Primo Piano

Road to Draft 2018: prospetti al di là dei numeri

International Players

Elie Okobo

Giocatore francese classe 1997 che ha giocato le ultime stagioni al Pau Orthez nel campionato francese, facendo anche qualche apparizioni significativa in Eurocup. Okobo, dopo aver fatto vedere dell’ottimo potenziale e essersi messo in mostra anche durante gli Europei u20 per due estati consecutive (18.9 punti, 3,9 rimbalzi e 1.6 assist nel 2016; 12.3 punti, 4 rimbalzi e 3.3 assist di media e medaglia di bronzo con la sua Francia nel 2017), ha giocato un’ultima stagione di assoluto livello, seppur in un campionato di medio livello, registrando anche prestazioni da capogiri, come i 44 punti in Gara 1 di Playoff contro il Monaco.

Il giocatore ha chiuso l’annata a 13.8 punti di media, 2.8 rimbalzi e 4.8 assist con il 42% da tre punti in soli 27 minuti sul parquet. Si tratta sicuramente di un giocatore versatile, in grado di giocare sia come point guard, ma anche agire da finalizzatore sia attaccando il canestro, con un primo passo davvero fulminante, sia come tiratore sugli scarichi. È un ottimo difensore sulla palla e non gli manca la fisicità per curare anche le guarde che dovrà affrontare in NBA. Molto efficiente al ferro (60%) sopratutto in transizione transizione dove possiede anche un’ottima visione. La sua arma preferita (40% del suo gioco) rimane il pick-and-roll dove riesce a variare con diverse soluzioni, sia personali che per i compagni.

Nonostante la giovane età, la squadra quest’ultima stagione gli ha messo sulle spalle delle grosse responsabilità che lui ha saputo sopportare, dimostrando ottimo carattere, ma anche qualche aspetto del gioco da migliorare: Come le palle perse, 2.8 che diventano quasi 4 se rapportate su un minutaggio più elevato. Gli serve trovare maggiore continuità all’interno delle partite e saper scegliere meglio le soluzioni da adottare. Troppo spesso si accontenta del suo tiro perimetrale senza esplorare situazioni diverse e dimostrandosi poco aggressivo e rinunciatario. Le distrazioni sono diverse anche in difesa, sopratutto nelle collaborazioni o quando c’è da lavorare sul lato debole.

Okobo, anche grazie a delle ottime combine, è passato nella parte sinistra del Mock Draft e viene dato verso la fine del primo giro, con diverse ottime squadre che potrebbero fare più di un pensiero verso un giocatore che nonostante la giovane età ha già giocato diverse stagioni a livello professionistico, partecipando anche a competizioni di diverso tipo.

 

Radions Kurucs

Lettone, classe 1998 in forza nelle ultime stagione al Barcelona. Radions Kurucs è un ala di assoluto livello, se non altro per il fisico che si porta dietro, 206 cm per 100 kg e la duttilità dei ruoli che può interpretare in campo, svariando per in tutti e due i ruoli di forward. Purtroppo non ha ancora mai assaggiato, se non per qualche breve comparsata, partite di altissimo livello competitivo, e anche nell’ultima stagione è stato per lo più utilizzato dai catalani nella seconda squadra, anche a causa di una condizione fisica che non sempre è perfetta (due già gli infortuni importanti che ne hanno un po’ limitato lo sviluppo)

Lo scout del giocatore lettone è composto da una semplice costante: sa fare questo ma… È un ottimo realizzatore, ma deve migliorare le scelte di tiro, ha un ottima meccanica, ma le percentuali lo penalizzano ancora (mai sopra il 35%), ha il fisico per portare i propri avversa in post basso, ma è ancora molto scolastico nei movimenti; e ancora, ha un ottimo fisico ma gli manca la forza e la muscolatura per competere ad alto livello, è in grado di condurre la transizione ma a metà campo deve sicuramente migliorare nel ball-handling e nell’uso del pick-and-roll.

Sono poche le cose su cui c’è una certa sicurezza, non ha paura e non si fa intimidire dagli errori, ha un grande potenziale, non sa andare a rimbalzo (2.5 di media in un livello assolutamente inferiore al suo come quello della LEB II).

L’anno scorso, prima di decidere di ritirarsi dal Draft 2017, l’hype nei suoi confronti era molto alto e in molti lo davano addirittura tra i possibili candidati a finire verso la fine del primo giro. Ora i dubbi nei suoi confronti sono leggermente aumentati e il giocatore è dato all’inizio del secondo giro.

 

 

Mine vaganti del Draft

Melvin Frazier

Junior dall’Università di Tulane, New Orleans, Allenato da Mike Dunleavy Sr., coach di quei Portland Trail Blazers che nel 2000 crearono non poche difficoltà ai Los Angeles Lakers di Shaq e Kobe.

Nessuna partecipazione al torneo NCAA, mai tra le prime 10 squadre nella ACC, eppure Melvin Frazier potrebbe essere uno dei prospetti più interessanti del secondo giro. Giocatore versatile che può ricoprire più ruoli sul perimetro grazie alla sua velocità di piedi e un fisico che gli permette di non andare sotto neanche con esterni più potenti. I numeri di questa stagione dicono 15.9 punti 5.6 rimbalzi con il 55.6% dal campo eppure quello che Frazier fa davvero bene è difendere: quasi 215 cm di wingspan e la capacità di difendere in maniera eccellente sia sul pallone, sia sulle linee di passaggio.

In attacco meglio quando attacca il ferro che nei pressi della linea da tre punti, anche se da oltre l’arco ha fatto miglioramenti notevoli nell’ultima stagione passando dal 26% al 38%, rimane bassa la percentuale ai tiri liberi, 71% dopo il 69% del 2017. Il trattamento di palla ancora non è dei migliori: infatti se non riesce a trovare un linea diretta verso il ferro (in questo caso è davvero difficile da fermare visto il mix di atletismo e controllo del corpo, 64% quando attacca il ferro) diventa meno efficace. A questo sono dovute anche la diverse palle perse, quasi tre a partita, per un giocatore che comunque ha avuto in mano l’attacco delle squadra nell’ultima stagione.

Il Mock Draft lo da per ora ad inizio secondo giro, dove diverse squadre potrebbero essere attratti dalla sua doppia dimensione su ambe due i lati del campo. Attenzione ai Philadelphia 76ers che hanno più volte dimostrato di apprezzare questo tipo di giocatore e che ad inizio secondo round hanno addirittura 2 scelte consecutive.

 

Omari Spellman

Stesso ateneo, stesso inizio complicato anche per il nativo di Cleveland. Spellman era arrivato alla corte di Jay Wright come la 5 power forward della nazione, N° 16 nella lista dei prospetti stilata ogni anno da ESPN.

Al suo arrivo in Pennsylvania però ci sono due problemi: il primo, il più debilitante, è accademico e lo costringerà ad una redshirt per tutta la prima stagione, quella 2016/2017. Il secondo è fisico e riguarda il peso con cui il giocatore si presenta al training camp dei Wildcats: 136 kg circa e una massa grassa che si aggirava intorno al 25%, mentre per un atleta dovrebbe essere ben al di sotto del 10%.

I tifosi di Villanova ricordano benissimo le lacrime del giocatore al momento della notizia che lo costringeva a stare fermo un anno, ma a posteriori, anche secondo lo stesso lungo di Jay Wright, il periodo di redshirt è stato fondamentale per permettergli poi di giocare al livello di questa stagione. Molto di quello che è riuscito a fare lo deve al trainer della squadra, John Shackleton, che lo ha seguito passo dopo passo nel lavoro in palestra e nel cambiare la sua alimentazione troppo sbilanciata (ora il suo cibo preferito è il pesce ai ferri).

I numeri non dicono tutto di un giocatore che ha cambiato la fisicità e la duttilità della squadra campione in carica. 10.9 punti, 8 rimbalzi 1,7 stoppate a partita con il 43% da tre punti. Come lungo sicuramente Omari Spellman predilige giocare fronte a canestro, molto spesso facendosi trovare sugli scarichi per usufruire del suo ottimo tiro; detto questo non gli manca sicuramente ne la stazza, ne la tecnica per sviluppare un gioco più efficace anche spalle a canestro che in questo momento è carente. Difensivamente il prodotto di Villanova è senza dubbio un elemento validissimo, sia a protezione del ferro, ma anche quando si tratta di dover contenere sugli esterni grazie ad un’insospettabile velocità di piedi: 96.7 di Defensive Rating, il migliore di tutta la sua squadra.

Le quotazioni del Mock Draft per ora lo danno verso la seconda metà del primo giro, con diverse squadre che hanno mostrato interesse: Boston, Philadelphia, e anche i San Antonio Spurs che hanno la possibilità di scegliere un po’ prima, alla numero 18.

 

Rawle Alkins

Sophomore da Arizona, attaccante di assoluto livello che spesso non ha potuto esprimersi e mettersi in mostra al massimo a causa dei tanti giocatori di talento presenti nel roster. La stagione per i ragazzi di Sean Miller non si è chiusa nel migliore dei modi con l’eliminazione a sorpresa nel primo turno del torneo NCAA subita da Buffalo, in una parte di tabellone dove in molti rivedevano favoriti per arrivare fino alle Final Four.

Le sue statistiche dell’ultima stagione dicono 13.1 punti di media con 4.8 rimbalzi e 2.5 assist con il 48% dal campo. Alkins è una guardia con una grandissima forza fisica che gli permette di assorbire molto bene i contatti e creare forte separazione per costruirsi un tiro. È migliorato anche nel ruolo di regista, nonostante non sia la sua posizione naturale, anche se tende ogni tanto a perdere qualche pallone di troppo. Una delle poche guardia che già adesso potrebbe non soffrire la fisicità degli esterni NBA, anche se la sua difesa è ancora molto migliorabile.

Nella metà campo difensiva infatti cerca troppo spesso di rubare il pallone agli avversari, sbilanciando pila sua squadra o incappando in problemi di falli. Il suo tiro da tre è ancora ondivago (36% di media nei due anni ai Wildcats). Il 42% dal campo è sicuramente migliorabile, sopratutto in ottica del prossimo anno in cui il minutaggio e i possessi a sua disposizione saranno nettamente inferiori. Gli capita di abusare della sua forza fisica cercando di penetrare salvo poi ritrovarsi in delle situazioni scomode per concludere a canestro.

Per il prodotto di Arizona il Mock Draft prevede una chiamata intorno alla seconda metà del secondo giro dove c’è grande abbondanza di esterni con diverse caratteristiche. Philadelphia 76ers e Oklahoma City Thunder hanno due scelte a testa in fondo al Draft e potrebbero aver inserito tra le loro opzioni l’identikit del giocatore.

 

Shake Milton

Junior da SMU che, dopo l’exploit dell’anno scorso con Semi Ojeleye e e Sterling Brown insieme al nativo del Oklahoma, non è riuscita a ripetersi in questa stagione anche a causa di un infortunio che ha tenuto fuori la stella della squadra dal 28 gennaio.

Senza i due sopracitati le cifre di Milton sono notevolmente lievitate, passando da 13 a 18 punti a partita conditi da 4.7 rimbalzi, 4.4 assist e il 44% da tre punti. Il prodotto Southern Methodist si può definire una combo guard che in queste stagione ha giocato quasi esclusivamente in cabina di regia, ma al piano di sopra potrebbe dare il meglio di se come shooting guard, nonostante i suoi miglioramenti nelle visioni di gioco che potrebbero essergli utili per fungere da regista aggiunto, sopratutto in transizione.

D’altronde le percentuali parlano chiaro, Milton è numeri alla mano uno dei migliori tiratori del college basket (91esimo percentile in situazioni di catch and shoot). Il suo tiro è molto efficace anche dal palleggio sopratutto in situazioni di pick-and-roll. Può attaccare i close-out anche, se preferisce concludere in palleggio arresto e tiro o con un floater, come se non si fidasse dei suoi mezzi atletici in mezzo ai difensori avversari.

Ottimo difensore sulla palla quando c’è da difendere uno-contro-uno, mentre denota ancora diversi cali di attenzione quando c’è da difendere di squadra in situazioni con più giocatori coinvolti o in aiuto sul lato debole.

Le proiezioni per il Draft lo danno per ora intorno a metà secondo giro, dove è davvero difficile ipotizzare qualsiasi scelta. Guardando le squadre e le loro esigenze, Orlando, Washington, Detroit, Brooklyn e Houston, sono tutte squadre a cui un profilo come Shake Milton, per un motivo o per un altro, potrebbe fare molto comodo anche per un impatto immediato visto che sicuramente il giocatore ha dimostrato di essere pronto e di sapere gestire bene le scelte.

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Pubblicato da
Francesco Grisanti

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