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NBA, Kyrie Irving: “Le mie dichiarazioni erano dovute alla voglia di vincere”

In casa Boston Celtics è bufera dopo le dichiarazioni di Kyrie Irving, che in seguito alla sconfitta dei biancoverdi contro gli Orlando Magic di sabato scorso aveva rilasciato dichiarazioni molto dure contro i giovani del roster.

Le parole della star ex Cleveland sono arrivate pesanti come un macigno in un momento in cui la situazione in casa Celtics è tutt’altro che facile: bloccati su un record di 25-17, che li pone al quinto posto in una Eastern Conference nella quale erano considerati come gli assoluti favoriti, i biancoverdi sembrano avere anche qualche problema di spogliatoio, esplosi nell’episodio del litigio tra Jaylen Brown e Marcus Morris durante un timeout nel secondo quarto della sconfitta contro i Miami Heat (anche se l’episodio è stato ridimensionato dall’ambiente Celtics).

Oggi arriva i dietrofront del #11 (che sarà assente nella sfida di stanotte contro i Brooklyn Nets a causa di un infortunio al quadricipite), che durante lo shootaround della squadra ha imputato quelle dichiarazioni a caldo alla sua natura competitiva:

“A volte posso uscirmene e dire determinate cose, ma non metterò mai più in discussione in quel modo i miei compagni in pubblico. Soltanto che voglio vincere così tanto.

Vengo da un posto dove ho chiesto una trade, e sono venuto qui. Credo in questa organizzazione e voglio che questi ragazzi abbiano successo. Per farlo dobbiamo essere tutti sulla stessa lunghezza d’onda, avere quella mentalità per cui o il titolo o niente”

Probabilmente le aspettative generate dalla entusiasmante cavalcata ai Playoffs dello scorso anno, che ha portato i giovani Celtics privati dagli infortuni delle loro due superstar, Irving e Gordon Hayward, a giocarsi le Eastern Conference Finals, stanno influendo sulle prestazioni del gruppo, come ha notato lo stesso coach Brad Stevens. Ma Irving è convinto che sia compito di tutta l’organizzazione quello di aiutare i giovani a gestire certi tipi di pressione, concludendo con una frase da vero leader:

“Sarò il primo a farlo. Prenderò la maggior parte [di questa pressione] sulle mie spalle”

Guarda i commenti

  • Ormai i problemi di incompatibilità tecnico-tattica tra i giovani Rozier, Brown, Tatum e le due stelle Irving e Hayward si sono trasformati in problemi di leadership.
    Irving sembra a volte frustrato e scontento e pur giocando molto bene, non sembra essere quel giocatore in grado di portar su la squadra da solo, come vorrebbe.
    I giovani alternano partite sottotono a grandi prestazioni, spinti su e giù dall'emozionalità.
    Trovo che la reazione di Irving a fine partita contro Hayward, colpevole di aver passato la palla a Tatum in ala, che poi ha sbagliato, anzichè a Horford, sia inconcepibile.
    Hayward è un all star, che si è reso disponibile a partire dalla panchina per il bene della squadra e Irving non può criticare una sua decisione in maniera così plateale.
    Tatum e Brown, pur nella sconfitta contro i Nets, hanno dimostrato di poter fare tranquillamente 50 punti in due e sicuramente il loro apporto difensivo è superiore a quello di Irving.
    Secondo me servirebbe un cambiamento nel roster, che ridimensioni la concorrenza interna tra giovani e giocatori esperti.
    E' chiaro che Ainge voglia conservare tutti gli assets per puntare in estate a Davis, ma se i Celtics non arrivassero vicini a vincere, secondo me Irving se ne andrà a fine anno e i free agents più importanti, a parte Klay Thompson che rimarrà a Golden State, sono tutti delle ali, di cui Boston è strapiena.
    Tanto varrebbe provare a scambiarlo, con New York ad esempio, per arrivare a Porzingis, che è infortunato e non sembra contentissimo di giocare a New York, oppure migliorare subito il roster, per tornare competitivi, prendendo Vucevic da Orlando, in cambio di Rozier e Morris.

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Pubblicato da
Simone Simeoni

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