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Le 9 trade più discusse di Danny Ainge

Da quando, nel maggio 2003, è stato nominato General Manager dei Celtics, Danny Ainge si è fatto notare come uno dei dirigenti più imprevedibili della Lega. I tifosi lo sanno bene: gli scambi che ognuno di loro ha stampato nella mente sono quelli che fecero arrivare Kevin Garnett e Ray Allen nel Massachusetts, i quali riportarono il Larry O’Brien Trophy in città dopo oltre vent’anni dall’ultima volta. Qualche anno dopo, Ainge non si fece problemi a cedere i suoi giocatori migliori (Paul Pierce e Kevin Garnett) ai Brooklyn Nets, con uno scambio che assicurò ai Celtics una serie di assets piuttosto interessante.

Inoltre, in più di quindici anni di attività, Ainge ha dimostrato una tendenza ben definita: nelle trade in cui ha coinvolto i Celtics ha spesso preteso almeno una draft pick. Alcune di queste sono state utilizzate per selezionare giocatori che poi presto o tardi sono stati scambiati – cosa che come vedremo è accaduta più volte nei primi anni – altre, logicamente le più alte, sono state impiegate per selezionare giocatori che sono entrati in pianta stabile nel roster dei Celtics.

Ad esempio, da quando Brad Stevens siede sulla panchina dei Celtics, Danny Ainge ha invertito la rotta, accumulando scelte su scelte da utilizzare solamente in sporadiche, ma efficaci, trade, mentre la maggior parte di esse sono rimaste fra le mani della dirigenza, per andare a costruire il roster dei Celtics come lo conosciamo ora.

Ora, per farvi un’idea della quantità di assets accumulata dal GM dei Celtics vi basta fare una rapida ricerca su Basketballreference.com: dal 2003 a oggi Ainge ha coinvolto la sua squadra in 56 trade. Come dicevamo, in molti di questi scambi sono state incluse diverse scelte, tanto che tra le sue mani sono passate 50 draft picks. Se consideriamo il fatto che alcune di esse sono state cedute e successivamente sono “tornate indietro” o viceversa, si arriva a un totale di 62 scelte. Insomma, Danny Ainge è un vero e proprio “commerciante”, tanto che negli USA è stato soprannominato trader Danny. Così, dietro la scrivania di General Manager dei Boston Celtics, Ainge è stato ampiamente criticato per le sue scelte imprevedibili, ma che a posteriori hanno dimostrato come nella maggioranza dei casi avesse ragione.

Nei paragrafi di seguito, dunque, troverete i nove scambi più discussi dai tifosi Celtics: alcuni sono dei veri colpi di geni, altri, invece, assumono le forme di passi falsi. In ogni caso, tutte le trade qui presenti possono essere precisi indizi su cosa effettivamente sono i Boston Celtics sotto la guida di Ainge: una franchigia che impiega pochissimi anni per ricostruire il proprio roster dopo il termine di un ciclo.

A proposito di cicli, non sappiamo se quello attuale abbia già raggiunto lo stadio della maturità, oppure sia necessario ancora qualche aggiustamento perché i Celtics rimangano competitivi nei prossimi anni. Forse, la risposta potrebbe essere nascosta nel passato: non ci resta allora che analizzarle nel dettaglio.

 

Ottobre 2003

Credits to bostonglobe.com

Partiamo dunque dalla stagione 2003-04. Pochi giorni prima dell’inizio della regular season Boston cedette l’All-Star Antoine Walker ai Dallas Mavericks, il quale insieme a Paul Pierce fece parte del one-two punch che portò i Celtics in finale di conference un paio di anni prima. In cambio, i Celtics ricevettero una scelta al primo giro nel 2004, Raef LaFrentz, Chris Mills e Jiri Welsch.

All’epoca Ainge fu aspramente criticato per la scelta adottata, tanto che l’allenatore Jim O’Brien presentò le dimissioni a stagione in corso. Nella stagione successiva poi, per mancanza di risultati, Ainge fu addirittura costretto a tornare sui propri passi riportando Walker a Boston, anche se ciò non produsse i risultati sperati, con Walker che rimase in città per un solo anno. Come però vedremo più avanti, però, quella scelta al Draft 2004 si rivelò fondamentale qualche anno dopo.

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Guarda i commenti

  • Interessante articolo su come si muove Ainge con le scelte. Il problema per Boston però credo che sia in questa off-season:doveva(e voleva)mettere le mani su un buon free agent per fare un ulteriore salto di qualità ed andare a sfidare i Cavs con qualche arma in più e in questo caso la mossa di scegliere per terza e non per prima poteva avere un senso. Ma al momento è ferma al palo e rischia di rimanerci. Se non firma la stella dei Jazz Boston rischia un altro anno di buon basket ma troppa distanza da LBJ e compagni. E se poi Fulz fosse una futura superstar? Certo a Ainge non manca il coraggio e il saper rischiare, questo gli va dato atto.

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Pubblicato da
Andrea Capiluppi

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