Curiosità

Gli intrattenimenti più strani dei palazzetti NBA

Uno degli elementi che rende l’NBA una Lega unica rispetto alle altre è dovuto anche alle attività di intrattenimento che vanno in scena nelle principali arene americane durante i momenti di pausa di una partita. C’è la mascotte della squadra, che lancia magliette sugli spalti con una speciale pistola, ci sono i corpi di ballo di ragazzi, ballerini e ballerine professionisti che si esibiscono al centro del parquet. Ma, soprattutto, ci sono una serie di show davvero strani: dopo la tradizionale Kiss Cam, che in sé non è nulla di così eccentrico, negli ultimi anni cose come la Simba Cam, corse fra neonati, esibizioni di cani e animali circensi hanno cominciato a prendere piede nelle varie arene NBA. Tutte cose che noi europei a volte, forse a causa della distanza culturale dagli spettatori USA, fatichiamo a comprendere.

Quindi, di seguito sono raccolti i sei intrattenimenti più strani nei quali possiamo imbatterci fra un intervallo e l’altro di una partita NBA, per capire davvero di cosa si tratta: andiamo a vedere quali sono.

 

6. La Simba Cam

La Simba Cam è esattamente quello che pensate che sia: una telecamera che al suono di The Circle of Life, la canzone di apertura de “Il Re Leone”, incoraggia i genitori ad alzare al cielo i propri figli come fa Rafiki con Simba nel film.

L’usanza si diffuse a partire dal 2014, con gli Atlanta Braves come precursori, squadra di baseball di Atlanta. Andrelton Simmons, interbase della franchigia il cui soprannome è Simba, fu il primo a farlo con i propri compagni di squadra. Da lì, la pratica prese piede in tutto il palazzetto con la mascotte a sollevare bambini sugli spalti, fino ad approdare anche negli altri principali campionati sportivi degli Stati Uniti, NBA compresa. Da allora si è assistito a un graduale aumento nell’utilizzo della Simba Cam a scapito della più tradizionale Kiss Cam: infondo, vedere tanti genitori sollevare piccoli bambini al grido di “naaaa-zvegnaaa” pare sia molto più divertente.

A proposito, se siete curiosi di scoprire cosa effettivamente significhi “na-zvegna”:

  • la canzone è cantata in lingua swahili, una lingua africana parlata in paesi dell’Africa orientale e centrale come Tanzania e Kenya;
  • “na-zvegna” è quindi l’approssimativa pronuncia di nants ingonyama che significa “È arrivato un leone”;
  • Dunque, l’intera canzone è una ripetizione delle strofe “È arrivato un leone” e “Oh sì, è un leone”.

 

 

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Pubblicato da
Andrea Capiluppi

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