1. JamesOn Curry
La vita di JamesOn Curry si può rendere graficamente come una parabola molto arcuata: raggiunto in fretta il punto più alto nel vertice, la sua carriera non ha fatto altro che puntare inesorabilmente verso il basso, o meglio, verso la galera. Nel suo anno da senior alla high school infatti, intorno a Curry si era creato un certo tipo di hype grazie a medie di 40,2 punti 7,3 rimbalzi e 6 assist, numeri che tra l’altro gli valsero la chiamata della prestigiosa University of North Carolina. A 16 anni però, Curry aveva già raggiunto il punto più alto della parabola: pochi giorni dopo aver firmato un contratto preliminare con la stessa North Carolina, venne infatti arrestato con sei diversi capi d’accusa per il possesso e lo spaccio di marijuana. L’ormai ex ragazzo prodigio riuscì comunque ad accordarsi con la Oklahoma State University, e nel 2007 venne scelto al secondo giro dai Chicago Bulls, che gli concessero la proverbiale seconda possibilità per riscattare quel brutto episodio e quell’alone da malavitoso che andava creandosi intorno a lui.
Nel gennaio del 2008 Curry venne però arrestato una seconda volta, questa volta per aver urinato in pubblico davanti ad un locale notturno, ed i Bulls lo tagliarono l’estate successiva. Gli ultimi a credere in lui furono i Clippers, che lo mandarono in campo in una sola occasione nel gennaio del 2010, giocando la bellezza di 3.9 secondi, lo stesso tempo che si impiega per bere un bicchiere d’acqua, stabilendo il record per la carriera NBA più breve di sempre. Curry venne infatti tagliato poco dopo, finendo la sua carriera nell’allora D-League, per poi venire arrestato nel 2014 nuovamente per il possesso illegale di marijuana.