Corner Three #2: Top e Flop della settimana

La regular season prosegue e si comincia a definire quello che sarà il profilo della stagione. Non senza giocate spettacolari. Cerchiamo di mettere ordine. Corner Three, tre momenti top e altrettanti flop dagli ultimi sette giorni.

 

Top

Rudy Gobert, macchina da rimbalzi

C’è molto Rudy Gobert nella partenza a razzo degli Utah Jazz. Come da copione in queste ultime stagioni NBA, la franchigia di Salt Lake City ha già cominciato a fare il solco in regular season, vero e proprio fortino per coach Snyder e staff. D’altronde, squadra che vince non si cambia.

Utah sta seguendo infatti la stessa ricetta che l’ha portata ad essere uno dei top team della Western Conference, quella difesa arcigna che, soprattutto sul parquet di casa, concede solo 102.1 punti a partita agli avversari (5° miglior dato in questa stagione). Al centro di questa formula Rudy Gobert, centro che mai come in questo avvio sta dimostrando a tutti le sue skill in questa specialità.

I 16.2 rimbalzi a partita che il francese sta raccogliendo lo mettono al primo posto in questa categoria (due carambole piene lo dividono dal secondo rimbalzista della lega), un grande miglioramento rispetto ai 13.5 che aveva fatto registrare lo scorso anno. In nove partite giocate poi, Gobert ha scavallato già tre volte i 20 rimbalzi. Un dato che non può non essere menzionato.

 

Gary Payton II MIP?

Perché l’NBA è la lega sportiva più bella di sempre, vi chiedete? Perché a 28 anni suonati e dopo una carriera cestistica con più tagli contrattuali che punti a partita, puoi ancora ritrovarti a fare la differenza in una franchigia. La migliore di questa acerba regular season, per essere corretti.

Chiedete infatti a Gary Payton II, che a Golden State sta vivendo una seconda giovinezza. Il suo apporto difensivo e la sua intensità messa in mostra in queste partite ha convinto l’intero staff degli Warriors, con lo stesso Steve Kerr che ha apertamente dichiarato che non potrà non aumentargli il minutaggio visto l’impatto che sta avendo sulle partite: negli ultimi due match GPII ha superato i 17 minuti di utilizzo, traducendoli in medie di 15.5 punti, 5.5 rimbalzi e 2 assist. Numeri che presi in un contesto così limitato sono effimeri, ma che in proiezione potrebbero essere la giusta narrativa per un improbabilissimo premio come Most Improved Player.

Come detto, ciò che più ha impressionato gli Warriors è stato l’impatto difensivo. Nella sola partita contro gli Hornets, il suo ingresso in campo ha cancellato l’attacco avversario costringendo LaMelo Ball e compagni ad un’offensiva da 71 punti sui 10o possessi. In 17 minuti di utilizzo, Golden State con la guardia in campo ha toccato il +43 di net rating.

Vedremo nelle prossime partite se si è trattato solo di un trend sporadico o se il figlio di The Glove saprà confermarsi l’arma in più di questi Warriors.

 

Le magie di Doncic e Jokic

In una pienissima settimana NBA, la sensazione è che tutto quello che è successo sia arrivato nella notte di sabato. Difficile pensarla altrimenti, quando nella stessa serata due candidati MVP hanno ricordato a tutti perché sono tra i giocatori più forti del mondo.

I Denver Nuggets e i Dallas Mavericks raggiungono due successi importantissimi in modi totalmente diversi, affidandosi per la giocata decisiva alle loro stelle. Se in Colorado servono tutti i 2.11 metri di Nikola Jokic per cancellare il tentativo sulla sirena di Jae’Sean Tate di strappare una vittoria per i suoi Rockets, all’American Airlines Center di Dallas Luka Doncic fa una magata delle sue. E se ancora non avete visto l’incredibile buzzer beater con cui ha seppellito i Boston Celtics, godetevi lo spettacolo.

Due giocate opposte. Due giocatori fenomenali. Lo stesso risultato. Voi quale preferite?

 

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Pubblicato da
Gabriele Gramantieri

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