La suggestione di serata era certamente il ritorno di D-Wade in quella che a tutti gli effetti è stata casa sua per 13 anni, l’American Airlines Arena di Miami.
Difficile non essere commossi per uno che in Florida oltre a 3 vessilli appesi al soffitto, ha lasciato il cuore e tanti amici. A sentire il boato con cui il pubblico degli Heat ha accolto la sua presentazione, sembra quasi difficile credere che sia andato via…
Il boxscore a fine gara recita: 13 punti, 7 rimbalzi e 4 assist. A pesare sono soprattutto i due liberi mandati a bersaglio da Flash nel finale di partita, quelli decisivi che hanno fissato il punteggio sul 98 a 95 in favore dei Bulls, in un match incerto e dai continui capovolgimenti di fronte lungo l’arco dei 48 minuti.
La giocata (vintage) della notte la piazza, neanche a dirlo, sempre lui.
Agli Heat non bastano invece i 20 punti e 20 rimbalzi di Hassan Whiteside e i 16 di Winslow e Richardson, ennesimo stop per una squadra che sia avvia a passi sempre più spediti verso il baratro della mediocrità NBA: non attrezzata per puntare ad una stagione dal 50% di vittorie e allo stesso tempo migliore di tante realtà in piena ricostruzione (ogni riferimento a Philadelphia non è puramente casuale).
Una situazione non facile con la quale Pat Riley non avrà di certo voglia di convivere a lungo. Sono previsti (e sempre più probabili) grandi scossoni in Florida, in modo tale da riassettare e ridisegnare la squadra. Nel frattempo resta la malinconia del saluto a Wade: la speranza è quella di avere a breve nuovamente uno come lui, da osannare per 41 volte l’anno sul proprio parquet.