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NBA, Greg Oden racconta i problemi di dipendenza dall’alcol

La parabola agonistica di Greg Oden, tanto folgorante quanto breve, ha lasciato segni evidenti non solo nella storia recente NBA. Gli strascichi negativi più evidenti, purtroppo, hanno coinvolto proprio l’ex prodigio da Ohio State University in prima persona. Oden ha passato in rassegna i suoi trascorsi turbolenti a inizio carriera in un’intervista in due puntate concessa al podcast The Next Chapter. Una chiacchierata senza filtri, che restituisce a chi ascolta il ritratto della prima scelta assoluta al Draft NBA 2007 in tutta la sua complessità.

Le fragilità di Greg Oden: alti e bassi della carriera NBA

I momenti di debolezza, legati alle vicissitudini dentro e fuori dal campo, hanno costellato la vita di Oden. I problemi con alcol e droga l’hanno fortemente condizionato. Ecco alcuni passaggi del suo racconto della dipendenza:

“Ci sono state due circostanze diverse. La prima quando ero a Portland e realizzai di dovermi ubriacare. Prendevo due  Vicodin, due Percocet, Advil o Tylenol, due Benadryl e dovevo cercare l’alcol per dormire quattro ore a notte: durò sei mesi buoni. Al tempo soffrivo di bulimia, ero alla mia terza o quarta stagione NBA, quando le operazioni iniziarono a sommarsi una all’altra. […]

La seconda volta fu dopo la stagione a Miami: venni arrestato per violenza domestica, non mi riconoscevo più come persona, andai in rehab ed ero in libertà vigilata. Dopo essere rimasto pulito per sei mesi, capii che potevo fermarmi. Non signiifca che da lì in poi non abbia più bevuto, ma ho imparato alcune cose: non mi piace per nulla il liquore, gli hagover dopo una bevuta erano terribili, bevo solo vino e una birra ogni tanto. Ora non cerco eccessi, non sono il bevitore dei tempi del college, quello che si scola tutto ciò che gli metti davanti. Non devo anestetizzare qualcosa adesso. Sì, devo ancora fare i conti con infortuni ma non sto cercando di anestetizzare il mio corpo o i miei pensieri. Ai tempi bevevo per quella ragione, per silenziare il rumore esterno, dai social alle aspettative su di me: Nel passato ci sono state rapidissima ascesa e tanti bassi, dipendenza, solitudine, depressione. Adesso sto provando ad essere felice per il bene di mia figlia, voglio essere un esempio migliore.”

Oden riparte ora da assistente a Butler, nel mondo collegiale che tanto gli ha dato e altrettanto ha preteso da lui. Voltare pagina, per un nuovo capitolo, è l’imperativo.

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Pubblicato da
Nicolò Basso

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