il coaching staff della franchigia dell’Ohio ha deciso di riproporlo ad uscire dalla panchina nella larga vittoria contro i Suns, nella continua ricerca di un equilibrio tattico da oliare in vista della post-season.

In uno scenario in cui LeBron James decide di continuare a dare fiducia ai Cavs rimanendo in Ohio, la rifirma di Hood potrebbe essere importante così da garantire a Cleveland una tipologia di giocatore difficile da trovare in giro. Ma quali possono essere quattro buoni motivi per, da parte di Cleveland, non rifirmare Hood a fine stagione.

1. Intesa con LeBron ok, e poi?

Dei 50 canestri segnati da Hood in maglia Cavs, al momento della stesura di questo pezzo, ben 15 sono stati generati da un assist di LeBron James (di gran lunga il dato migliore della squadra, il secondo – Clarkson – non supera quota 3).
Questo va a confermare un assunto che da sempre si fa sulla carriera di James: la sua capacità di migliorare i giocatori che gli stanno attorno, in particolare gli esterni tiratori.

Hood non sta tirando benissimo dalla lunga distanza (30% su 3.5 tentativi di media a partita) anche se va meglio dall’angolo (36.4%, dato pur lontano dal 44.7% fatto registrare nella scorsa stagione). Però finora si è vista pochissima interazione ‘proficua’ di Hood con gli altri compagni, e quali possono essere le prospettive per vedere di meglio nel prosieguo della stagione.

2. Punti ‘istantanei’, ma a che costo?

È indubbio che Hood, in caso di ‘stabilità’ nel ruolo da sesto uomo, possa portare dei punti ad una second unit spesso composta da specialisti ma raramente da attaccanti. Vale però la pena evidenziare come i Cavs, con Hood in campo, abbiano un EFG% del 53.2%, il terzo dato peggiore di Cleveland in questa stagione, con i peggiori due che appartengono a due giocatori che non fanno più parte della squadra: Isaiah Thomas e Dwyane Wade. Se vi è margine di miglioramento nelle percentuali al tiro, è pur vero che quando parliamo di Hood parliamo di un giocatore che in carriera non è mai andato oltre il 42% dal campo (o il 37% da 3 punti) in carriera, percentuali ottenute con un quantitativo di tiri non indifferente (a parte la stagione da rookie, sempre oltre la doppia cifra di tentativi a partita).

3. Dov’è la difesa?

Nel menzionare le doti di Hood, spesso si fa riferimento alle sue rispettabili capacità difensive. Capacità che sin qui non si sono viste, come evidenziato dal suo Net Rating: -9.2, migliore soltanto di quello di Tristan Thompson, JR Smith e Cedi Osman negli ultimi due mesi.

L’apporto di Hood non ha quindi migliorato, almeno stando a vedere le statistiche, la deficitaria difesa di Cleveland, la principale controindicazione alla competitività dei Cavs nella post-season in arrivo. In particolare il dato da tenere d’occhio è quello del Free Throw Attempted Rate avversari, il dato più alto nei Cavs ‘concesso’ da Hood: con l’ex Jazz in campo, Cleveland concede 0.28 tiri liberi per ogni tiro tentato dal campo, un dato che sta a sottolineare una continua tendenza della difesa Cavs a ‘coprire’ deficit difensivi commettendo falli e concedendo tiri liberi evitabili.

4. Quanto costa?

Attualmente Hood è sotto contratto per appena 2.4 milioni di dollari all’anno, essendo questo il quarto e ultimo anno del contratto da rookie. Pur non sottovalutando l’utilità di Hood come giocatore è improbabile che il mercato che potrebbe scatenarsi attorno a lui possa portarlo ad accettare la qualifying offer di 3.5 milioni. Ad oggi lo spazio dei Cavs è abbastanza congestionato per via dei contratti di Love, Hill, Thompson, Smith, Clarkson e Korver, che insieme sommano ben 82 milioni di dollari, lo spazio per il contratto dell’ex Jazz va creato a prescindere dalla decision di LeBron: per farlo, presumibilmente, andrà ‘liberato’ uno (o entrambi) tra Smith e Korver, due contratti entrambi in scadenza nel 2020 ma non garantiti per la stagione finale, due contratti per i quali bisognerà “pagare” per liberarsene.

E quanto vale la pena pagare per un giocatore utile, duttile ma dai limiti tecnici, ma anche fisici, visto che solo in una stagione su quattro Hood ha giocato la stragrande maggioranza delle partite (nel suo secondo anno nella lega, il 2015/16).

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Pubblicato da
Ennio Terrasi Borghesan

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