Minnesota Timberwolves

NBA, Butler all’esordio stagionale a Minneapolis, i fischi si trasformano in cori da MVP

La situazione, ormai nota a tutti nel mondo NBA, di Jimmy Butler nei confronti dei Minnesota Timberwolves è molto semplice: vuole andarsene.

Con un presupposto di questo tipo è quindi molto difficile immaginarsi altro che “odio” da parte dei tifosi dei TWolves nei confronti di quello che l’anno scorso era considerato la superstar della squadra (Minnesota prima dell’infortunio di Butler nella scorsa stagione navigava nelle serene acque delle prime posizioni della Western Conference) e che oggi si è trasformato a tutti gli effetti nel cattivo.

Questa particolare situazione è stata nuovamente evidenziata nella partita di questa notte vinta dai TWolves per 131-123 contro i Cleveland Cavaliers in cui Butler ha messo a referto 33 punti, 7 rimbalzi e 3 assist, guidando la sua squadra alla vittoria e facendo trasformare i numerosi fischi al momento della presentazione delle squadre in canti da MVP.

Dopo quanto successo settimana scorsa in allenamento e le voci, poi smentite dagli stessi presunti partecipanti, di una riunione privata tra soli giocatori di Minnesota, però, l’atteggiamento di Butler non è cambiato neanche con l’inizio della regular season: nei confronti dei tifosi che fischiavano, Butler rispondeva deridendoli, e anche verso Coach Thibodeau e verso il proprietario Glen Taylor (colpevole per l’ex Bulls di non aver soddisfatto la sua richiesta di scambio) ha tenuto un atteggiamento di sfida (ignorandoli o rispondendogli in maniera dura) e sicuramente non consono ad un’ambiente di squadra.

Queste le parole di Butler nel post-gara:

Lo adoro. Lo adoro. Penso che le persone a volte adorino odiarmi. Dite quello che volete, ma mi fa veramente ridere, quello che le persone pensano di me. Ma a prescindere da tutto dovete rispettare il mio impegno.

Potrei non piacervi, e questo va bene. Ma io farò sempre il possibile per vincere e per aiutare i miei ragazzi, cosa dovrei fare, rinunciare a fare punti?

Io gioco a basket. Io gioco duro. Io gioco per vincere. So che mi odieranno alla fine, succederà.

A Minneapolis dovranno capire ora come muoversi, perchè tenere in spogliatoio un giocatore forte scontento è un’arma a doppio taglio in grado sì di far vincere partite ma, cosa molto più periocolosa, di distruggere la coesione creata fino ad ora e di mettere a repentaglio il progetto dei Timberwolves.

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Pubblicato da
Jacopo Cigoli

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