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NBA, Magic Johnson: un presidente bullo a LA?

L’ultima stagione dei Los Angeles Lakers è risultata essere una stagione fallimentare, forse la più fallimentare degli ultimi anni se si tiene conto di ciò che era successo circa un anno fa. La firma di LeBron James era, per molti, sinonimo di Playoff e per i più ottimisti, la franchigia della California era da ritenersi a tutti gli effetti una contender dell’Ovest.

Poco più del 45% di vittorie in stagione è stato il bottino racimolato dalla squadra di Luke Walton. Ma la disorganizzazione del team è sembrata addirittura essere la cosa più preoccupante nella città degli angeli.

Tutto è culminato con l’addio di due membri: l’allenatore e il presidente. Magic Johnson ripetutamente aveva puntato il dito sulla proprietà (Jeanie Buss) e sulla dirigenza (Rob Pelinka) assicurando di aver fatto il possibile per il bene dei suoi amati Lakers.

Ma le ultime indiscrezioni che arrivano dalla California sono davvero interessanti e denunciano gli atteggiamenti egoisti, se così vogliamo definirli, di Magic. Questo quanto ha rivelato un membro dello staff dei Lakers a Baxter Holmes di ESPN:

“Se lo interrogavi su qualcosa, la sua risposta era sempre minacciosa. Intimidiva tutti ed usava del vero e proprio bullismo per dimostrare la sua autorità. Vi era una disorganizzazione pazzesca dentro e fuori dal campo. Quegli atteggiamenti hanno portato ad innumerevoli rimproveri e multe. La paura e l’ansia erano all’ordine del giorno ed almeno un paio di membri dello staff hanno sofferto di attacchi di panico.”

Della stessa opinione è sembrato essere un operatore del front-office dei Lakers:

“E’ stato scioccante. Un mestiere come il nostro porta già abbastanza pressione di per sé. Non ne serviva di altra soprattutto se questa arriva da chi dovrebbe essere un tuo alleato e remare nella tua stessa direzione.”

Sono inoltre parse molto strane le operazioni post James: le firme di Rajon Rondo, Lance Stephenson, JaVale McGee e Michael Beasley, tutti non tiratori. Sembrerebbe infatti che Johnson e Pelinka abbiano deciso in maniera autonoma e senza ascoltare neppure i pareri del resto dello staff tecnico. E’ emerso questo dalle parole che riporta l’analista di ESPN:

“Abbiamo avuto la stessa reazione del resto del mondo della palla a spicchi, abbiamo pensato: ma che diamine stiamo facendo? Non solo non stiamo prendendo tiratori efficaci, ma stiamo anche spendendo male sul mercato. Eravamo davvero confusi. Tutto ciò non aveva senso.”

C’è chi, nella dirigenza dei Los Angeles Lakers, addirittura afferma di aver appreso molti trasferimenti soltanto dai social media.

Insomma in California non se le mandano a dire. Di certo c’è che la strategia di Magic Johnson non ha portato ad alcun buon risultato. Di chi sarà stata effettivamente la colpa nessuno può dirlo con certezza ma pare che l’ex 32 dei Lakers in veste di presidente delle Basketball Operations faceva “valere” tutti i suoi 100 kg, forse addirittura più di quanto era abituato a fare in campo.

 

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Carmine Borgia

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