Los Angeles Lakers Preview: ripartire con il piede giusto

Il rebuilding, dichiarato come una tripla di tabella di Nick Young, è stato tutto sommato veloce (due anni, peraltro conditi dal farewell di Kobe, non sono nulla: chiedere ai Sixers) e ha portato frutti molto interessanti. Vediamoli uno a uno:

Brandon Ingram: Alla sua stagione da rookie, il prodotto di Duke porta con sé il paragone pesante con Kevin Durant. Stessa lunghezza chilometrica, stessa facilità di segnare, stessa faccia innocente solo all’apparenza. Scelto alla #2 al Draft, sarà una delle principali armi nell’attacco dei Lakers.

D’Angelo Russell: Il prodotto di Ohio State ha fatto intravedere cose molto interessanti nella sua prima stagione. Resta ancora un giocatore tutto da scoprire, con grandi margini di miglioramento, e con aspetti del gioco da limare: 3,3 assist di media sono pochi in 28 e spiccioli minuti in campo. Nonostante pensi prima a segnare che a mettere in ritmo i compagni, è 264esimo nella Lega in true shooting % (51esimo tra i play). Ma ha ghiaccio nelle vene.

D’Angelo Russell (credits to nytimes.com)

Julius Randle: Il prodotto di Kentucky ha fatto vedere nella passata stagione tutto ciò che i Lakers si erano persi con quell’infortunio contro i Rockets. Chiudendo con una doppia doppia di media (11,3 punti e 10,2 rimbalzi), Randle è apparso totalmente recuperato: 28,2 minuti di media in 81 gare giocate. Non ancora ventiduenne, il ragazzone di Dallas è uno dei migliori giovani big men della Lega, seppur la sua scarsa pericolosità da oltre l’arco vada in netta controtendenza col resto della Lega.

Le mosse di free agency, che ancora una volta ha visto sfumare i nomi più caldi, da DeMar DeRozan a Kevin Durant, sono state diverse, forse non tutte azzeccatissime, ma comunque importanti.

Rinnovo di Marcelo Huertas per 3 milioni in due anni (cioè noccioline) a parte, Jordan Clarkson è stato firmato per altri quattro anni a 50 milioni totali. Considerando che il giocatore ha 24 anni e solo due stagione nella Lega alle spalle, è un contratto molto vantaggioso strappato dai fratelli Buss al giocatore per metà filippino.

La necessità di rinforzarsi ha forse portato a sovrastimare Timofey Mozgov: il gigante russo nelle prossime quattro stagioni percepirà (udite udite) 16 milioni. Ovvero più di Ibaka, Vucevic o Pau Gasol, per citare alcuni lunghi. Ma anche quasi 4 milioni più di Stephen Curry. Nei Playoffs, ma più in generale dalla cacciata di Blatt, il minutaggio di Mozgov è andato in costante calando, fino a diventare un adepto al barbage time.

Benvenuti, comunque, nella NBA, una lega in cui un trentenne da 6,3 punti e 4,4 rimbalzi di media può essere ricoperto d’oro. Ed è così che passiamo dalla Russia al Sud-Sudan di Luol Deng. Il prodotto di Duke, che il prossimo 16 Aprile compirà 32 anni, è il 25esimo giocatore più pagato della Lega, appena meno di Paul George, appena più di Kawhi Leonard. Il contrattone rifilatogli da Mitch Kupchak è sicuramente figlio dell’effetto positivo che un veterano rispettato come Deng avrà sulla banda di giovani, ma l’ex Bulls, Cavs e Heat ha abbondantemente superato il proprio prime.

I Lakers hanno il 20esimo monte ingaggi della Lega, senza aver la 20esima squadra della Lega. Cosa accadrà quando D’Angelo, Julius e Brandon usciranno dal loro contratto da matricole e reclameranno max money?

IL MERCATO

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Pubblicato da
Michele Pelacci

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